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7/10

The Wholly Family regia di Terry Gilliam

Artistico-allegorico
recensione di Giulia Coccovilli

Il piccolo Nicolas è in vacanza a Napoli con i suoi genitori, i quali però non fanno altro che litigare tra loro, sgridare e strattonare il figlio.  Basterà una statuetta di Pulcinella scovata in una bancarella di San Gregorio Armeno a portare la felicità nella famiglia del bambino.

The Wholly Family, “une filmette de Terry Gilliam”. È così che l’autore americano si diverte a chiamare il suo ultimo lavoro, un cortometraggio di 20 minuti commissionato e prodotto dal Pastificio Garofalo, giunto alla sua terza esperienza in ambito di produzione cinematografica dopo i due cortometraggi Armandino e il MADRE di Valeria Golino e Questione di gusti di Pappi Corsicato. Garofalo conferma così la scelta di continuare a investire in cultura, tracciando una linea che ci si augura possa essere percorsa anche da altre aziende italiane. Questa volta però il pastificio napoletano ha fatto le cose in grande stile coinvolgendo un autore straniero di fama mondiale, che non farà altro che aumentare il prestigio della marca.

Gilliam ha accettato con piacere la proposta di lavorare per Garofalo, perché come ha detto lui stesso “mi hanno dato i soldi e la libertà” con gli unici due limiti di non parlare male di Napoli e di non far morire nessuno.

Grazie a The Wholly family abbiamo il piacere di vedere l’approccio di Gilliam all’Italia e in particolare a Napoli, fulcro dell’italianità più verace. Vedendo il cortometraggio ci si accorge di come Napoli e Gilliam sembrano fatti l’uno per l’altra. Napoli è caos che genera fertilità, è una città carica di energia positiva e negativa al tempo stesso; Napoli, dice Gilliam, è la città degli estremi: è bella e brutta, divertente ma anche pericolosa; antitesi che possono essere riassunte nella figura di Pulcinella, personaggio che acquista un ruolo centrale nel film e dal quale Gilliam confessa di essere sempre stato attratto al punto da aver già pensato in passato di fare un film proprio su di lui. Pulcinella è la maschera del caos, dell’ambiguità, del mescolamento tra bene e male, del godimento, delle pulsioni. Nel film i Pulcinella ammaliano il piccolo Nicolas e lo conducono in un mondo fantastico dove le teste dei suoi genitori sono servite come piatto principale e dove il bicchiere del bambino viene immediatamente riempito di vino.

In The Wholly family, Gilliam si fa  suggestionare dalla città, andando a plasmare la storia sulle locations. Ad esempio racconta di come l’idea delle grandi uova nelle quali sono contenuti i bambini appena nati gli sia venuta in mente soltanto dopo aver visitato l’Ospedale delle bambole, dove Gilliam trovò un piccolo Pulcinella contenuto in un uovo.

Il cortometraggio riceve quindi una forza particolare prima di tutto dai luoghi, ma anche dalla straordinaria colonna sonora di Daniele Sepe che completa la sensazione di antitesi tra inquietudine e humour che emerge in tutta l’opera, e poi dalla fotografia di Nicola Pecorini, dai costumi di Gabriella Pescucci dalla scenografia di Elio Maiello.

Per quanto riguarda il casting emerge incontrastata la bravura del piccolo Nicolas Connolly, al suo esordio come attore, mentre lasciano piuttosto indifferenti le prestazioni di Cristiana Capotondi e Douglas Dean. Particolarmente intensa la recitazione di Sergio Solli nelle vesti del venditore di statuette a San Gregorio Armeno.

In generale, il cortometraggio restituisce, come è tipico di Gilliam, un’atmosfera onirica ma reale al tempo stesso. Gilliam non racconta un mondo rassicurante come farebbe Spielberg. Gilliam amplia l’universo, Spielberg lo restringe. Di conseguenza, l’autore dimostra anche in questa occasione la capacità di scavare nel profondo fino a trovare il fantastico insito nel reale.  Gilliam, come aveva già fatto in Tideland, racconta la solitudine di un bambino che viene superata attraverso l’immaginazione e uno spirito naif che arriva a contagiare anche gli altri (in questo caso i genitori). Ed è così che Nicolas fa capolino dietro ad un Pulcinella poggiato sul carrello della colazione invitando i genitori al gioco, alla serenità, alla felicità. The Wholly family è in conclusione la storia di una famiglia disgregata che impara ad essere unita (Wholly) e quindi sacra (Holy), degna di essere immortalata in una delle più belle statuette del presepe di San Gregorio Armeno.

V Voti

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Slask 7/10

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