T Trailer

R Recensione

5/10

Lezione 21 regia di Alessandro Baricco

Artistico-allegorico
recensione di Alessandro Pascale

La vera storia della Nona Sinfonia di Beethoven raccontata dal professore universitario Mondrian Kilroy attraverso la vicenda fiabesca del giovane musicista Hans Peters.

Chi lo conosce lo sa che Baricco è un fottuto genio. Oh si, su questo non c’è dubbio, un vero narratore poetico degno della maggior stima possibile. Uno di quei letterati che per grazia, leggiadria e fantasia è degno di essere accostato a colmare il vuoto lasciato dal grande Italo Calvino.

Ma una cosa ingombra un po’ il nostro scrittore, specie nelle sue ultime opere: il suo enorme ego, una volontà maestosa figlia forse anche del gigantismo wagneriano che lo porta a continui esperimenti e provocazioni talvolta incisivi e accattivanti (vedi il suo capolavoro Oceano Mare), tal altra sterili e un po’ fini a sé stessi (ben visibili in Questa storia). È arrogante il nostro scrittore. Arrogante e presuntuoso. Molto probabilmente perché conscio di essere un genietto pieno di talento e proprio per questo troppo sicuro dei propri mezzi.E questo è il grosso limite che si porta dietro nel suo esordio cinematografico Lezione 21: la presunzione. È questo che ci impedisce di applaudire un autore che per regia e visionarietà non si discosta poi molto da un altro grande folletto quale fu Federico Fellini.

La regia di Lezione 21 è infatti sorprendente: narrazione moderna, a stacchi continui tra interviste immaginarie a personaggi strampalati, scenari incantati e un canovaccio più convenzionale che parte dall’aula universitaria dell’eccentrico professore universitario Mondrian Kilroy (impersonato dal “grande vecchio” John Hurt, che torna nei panni di professore dopo il recente Oxford Murders). Questo è di fatto il vero alter ego di Alessandro Baricco, da buon personaggio capace di uscire dal pensiero massificato per stravolgere ogni schema precostituito, divertendosi a smontare i capolavori più sopravvalutati della storia. Tra questi la celeberrima Nona Sinfonia di Beethoven, distrutta per l’appunto in una “storica” (a detta degli studenti) lezione numero 21 del corso, attraverso la rievocazione della curiosa tragica fine di tale Hans Peters, giovane maestro musicale morto suonando in mezzo a un lago ghiacciato.

Prendendo probabilmente spunto da Borges (che in un racconto creò un intertempo “divino” per cui un condannato a morte riuscì a scrivere mentalmente un intero romanzo in poco più di un attimo “terrestre”), Baricco mette in bocca al suo alter-ego Kilroy una storia fiabesca, fatta di personaggi misteriosi e romantici, tra sublimi scenari naturali e continui colpi di teatro. Intrecciato ad esso il racconto di come realmente andarono le cose alla prima esecuzione della Nona Sinfonia dell’ormai anziano Beethoven: non un trionfo ma un grande fiasco “commerciale”, che andava ad aggiungersi ad una composizione di fatto neanche così mirabile dal punto di vista artistico.

Affermazioni forti che si uniscono ad altrettanto potenti scelte estetiche effettuate dal regista. Eppure il grosso difetto su cui paiono scontrarsi la meravigliosa fotografia e l’originale sceneggiatura è il ritmo. Manca ritmo. È tutto statico, ovatattato, rallentato, sepolto in un torpore autunnale-invernale privo di fragranza, di movimento, di vita! Eccolo allora il grosso difetto immediatamente identificabile di Lezione 21: un abuso spropositato dell’immagine formale e lirica, fortemente debitrice della provenienza letterario-poetica, incapace di adattarsi allo sfuggente e repentino mezzo cinematografico. Un difetto d’altronde che si era già riscontrato in un altro film tratto da un’opera di Baricco (ma non da lui diretto): Seta di Francois Girard.

Se mai Baricco dovesse riuscire ad acquisire un po’ di umiltà e a mutare le sue strutture narrative al fine cinematografico forse ne potrebbe nascere qualcosa di importante. Ma il timore che si possa restare prigionieri di un cinema d’élite europeo (di qui anche la volontà di realizzare il film in lingua inglese) tremendamente piatto è forte…

V Voti

Voto degli utenti: 5,7/10 in media su 3 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
alexmn 5/10

C Commenti

Ci sono 5 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Marco_Biasio alle 19:39 del primo maggio 2009 ha scritto:

A me Baricco, invece, sta proprio sul cazzo.

IT alle 21:03 del primo maggio 2009 ha scritto:

io lo conosco e non mi trovi d'accordo, Ale

se c'è un autore che trovo veramente irritante, borioso e all'antitesi di tutto ciò che è la letteratura è proprio Baricco.

Disorder alle 23:52 del 3 maggio 2009 ha scritto:

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah

"Chi lo conosce lo sa che Baricco è un fottuto genio"

sa che è un cialtrone!

"Uno di quei letterati che per grazia, leggiadria e fantasia è degno di essere accostato a colmare il vuoto lasciato dal grande Italo Calvino."

vabbè qua stiamo alla pura bestemmia.da augurarti tutti i gironi dell' inferno in una botta sola

(senza cattiveria eh...)

fabfabfab alle 12:29 del 4 maggio 2009 ha scritto:

Qualcosa di "Oceano Mare" mi piaceva. Ma per il resto, effettivamente...

Peasyfloyd, autore, (ha votato 5 questo film) alle 23:33 del 5 maggio 2009 ha scritto:

mah io ho letto quasi tutto di baricco e trovo che la maggior parte delle critiche che gli vengono rivolte siano quantomeno esagerate. Specie nel primo periodo ha fatto grandi cose, con una scioltezza narrativa e una fantasia davvero notevoli. Poi ripeto successivamente si è limitato a bozzetti, ritratti sfuggenti, opere nel complesso pretenziose ed esagerate, con passaggi davvero presuntuosi nello stile de "Io sono er meglio e faccio quel cazzo che mi pare tanto c'ho la licenza poetica". Però ripeto per come la vedo io rimane una delle migliori cose lette negli ultimi anni in Italia per continuità e qualità.