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4/10

Instructions not Included regia di Eugenio Derbez

Commedia
recensione di Fabio Secchi Frau

Acapulco, Messico. Valentín è un uomo che ha avuto un’infanzia molto particolare. Suo padre, per farlo crescere senza timore di nulla e nessuno, l’ha messo, fin dalla più tenere età, in situazioni in cui avrebbe dovuto affrontare tutte le paure che gli albergavano nel cuore. Un’educazione che molti pedagoghi avrebbero trovato alquanto discutibile ma che ha avuto, senza alcun dubbio, i suoi pregi, perché Valentín, in effetti, è nato senza provare la minima trepidazione. Ma, c’è una paura che suo padre non è riuscito a cancellargli: quella di impegnarsi seriamente a livello sentimentale. mostra spoiler

Così, malgrado Valentín non sia esattamente lo stereotipo del bellissimo e fatale uomo latino e seppur riuscendo a far cadere ai suoi piedi gran parte delle donne che incontrava sul suo cammino, sfugge da loro nel momento in cui il rapporto diventa più intimo, sfociando nell’amore e, quindi, anche in un probabile matrimonio. Nonostante ciò, quella che sembra l’unica fobia di Valentín non è veramente l’unica e nemmeno la più grande. Scoprirà infatti che, da una sua avventura sessuale di quasi un anno prima, è nata una bambina della quale dovrà prendersene cura da solo perché la madre è fuggita affidandogliela. Come cambierà la sua vita di fronte alla sua paternità lo scopriremo sei anni dopo, quando si trasferirà dalla sua nativa Acapulco a Los Angeles per lavorare come stuntman ma, soprattutto quando la madre della bambina ritornerà per riprendersi il tempo perduto e la maternità cui ha rinunciato.

Instructions not included è una commedia drammatica co-scritta, diretta e interpretata dal comico televisivo Eugenio Debrez (in Italia praticamente sconosciuto, ma qui al suo debutto cinematografico), che è diventata in brevissimo tempo il primo film messicano a raggiungere il miliardo di incassi, catalogandosi come il titolo con il più alto successo al box office della storia del cinema nazionale.

  Come giustamente ha fatto notare la critica cinematografica spagnola (che ci ha visto molto più lungo rispetto alle colleghe delle altre nazioni), il film è «melodrammaticamente falso» e, nella sua troppo prolissa durata, attraversa diverse fasi, purtroppo tutte in maniera spaesata. Uno spaesamento di generi e toni che non giova per nulla all’equilibrio della pellicola, già abbastanza precario. Si passa da un divertente film comico sul protagonista e il suo rapporto con la paura (che avrebbe potuto anche funzionare nella sua originalità) a un plot strausato al cinema come quello dello scapolo immaturo che si trova a crescere con la paternità. Poi, quando anche questo primo step è superato nella prima mezz’ora del film, si passa a un’atmosfera alla Kramer contro Kramer mischiata a Voglia di tenerezza.

  Insomma, un pasticcio che salta consapevolmente proprio quella che dovrebbe essere stata la parte più importante e centrale del racconto, vale a dire come la paternità si sviluppasse all’interno di un uomo spaventato, trasformandola da fobia a un amore vissuto in maniera assai più convincente e sereno di quanto non pensi Valentín, quindi dalla percezione di una fase spaventosa che si attraversa e si supera con l’acquisto di una maturità umana a quella di una delle più grandi gioie e la più grande espressione di bene incondizionato di cui il maschio umano, volendo, potrebbe essere capace.

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