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4/10

Shadowhunters - Città di Ossa regia di Harald Zwart

Fantasy
recensione di Alessandro Pascale

Clary Fray è un'adolescente newyorkese che, in un locale, assiste ad un omicidio che solo lei sembra in grado di poter vedere. Più tardi, scopre che la madre viene rapita da un misterioso uomo chiamato Valentine, che è alla ricerca della cosiddetta Coppa Mortale. Catapultata quindi in un mondo di cui ignorava l'esistenza, in cui demoni, stregoni, vampiri, licantropi e altrecreature leggendarie sono realtà, si affida agli Shadowhunters Jace, Alec e Isabelle, guerrieri semi-angeli che le persone normali non possono vedere, per iniziare un viaggio alla ricerca della madre e alla scoperta di quell'universo di cui anche lei sembra far parte. Dopo aver scoperto verità nascoste sul suo passato e sui suoi antenati, si renderà conto di avere anche lei dei poteri. Grazie alle sue doti, riesce a trovare la Coppa che era stata nascosta dalla madre, per poi vedersi tradita e costretta a rinunciare ad essa. Nel mezzo di una battaglia tra forze che a fatica riesce a capire, continuerà quindi la sua corsa contro il tempo per salvare la madre prima che sia troppo tardi.

I danni che sta facendo al cinema Twilight (ma a questo riguardo anche il ciclo Harry Potter ha la sua dose di responsabilità, nonostante i risultati estetici siano ampiamente diversi e opposti) sono davvero ingenti. Sono riusciti a prendere possesso anche del genere horror, miscelandolo con elementi fantasy e romantic in un sotto-genere commerciale che ormai sta assumendo una dignità a sé. Non che manchino anche in questo campo opere capaci di non prendersi troppo sul serio (come ad esempio il brillante Warm bodies), deviando dai canoni noiosamente “epici” così anacronistici... Ma si tratta di eccezioni isolate, e quando il business ha la meglio sulla volontà di innovare ed osare diventa davvero difficile riuscire ormai a cavare qualcosa di buono da questo filone.

Shadowhunters-Città di ossa rientra in questo campo: adattissimo comunque per le adolescenti che continuano a sognare ad occhi aperti di trovare il proprio principe azzurro circondato da un alone di mistero e di fascino oscuro e determinato a sconfiggere le forze del male (pur non essendone del tutto esente).

Molta avventura, spirito urban fantasy, una buona dose di effetti speciali, un uso massiccio dei canoni ormai classici della categoria monster (vampiri, demoni, lupi mannari e chi più ne ha più ne metta), una ragazzina "cacciatrice" stile Buffy, il recupero della tradizione salvifica delle religioni in lotta contro il mondo dell'oscuro, ed ecco fatto: il bollito è servito. Basandosi sul romanzo (che certo non invoglia la lettura) The Mortal Instruments di Cassandra Clare, che inaugura la saga Shadowhunters, Harald Zwart, noto regista-autore capace di regalare in passato vette gloriose del cinema come Agente Cody Banks e La Pantera Rosa 2 (data la difficoltà a percepire l'ironia in Italia lo preciso: sono ironico), non poteva fare granchè, se non limitarsi a quello che sa fare meglio: l'impiegato.

Limitato da un soggetto e da una sceneggiatura sostanzialmente imbarazzanti, Zwart non riesce a inventarsi niente di decente neanche dal punto di vista registico, se non qualche scena di combat che riesce a smorzare gli sbadigli causati dai momenti più romantici (e melensi) dell'opera. Poco altro.

In definitiva: evitatelo.

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