Animal Politico regia di Tião

Una voce fuori campo ci racconta la sua storia, quella di una vita normale, fatta di serate al bar con gli amici, allenamenti in palestra, grigliate con i colleghi, shopping, tanto shopping. Nulla di strano se non che lei è una mucca, una mucca vera e propria, in carne e ossa (e interprete eccezionale). Allora il racconto della normalità diventa quasi per forza ilare e tenero, sopratutto perchè nessuno intorno a lei sembra dare segni di notare questa differenza di specie. Nonostante il buffo animale a un certo punto lo spettatore riesce a immedesimarsi nella protagonista (tecnicamente una lei, mucca, ma con voce narrante maschile ndr.) ed è costretto a fermarsi a pensare. Gli interrogativi esistenziali sono quelli trattati da tutti i filosofi e che tutti ci siamo trovati ad affrontare: chi siamo, quale è il nostro scopo?

Nel ritiro nel deserto si incontra e scontra con simboli  e allegorie: uomini senza testa, un robot fatto di spazzatura che propina frasi fatte e aforismi inflazionati, sentieri di libri che conducono a il manuale d'istruzione per eccellenza, il monolite di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick .

Dall'inizio molto divertente e con scelte  particolari e curate per quanto riguarda la fotografia, si perde un po' verso il finale, dove la rappresentazione della protagonista perde il "realismo" e si trasforma in bipede mascherato. Apprezzabile davvero il tentativo di trattare un tema classico come quello della ricerca dell'identità in maniera originale e non convenzionale. Vale una visione anche solo per poter vedere con i propri occhi l'espressività di una mucca attrice.