V Video

R Recensione

7/10

Tiro Libero regia di Alessandro Valori

Commedia
recensione di Claudia

Dario, giovane "mito provinciale" poichè campioncino del locale team di basket, peraltro appena promosso in A -ovviamente per merito di un suo tiro libero all'ultimissimo secondo durante gli spareggi- sembra avviarsi su altri allori che vanno ad aggiungersi agli allori continui che è già stata la sua vita fino a quel momento (è figlio di un ricco provinciale, bello, bravo a giocare a basket) quando in maniera piuttosto improvvisa compare nella sua vita la distrofia muscolare: la prima reazione di Dario è quella di non uscire mai di casa, ma poi complice una condanna è costretto a prestare servizio presso un centro salesiano dove ritrova finalmente una ragione di vita, un nuovo fratello e soprattutto l'amore della sua vita.

Tiro Libero soffre solo di una produzione televisiva e comunque risicata (nelle sue partecipazioni riconoscibili una ad una quelle fatte per pura amicizia e soprattutto perchè sposanti il nobilissimo tema del film) ma sceneggiatura, dialoghi e anche, va detto, uso perfettamente integrato nella trama degli sponsor (una vera rarità), meriterebbero ben altri budget. Se si può muovere un appunto ad un film ben calibrato e con snodi narrativi ben congeniati (compresi tre atti ben delineati, anche se un po' lunghetti) si può farlo sulla malattia: in un film che è fondamentalmente una commedia, sia essa a momenti sentimentale, familiare o di riflessione, l'aver scelto di far ammalare il protagonista di una malattia così drasticamente grave sembra un po' troppo: una nota stonata, esagerata e che se sostituita da un normalissimo ginocchio rotto che interrompe una carriera (già era abbastanza, senza attentare anche alla vita in tempo pochi mesi a meno di 30 anni) avrebbe funzionato comunque benissimo.

Anche il leit motiv portante del film (Dario "finalmente" si redime) è un po' mal basato: I "peccati" passati del protagonista possono semplicemente essere riassunti sotto la parola maleducazione più che vera e propria delinquenza o mancanza di senno - e soprattutto viziataggine e qui entrano in gioco gli altri protagonisti del film, ovvero i genitori, Nancy Brilly e Antonio Catania: ben usati e al meglio del loro confortevole professionismo. Tiro Libero tra i suoi pregi ha quello di fare un ottimo uso di attori spesso un po' dimenticati dal nostro cinema e che quando usati lo sono solo per particine striminzite e senza sugo: qua, anche se chiamati a fare poco più che due "genitori bauscia del sud", i due interpreti tengono botta: il loro rapporto con il figlio è reso in maniera non convenzionale per dei ruoli per forza di cose abbastanza stigmatizzati e soprattutto i duetti Catania - Riccioni sono convincenti e veritieri, seri senza essere duri e commuoventi senza essere furbi o strazianti.

Ma in effetti tutto Tiro Libero nonostante le continue trappole (bambini malati, bambini malati e orfani, malattie varie, fine corsa vari) ha una sua intrinseca dignità che gli permette sempre di elevarsi dal pericoloso e costante pericolo dietro l'angolo di trasformarsi in uno strappalacrime a tradimento pomeridiano o pilot di serie su un "ex bad boy che diventa buono grazie a malattia e Dio" Reso particolarmente bene l'ambiente provinciale: probabilmente scelto per via di sovvenzioni si è invece rivelato una scelta brillante rispetto a ciò che sarebbe stata la grande città. Con qualche ramo da tagliare (anche se non era un ramo secco, e quindi più difficile da riconoscere) avrebbe funzionato ancora meglio, ma vista la mole di temi (religiosi, umanitari, umani, familiari e perfino studiosi) intrecciati-magari non finemente, ma intrecciati- non si poteva chiedere meglio.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo film. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.