Transformer 2, La Vendetta del Caduto regia di Michael Bay
AvventuraMegatron non è morto. Il cubo al centro del film precedente non è andato distrutto. L’amore tra i due protagonisti non è rose e fiori come sembrava. Gli umani non hanno accettato davvero gli Autobot. La guerra Autobot contro Decepticons (aumentata nelle dimensioni) riprende con gli umani sempre a fare da sfondo. Distruzione ovviamente a valanga.
Sembra non sia cambiato molto rispetto al primo capitolo della saga e invece c’è molto di diverso. Non tanto negli attori o nella troupe ma nell’idea di fondo. Quell’apprezzabile unione di azione, thriller, umorismo, romanticismo un tanto al chilo e giovanilismo scompare totalmente, Transformers 2 è un prodotto sbilanciato a favore di un pubblico dall’età media ribassata e privo di ogni senso filmico.
Per due ore molto molto abbondanti i giocattoloni (mai questo dispregiativo è stato più appropriato) digitali se le danno di santa ragione distruggendo tutto il distruggibile, come se fosse seriamente l’unico senso possibile per la pellicola. Si fanno a pezzi foreste, città, monumenti e deserti (???). Nelle rare pause ci sono dei tramonti oppure delle macchiette lasciate ad alcuni robot di impianto disneyano o al povero Turturro.
La questione è che si è estremizzato un concetto che già era alla base del precedente film, cioè la finta-fantascienza. Dietro una patina fantascientifica infatti Transfomers (uno e due) rielabora l’esperienza disneyana delle comiche avventure di esseri antropomorfi. Benché decisamente metallici i Transformers di Michael Bay sono di fatto antropomorfi. Contrariamente a (per dire) i Terminator di Cameron questi robot non hanno il minimo aggancio con la realtà tecnologica (difatti sono alieni) e si comportano in tutto e per tutto come esseri umani.
Michael Bay ora però li usa per mostrare l’immostrabile in un film considerato per tutti (cioè senza restrizioni d’età): mascelle che si spaccano, arti che volano, mutilazioni ecc. ecc. Se appartengono ad un Transformer si può mostrare anche se poi i movimenti e le reazioni sono le medesime di un arto umano, compreso il sanguinamento nella forma della perdita d’olio. In tutto questo gli umani veri? Corrono sullo sfondo e fanno da pretesto per rendere minimamente accettabile un film che sostanzialmente divide due squadre (buoni e cattivi) e li mette gli uni contro gli altri a darsele.
Mentre il primo film rimaneva accettabile (oltre che per una regia migliore) perché raccontava l’eterna storia di una persona normale, con problemi normali, a contatto con una realtà incredibile in maniera divertita e quasi autoironica con un’imprevedebile (e a questo punto direi forse anche involontaria) onestà intellettuale, questo secondo capitolo distrugge tutto (letteralmente) compresa quell’alleanza cineasta/spettatore all’insegna del blockbuster consapevole del proprio status che era sembrata così liberatoria!
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