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R Recensione

8/10

Redacted regia di Brian De Palma

Guerra
recensione di Matteo Chessa

Un gruppo di soldati americani di istanza a Samarra,in Iraq, stuprano una ragazzina di quindici anni e la uccidono assieme alla sua famiglia, bruciandone poi i corpi. Il tutto filmato dalla telecamera amatoriale di uno di loro.

"Non aspettatevi dei film hollywoodiani, niente colonna sonora, niente trama logica". Sono parole che Angel Salazar (Izzy Diaz) soldato latino-americano di istanza a Samarra, in Iraq, pronuncia rivolgendosi alla telecamera amatoriale che si porta sempre dietro. Ed è anche un po' il sunto di quello che uno spettatore deve aspettarsi quando guarda Redacted, film di Brian De Palma del 2007, presentato alla 64° mostra del cinema di Venezia dove ha vinto il Leone d'Argento per la miglior regia. Il film si iscrive in un filone di war movie sull'Iraq che comprende molti titoli, da The Hurt Locker (Bigelow, 2009) passando per Stop Loss (Kimberly Peirce, acclamato regista di Boys don't cry, 2008) fino a Nella valle di Elah (Paul Haggins, 2007).

Come questi ultimi due però decide di trattare l'argomento in modo critico, parlando di uno dei tanti avvenimenti indecenti che vedono protagonisti i soldati americani sul fronte: lo stupro e l'uccisione di una ragazza e della sua famiglia a Samarra nel 2006. La storia tratta di un gruppo di militari statunitensi che si trovano in Iraq con il compito di controllare le macchine e i passanti ad un posto di blocco e setacciare le zone della città per scovare l'eventuale presenza di ordigni. Una sera quattro di loro si introducono in casa di una quindicenne del posto; due di loro la stuprano per poi ucciderla assieme alla sua famiglia e bruciarne il corpo. Redacted ha come caratteristica principale quella di esser connotato da una fortissima intermedialità. Non c'è, apparentemente, una regia nè una recitazione da parte degli attori; non sembra ci siano ciak nè riprese tipicamente cinematografiche. L'intero film è costruito assemblando come un puzzle vari reperti mediali riscontrabili sul web e provenienti da fonti diverse.

La scritta che leggiamo all'inizio, TELL ME NO LIES, sembra avvalorare questa tesi. Niente bugie, nessuna finzione cinematografica, il film è totalmente veritiero, costruito con materiale del web che tutti possono reperire e da riprese di telecamere amatoriali e di sicurezza che testimoniano i fatti. Si riscontra la presenza di registrazioni operate dal già citato Salazar, soldato con il sogno di diventare film maker che per questo motivo gira continuamente nel campo con la sua piccola telecamera a mano intervistando i suoi commilitoni poi protagonisti del fattaccio. Ci sono i vari video tratti dal web: sia da Youtube come quello del ragazzo anti militaristico che urla tutta la sua rabbia contro la guerra e i comportamenti dei soldati dando la colpa ai film sul Vietnam che hanno fatto crescere i futuri ragazzi dell'esercito con la violenza nel cuore, sia dal sito di Al Jazeera che posta sul web le immagini più forti e raccapriccianti del film (oltre lo stupro della ragazza); ancora dal web vengono prese le immagini delle mogli dei soldati che piangono la morte dei loro compagni (in un sito chiamato Just a soldier's wife) o i dialoghi tra il soldato McCoy (Rob Devaney) e suo padre che sono tratti da Skype.

Oltre questi sono presenti anche riprese di telecamere di sicurezza della base militare e delle telecamere nascoste nello studio dello psicologo e nella sala dell'interrogatorio. E infine i servizi dei telegiornali e dei documentari, come il francese Barrage, uniche immagini nel film dotate di una costruzione tipicamente cinematografica con colonna sonora e montaggio. Non a caso in precedenza ho usato l'avverbio "apparentemente" riferendomi alla mancanza di regia e recitazione. Gli spezzoni dai vari dispositivi tecnici che noi vediamo infatti sono totalmente girati e sceneggiati da Brian DePalma poichè a causa di scaramucce legali non ha potuto montare nel film i veri materiali reperiti sul web. Il film utilizza per parlarci di un fatto reale proprio il dispositivo che per sua natura è finzione pura. Citando a memoria Marineo, De Palma utilizza il cinema per costruire artificiosamente una certificazione, per manomettere il reale con il solo scopo di conferirgli maggiore credibilità. Nonostante questo però lo stile del regista, così evidente e forte negli altri film, resta qui in disparte per rendere veritiera (non vera) l'idea che quello che noi vediamo sia tratto da fonti originali che lui non ha girato.

Che lo sembrano ancora di più se paragonate con le riprese del documentario francese, che ha nel film appunto la funzione di valorizzare al massimo i reperti mediali (visibilmente amatoriali) se rapportati con le sue immagini puramente cinematografiche. Anche il titolo del film, traducibile con "preparato per la pubblicazione" fa evincere il carattere di ricerca virale di materiali appunto già fatti e finiti, pronti per esser montati e mandati in sala. Solo in tre scene si nota la presenza di un regista. La prima, un po' più nascosta rispetto alle altre due, in un'inquadratura del documentario francese in cui viene ripreso uno scorpione iracheno morto il cui corpo viene assediato da tantissime formiche. Potrebbe essere semplicemente una parte del documentario, ma nel sottotesto della ripresa si legge la presenza di Brian De Palma che manda un messaggio con cui sintetizza il film e in un certo modo anche il senso di questa guerra: tanti soldati stranieri che in massa attaccano un paese solo e indifeso che non ha la possibilità di poter reagire. Nella seconda e nella terza scena invece la presenza del regista è palese.

Prime e ultime immagini del film; la frase da cui poi viene estrapolato il titolo Redacted e le immagini dei civili morti (la cui presenza ha fatto litigare il regista con la produzione che ha mandato solo 15 copie del film nelle sale americane e non distribuendolo all'estero se non nella versione home video). Queste ultime soprattutto sono le uniche immagini di realtà che però vengono censurate dal regista tramite un pennarello nero indelebile con cui cancella le facce (e le scritte nella prima scena) e lasciandoci nella memoria quella del soldato MCCoy che piange per le atrocità accadute a Samarra. Infine molti sono i riferimenti intertestuali; quelli esplicitati durante il film come Full Metal Jacket (Kubrick, 1987), Salvate il soldato Ryan (Spielberg, 1998) e il libro di John O'Hara, Appuntamento a Samarra (1934) di cui viene raccontato il bellissimo tema dell'appuntamento con la morte (stesso tema trattato da Vecchioni in Samarcanda); quelli impliciti come i film girati con telecamere amatoriali come Cloverfield (Reeves, 2008) o The Blair Witch Project (Myrick, Sanchez, 1999) o tutti i film di guerra sul Vietnam, sia pro che contro.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 4 voti.

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alejo90 alle 10:01 del 9 giugno 2012 ha scritto:

Ottima disamina. Manca, forse, solo un piccolo commento personale a corredo di un'analisi così puntigliosa ed esauriente.

Matteo Chessa, autore, (ha votato 8 questo film) alle 21:56 del 10 giugno 2012 ha scritto:

si hai ragione alejo, almeno per motivare il voto che ho dato.... alla prossima non mancherò