R Recensione

5/10

Ted 2 regia di Seth MacFarlane

Commedia
recensione di Alessandro Pascale

Ted e sua moglie Tammi-Lynn, vorrebbero avere un figlio, ma non sono assolutamente qualificati per questo. Quindi chiedono al suo migliore amico, John, un parere. Con l'aiuto di un fedele avvocato i due non tarderanno a cacciarsi nei guai, barcamenandosi tra situazioni esagerate e inseguimenti altamente esplosivi e ad alto livello.

Seth MacFarlane, il geniale creatore dei Griffin, ci riprova, e dopo lo stuzzicante ma non esaltante esordio cinematografico di Ted, ne propone ora un sequel apparentemente altrettanto roboante, a vedere il trailer. Di spunti interessanti ed esilaranti in effetti ne tirano fuori non pochi il regista e i co-sceneggiatori Alec Sulkin e Wellesley Wild, soprattutto con una serie di dialoghi scattanti e sorprendenti figli di una certa commedia americana classica, maturata fino alle vette irraggiungibili del maestro Billy Wilder. Il gusto comico di Ted 2 è chiaramente diverso: più sboccato, imprevedibile, irriverente e politically scorrect; elementi che in sé non sono necessariamente negativi, anzi, ma il problema vero è che sono decisamente troppi i tempi morti tra una risata e l'altra. Era uno dei problemi che caratterizzava già l'esordio e che rimane, andando a dimostrare la difficoltà per l'autore di passare da un formato di breve durata (il cartone animato) ad un lungometraggio con personaggi in carne ed ossa. L'incertezza maggiore riguarda proprio lo stesso soggetto, in precario equilibrio tra un gusto comico demenziale-parodistico e il tentativo invece di lanciarsi in una riflessione giuridico-filosofica sul tema dei diritti civili. Sono note a riguardo le posizioni progressiste del “democratico” MacFarlane che, da forte sostenitore dei diritti gay si era espresso in passato (ben prima della storica decisione della Corte Suprema) favorevole al matrimonio fra persone dello stesso sesso. La politica compare qui solo di striscio, anche se rimane l'ambizione di “docere et delectare”, ossia di coniugare la facile risata ad una riflessione anche politica (se intendiamo il termine in senso ampio) sul tema della persona umana, sulla propria coscienza ed autocoscienza, oltre che sui diritti che devono o dovrebbero avere gli animali (qui incarnato da Ted), capaci di diventare talvolta i nostri migliori amici ma non per questo giudicati sempre degni di considerazione giuridica dalle istituzioni, né di rispetto sociale dalle comunità. Difficile però capire bene quale messaggio volesse di preciso proporre MacFarlane: se una campagna animalista; se una riflessione sul razzismo insito nella società americana; se una polemica contro l'assurdo burocratismo delle leggi e delle istituzioni governative... Probabilmente c'è volutamente un po' di ognuno di questi aspetti, frullati per creare un calderone in cui l'importante sia appunto non tanto imporre un messaggio, quanto piuttosto una riflessione di fondo con cui nobilitare il sorriso. Si ripropone il tentativo intrapreso da molti autori di sitcom animate (basti pensare alle serie dei Simpson e di South Park, da cui sono stati addirittura tratti dei libri di introduzione alla filosofia). Il risultato non è esaltante e la linea narrativa si spezza spesso non soltanto per la difficoltà di unire l'utile a siffatto dilettevole, ma anche per una certa inopportuna tendenza a scadere nel patetico o nello sterile citazionismo. E poi, insomma, continua ad esserci perfino l'imbarazzante Mark Wahlberg...

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