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8/10

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte II regia di Francis Lawrence

Avventura
recensione di Ivana Mette

 

Katniss Everdeen, diventata ormai la Ghiandaia Imitatrice della rivolta contro il presidente Snow, con il sostegno dei suoi amici si ritrova ad affrontare la battaglia finale contro la tirannia di Capitol City per la salvezza di un'intera nazione.

Ormai, tutti i distretti sono in rivolta e soltanto il distretto 2 rimane fedele al presidente Snow, sempre più ossessionato a distruggere la ragazza e porre fine alla rivolta. Per questo motivo, il primo obiettivo degli insorti della presidentessa Alma Coin è la conquista del distretto 2, roccaforte delle forze militari di Panem.

Peeta Mellark, pur essendo stato salvato da Capitol City e portato al sicuro nel distretto 13, continua a subire le conseguenze del depistaggio subito durante la sua detenzione. Ciononostante la Coin lo invia assieme a Katniss ed ad una squadra d'assalto (la Star Squad, la Squadra di Stelle 451) in una missione militare contro Capitol City. Il fragile stato mentale di Peeta, gli innumerevoli pericoli, i nemici e le trappole mortali nascoste nella capitale di Panem renderanno questa battaglia finale molto più ardua di qualunque altra prova affrontata durante gli Hunger Games, tanto da essere nominata da Finnick come "i settantaseiesimi Hunger Games".

 

Film ben riuscito. Nella sua complessità ha centrato il segno. Nonostante alcuni scostamenti dai libri più che evidenti essi non disturbano e anzi, essendo richiesti, si rivelano più che ben efficienti e positivi per la riuscita del prodotto. Il cast, la trama, i suoni, la fotografia, tutto sposa perfettamente la linea della saga ma, allo stesso tempo, se ne discostano spostandosi su temi ancora più forti e toni più accesi e, allo stesso tempo cupi. Film che, forse, si presenta in sala inconsciamente incarnando un periodo storico di tumulti, guerre, ribellioni, terrore e dittature, com’è il nostro. Scene che fanno riflettere si susseguono riprodotte con ottima maestria. Ciò che noi vediamo è il punto di vista della protagonista, nella quale tuttavia non ci incarniamo eccessivamente ma, al contrario, ci accostiamo a lei, la affianchiamo nella sua corsa contro il tempo per porre fine alla battaglia. Siamo spettatori silenziosi, desiderosi di entrare in azione, ma impossibilitati nel farlo. Accettiamo passivi tutto ciò che ci viene proposto e, contemporaneamente, seppur non sia presente nessun espediente tecnico che ci faciliti, cerchiamo di vestire i panni della protagonista stessa, illudendoci di essere lei. Un meccanismo di immedesimazione singolare quello che ci viene proposto. Fastidioso quasi, ma intrigante e adrenalinico.

Una pecca del film risiede forse nel fatto che gli eventi si susseguono con ritmi cadenzati e lenti, ma allo stesso tempo la trama scorre in un batter d’occhio senza dare il tempo allo spettatore di adattarsi ai cambiamenti. Tuttavia, in questo meccanismo, nota positiva è il fatto che sia stato mantenuto un equilibrio, senza creare uno scatto convulso tra la parte iniziale più lenta e quella finale più movimentata.

Eleganti e capaci di ricreare il giusto sentimento di angoscia sono le ambientazioni apocalittiche e i toni del grigio blu, molto cupi e che ben rappresentano la guerra in atto, dove emergono vivi solo i colori del fuoco e delle esplosioni. I suoni stessi e le musiche favoriscono e sorreggono l’ambientazione, sposandosi perfettamente con essa e col messaggio forte e d’impatto che il film vuole trasmettere.

Nella sua apparente categorizzazione all’interno di limiti ben definiti, il film, insieme al resto della saga, affronta temi forti e crudi, ma soprattutto reali e contemporanei, che poco si addicono al suo inserimento nella categoria di teen-movie. Molto riduttivo, fuorviante e scorretto. L’espediente di utilizzare come protagonisti degli adolescenti o l’inserimento di una love story,  facilita nell’ attirare una fetta di pubblico molto più ampia, ed innegabilmente il film rientra nella categoria blockbuster, tuttavia certe dinamiche lo rendono sui generis, discostandolo da altre saghe più cheap del teen post-apocalittico e richiamando una piccola percentuale di spettatori di nicchia.

Dal punto di vista tecnico, impossibile da non citare, fra i classici effetti speciali hollywoodiani, le musiche studiate alla perfezione, l’attenzione ai dettagli nella fotografia e le inquadrature che fondono insieme più tipi di girato, dallo stile documentario, al contemporaneo e un pizzico di classico, che comunque si allineano al genere, il grande ed eccelso lavoro, seppur con alcune pecche più che visibili nell’inserimento in fase di editing, svolto per risolvere il problema della mancanza scenica di Philip Seymour Hoffman.

Quel suo singolo volto riprodotto in digitale è la riprova dell’avanzamento tecnico e della rivoluzione che il digitale sta apportando nella cinematografia contemporanea. Ad occhio attendo è impossibile non notare la sua esistenza di elemento digitale, ma ciò non toglie l’elevata qualità raggiunta.

Il montaggio si presenta lineare e cadenzato. Non eccessivamente convulso come altri film del genere, neppure nei momenti di climax. L’intero editing segue un ritmo corretto, permettendo una narrazione cristallina seppur con le note negative prima indicate.

Nel complesso un ottimo prodotto. Degna conclusione di una saga che ha sempre stupito e impressionato, da tutti i punti di vista. Un film che tuttavia si trova in bilico tra la soddisfazione e la delusione dello spettatore, soprattutto se anche lettore della saga, che non riesce a digerire alcuni cambiamenti. Ma, restando al lato puramente cinematografico, sicuramente un prodotto degno di nota e che costituisce un unicum nel suo genere. Un ibrido che ingloba in se temi scomodi e allo stesso tempo generi diversi, semplificati per ragioni anche etiche forse, se non puramente economiche, in un unico grande inquadramento. Esso tuttavia stupisce e affascina, senza lasciare lo spettatore con l’amaro in bocca, grazie anche alla più che buona interpretazione del cast, il quale dimostra che il talento non sempre dipende dall’età, dall’esperienza o dai premi vinti.

In conclusione, Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte II, è senz’altro un agglomeratore di generazioni, stili, generi, temi, evoluzioni, sguardi, sperimentazioni, che non passano certo inosservate.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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K.O.P. 7/10

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