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8/10

La Donna Che Canta regia di Denis Villeneuve

Guerra
recensione di Francesco Carabelli

Nawal Marwan, libanese emigrata in Canada, lascia orfani i due figli avuti da una relazione passata. Il notaio presso cui lavorava è incaricato di consegnar loro un messaggio della donna, che li invita a mettersi sulle tracce del padre e del fratello.

Sarà l'inizio di un lungo viaggio che rievocherà il dolore subito da Nawal nella sua breve esistenza.

Ispirato da una pièce teatrale dell’autore canadese Wajdi Mouawad, La donna che canta –Incendies è un’opera scottante per i temi toccati: in primo luogo la guerra in Libano e i conflitti interni tra cristiani e musulmani; ma anche per il finale che tocca temi quale lo stupro e l’incesto.

La donna che canta-Incendies narra le vicende di una donna libanese cristiana, che, a seguito di una relazione d’amore con un rifugiato palestinese musulmano, viene allontanata dal paese natale e si trasferisce in città, da uno zio. Qui avrà modo di formarsi all’università, ma la guerra intestina, la spingerà a ritornare a sud sulle tracce del figlio avuto dalla precedente relazione, e a confrontarsi con i problemi del conflitto interno.

Diventerà così arma nelle mani dei musulmani e dovrà subirne le conseguenze con quindici anni di carcere, alla fine dei quali darà alla luce due gemelli, avuti a seguito dei ripetuti stupri subiti da un torturatore.

La storia è costruita da continui flash-back, che mostrano le vicende della donna nel passato, di contro ad un presente nel quale, a seguito della sua morte, i figli sono alla ricerca delle proprie origini, spinti a ciò dal testamento lasciato dalla madre.

Vi sono inoltre degli inserti che anticipano elementi della storia, permettendo all’attento osservatore di capire quello che succederà. La narrazione avviene inoltre per capitoli che delimitano sezioni della pellicola.

Film duro per le situazioni di guerra e di dolore messe in immagini, ma capace di tenere viva l’attenzione per 120 minuti. Il regista Denis Villeneuve, riprende nelle inquadrature iniziali il finale di un classico come Professione reporter di Antonioni e poi procede sicuro, non lasciando allo spettatore il tempo di annoiarsi, ma mettendolo davanti alla cruda realtà delle immagini di una storia intensa e mai banale.

Ad accompagnare le immagini, pezzi dei Radiohead, che con il loro sound originale danno intensità al dolore dei protagonisti.

Come in molti altri film da segnalare l’uso dell’ambiente piscina, come luogo di purificazione e di svelamento della verità (in questo caso la verità sui natali dei due gemelli della donna).

Cast di tutto rispetto che vede tra i protagonisti l’attrice belga Lubna Azabal e i canadesi Mélissa Désormeaux-Poulin, Maxim Gaudette, Remy Girard. In alcuni casi purtroppo però il doppiaggio lascia a desiderare.

Il film è stato presentato alle Giornate degli autori della Mostra del cinema di Venezia 2010, dove ha ricevuto il Mouse d’oro.

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