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2/10

Ustica regia di Renzo Martinelli

Storico
recensione di Alessandro Pascale

La strage di Ustica del 1980, episodio storico reale nel quale perirono 81 persone, raccontata da Renzo Martinelli nella versione in cui la responsabilità della caduta del volo aereo civile Dc-9 dell’Itavia sarebbe da affibiare ad una manovra azzardata degli statunitensi, proni poi ad insabbiare con ogni mezzo possibile le inchieste italiane.

Ve lo ricordate “Gli occhi del Cuore”, la fiction nella fiction di Boris, sublime presa per i fondelli della media delle serie tv melodrammatiche all'italiana che tentano di imitare il modello Beautiful?

In quella sublime e sagace satira della produzione commerciale media finanziata dalla RAI il regista René Ferretti (alias Francesco Pannofino) è consapevole della qualità scadente della produzione ed in particolar modo del livello infimo di recitazione del suo cast, arrivando ad insultare ripetutamente di nascosto la sua protagonista, il cui stile attoriale viene equiparato a quello di una “cagna maledetta”. Sotto accusa la sua tragica melodrammaticità ridondante perfino per il cinema del divismo di inizio '900, ma seguito da un ampio e appassionato pubblico italiano assopito e prono a godere di storie di insulsa qualità artistica.

Perché diciamo tutto questo? Perché guardando Ustica, film di ben altri nobili intenti, non si può non rimanere profondamente sconvolti anzitutto per l'infimo livello di recitazione dell'intero cast, comprese le figure femminili, ricondotte ad un modello stereotipato di donne che coltivano un sentimentalismo materno e particolarmente dedito quindi ad uno stile patetico e tragico. Tutto ciò rovina e delegittima purtroppo da un piano meramente artistico-qualitativo l'intero film. Che Martinelli possa addurre le responsabilità del mancato finanziamento della RAI all'opera, accusando verosimilmente che ciò sia dovuto al fatto di non voler dare fastidio agli statunitensi in un'opera per loro scomoda, è accettabile, e certo spiega la scarsità di fondi a disposizione. Ma nel momento in cui il film utilizza anche alcuni effetti speciali per mostrare e spiegare meglio le acrobazie degli aerei coinvolti, c'è da chiedersi se non sarebbe stato più utile spendere qualcosa in più per garantirsi attori solidi piuttosto che effetti scenici di primitiva spettacolarità.

Spiace dover concentrarsi in maniera così pesante su un aspetto che senza dubbio non è di primario interesse nel considerare un film di tematica storico-politica come Ustica, ma è la stessa serie di scelte fatte dal regista ad obbligare a tali riflessioni. Ustica è una storia tragica su cui occorrerebbero riflessioni critiche (e autocritiche) ampie, ma il modo penoso e artisticamente scadente in cui viene raccontata rischia di ottenere l'effetto opposto a quello voluto dal regista, diventando cioè controproducente per la diffusione della sacrosanta verità che vede come responsabili primari gli statunitensi. Chi andrà mai a vedere un film, seppur di denuncia, così brutto?

I difetti dell'opera sono comunque molteplici anche per altre questioni: Martinelli appare un educatore delle scuole elementari, spiegando per filo e per segno ogni singolo passaggio con una narrazione artificiale e pedantesca che strazia uno spettatore sfibrato da quest'assenza totale di estetica cinematografica moderna. Perfino buona parte delle scelte registiche più tecniche sono ridondanti e discutibili, tese ad un pathos ed una ricerca di tensione imbarazzanti nella loro pomposità e irrealtà. I dialoghi pietosi. La sceneggiatura, romanzata fin troppo, costantemente incapace di conferire ritmo e suspence alla storia.

Tutto ciò fa del film una vera e propria zozzeria su cui occorre stendere un velo che non merita nemmeno un po' di pietà. Come non la si ha per i tanti “Gli occhi del cuore” che invadono i nostri palinsesti televisivi, che per lo meno non hanno tutte le pretese artistiche di un autore che già in passato si è mostrato un pasticcione in opere anche tematicamente inadatte come ad esempio quella revisionista di Porzus.

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