R Recensione

7/10

Cartas da guerra regia di Ivo Ferreira

Drammatico
recensione di Enrico Cehovin

Un dottore militare portoghese negli anni '70 viene mandato in missione in Africa e regolarmente invia lettere alla moglie incinta che ha lasciato a casa.

"You're so far away from me, you're so far I just can't see." cantavano i Dire Straits nel ritornello di "So Far Away", canzone dedicata alle loro mogli, da loro così distanti durante le loro tounée, ed è altrettanto distante la moglie di António Lobo Antunes, protagonista di Cartas da guerra di Ivo Ferreira, presentato in concorso alla 66a Berlinale.

Costretto a combattere in Africa per la sua nazione, il Portogallo, Antonio soffre la lontananza dalla sua amata con cui si scambia continue lettere appassionate, e sono proprio quelle lettere, lette da una voce fuori campo, ora quella di lui, ora quella di lei, a scandire il ritmo della narrazione di Cartas da guerra. Contrariamente a quanto possa far presagire il titolo, non è un film di guerra, o meglio, lo è ma solo di contorno, perché ancor prima è un film drammatico e romantico, intimista e personale che ha come obiettivo principale quello di descrivere la solitudine di un uomo lontano da casa, lontano dal proprio amore, con cui non può più comunicare come vorrebbe, col corpo e con la voce, costretto quindi a esprimersi solo per lettera con carta e penna. Il dramma della guerra c'è, ma solo in secondo piano, un contesto e un ambiente ostili che non fanno che amplificare il disagio causato dalla distanza. Il film si presenta inizialmente come un corale, come se quelle lettere fossero attribuibili a qualsiasi soldato inquadrato nascondendo temporaneamente allo spettatore chi sia il protagonista, portando così avanti un discorso estensibile a tutti i soldati in tutte le guerre e ancor di più a chiunque si trovi lontano da casa. Ferreira evita abilmente la trappola del didascalismo in cui molti sarebbero potuti cadere, presentando sempre immagini distinte dalla lettura che sentiamo creando un clima di sospensione inevitabilmente debitore de La sottile linea rossa di Terrence Malick da cui però prende le giuste distanze non limitandosi ad esserne un emulo e creando qualcosa di nuovo. Basato sulla raccolta di vere lettere dal fronte pubblicate appena nel 2005 con il titolo di "This Life Here Described On This Piece Of Paper", girato col lunghi e lenti movimenti di camera e fotografia in bianco e nero, il prodotto, nonostante sia indubbiamente originale, ha la pecca di essere troppo lungo e prolisso, perdendo di mordente man mano che si procede, affievolendo progressivamente l'interesse e la concentrazione dello spettatore.

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