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3/10

Che Fine Hanno Fatto i Morgan? regia di Marc Lawrence

Commedia
recensione di Alessandro Pascale

Nella metropoli newyorkese, l'avvocato Paul e l'agente immobiliare Meryl Morgan sono una coppia di successo, il cui matrimonio è in crisi a causa dell'infedeltà del marito. L'uomo cerca comunque farsi perdonare, ed una sera dopo una cena insieme, i due diventano i malcapitati testimoni di un omicidio. L'FBI inserisce i coniugi nel programma di protezione testimoni, costringendoli a lasciare la città per trascorrere una settimana al sicuro, in attesa che il killer venga arrestato, e successivamente intende assegnare loro un'altra identità "definitiva".

Con il cognome "Foster", i due vengono inviati a Ray, minuscola cittadina del Wyoming, nella quale i ritmi di vita sono diametralmente opposti a quelli frenetici a cui sono abituati. I Morgan cercano di abituarsi all'alimentazione a base di carne, al correre in mezzo alla natura, agli orsi, allo spaccare legna e tiro al bersaglio, gli unici passatempi permessi. Intanto iniziano a parlare, confessando reciprocamente le proprie insicurezze, legate anche al diventare genitori, e riappacificandosi. Nel frattempo, una telefonata da parte di Maryl viene intercettata dal sicario, che riesce così a localizzarli...

 

Ebbene sì, è tornato Hugh Grant, per l’occasione accompagnato ancora una volta dal regista Marc Lawrence (in passato già al lavoro assieme con Two Weeks Notice e Scrivimi una Canzone). Che fare in questi momenti? Chiudersi in casa, trincerarsi in un bunker sperando di non rimanere abbagliati da quel sorriso da eterno mezzo ragazzo un po’ rincoglionito di Grant

Forse, o forse si potrebbe fare una petizione (meglio ancora un referendum mondiale) per chiedere l’immediata estromissione di Hugh Grant da ogni studio cinematografico del pianeta. In fondo chi ne soffrirebbe (a parte l’escluso ovviamente)? Al limite lì per lì qualche gruppetto di ragazze-non-più-tali-ormai-trentacinquenni protesterebbe un po’, ricordando quell’attore che in fondo in passato era riuscito a sfondare con Quattro Matrimoni e un Funerale, ma siamo sicuri che le acque si calmerebbero in fretta. Basterebbe obbligarle a rivisitare per intero la sua carriera imbarazzante per la capacità di non provare neanche minimamente ad evolvere o distanziarsi da quel ruolo-cliché da lui portato al massimo sviluppo: un ometto di mezza età un po’ timido, mezzo sardonico, un po’ brillante ma con qualche ansia di troppo e ovviamente alle prese con devastanti pene d’amore.

La commedia romantica forse non esisterebbe senza Hugh Grant, o per lo meno avrebbe fatto grande fatica a risollevarsi dopo le uscite di scena dignitose di Michael Keaton e Tom Hanks. E invece eccoci qua, e fatemelo dire che ce lo meritiamo Hugh Grant, perché siamo davvero una razza orribile. Dobbiamo dire due parole sul film? E diciamole, tanto per sbrigare il compitino: Hugh Grant cerca di rimettersi assieme alla moglie (Sarah Jessica Parker) dopo averla tradita. Potete immaginare le faccine e le smorfiette che fa in continuazione fino a che non riesce a riportarsela a letto…

Nel frattempo Lawrence si lascia andare al tentativo clamorosamente fallimentare di rendere la commedia amorosa più varia aggiungendovi una scorza di umorismo inglese (le battute fantasmagoriche di Hugh Grant! UAO!) e un killer da strapazzo che fa invidia ai due sfigati di Mamma ho Perso l’Aereo.

Buttateci dentro anche un po’ di scopiazzature da Woody Allen (i newyorchesi nevrotici e disadattati che non sanno come vivere fuori dal proprio quartiere, figurarsi in un paesino dell’America centrale dimenticato da Dio…) e una coppia di sceriffi simpaticamente riabilitanti l’immaginario del cafone repubblicano tutto d’un pezzo e otterrete il canovaccio, con l’usuale immancabile happy end con cui si chiedono novanta minuti tra i più inutili della propria esistenza. C’è altro da dire? No direi che sono stato cristallino.

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