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R Recensione

8/10

Draquila regia di Sabina Guzzanti

Documentario
recensione di Alessandro Pascale

Partendo dalla catastrofe del terremoto dell'Aquila del 2009, il documentario indaga la politica dell'emergenza e del grande evento gestita dalla Protezione Civile, dipinta come un "parastato" in grado di operare al di sopra della legge.

Su questo sito siamo soliti (soprattutto il sottoscritto, me ne rendo conto e chiedo venia) parlare molto di politica, talvolta anche un po’ forzatamente forse, facendocela entrare spesso di traverso tramite fantasiose interpretazioni personali di eventi socio-psico-economici. Per questo motivo cercheremo di limitarci un po’ nel discorso che andiamo a fare riguardo a Draquila, anche perché se ci mettessimo a spulciare davvero tutto quello che la Guzzanti ha combinato non basterebbero due o tre pagine di approfondimento.

Ci limiteremo a ricordare come ovviamente strida in maniera nitida il contrasto tra la situazione “ideale” e quella “reale” dell’Italia, in cui la prima (ideale) la determina come uno dei paesi più ricchi d’Europa (anzi del mondo), in cui si reagisce meglio alla crisi capitalistico-finanziaria grazie al contributo del migliore presidente del Consiglio dai tempi di Cavour; la seconda (reale) invece catapulta lo Stivale al rango medio delle repubbliche delle banane, dove ai consueti e conformistici attacchi classisti al mondo del lavoro e ai ceti medio-bassi si aggiungono dei problemucci come la presenza ingombrante delle mafie, della Chiesa, di una dirigenza corrotta e del peggior presidente del Consiglio della storia italiana, le cui vicende giudiziarie lo spingono a delegittimare quotidianamente la Costituzione e la cui ascesa economico-sociale è talmente strettamente intrecciata con i soldi della mafia siciliana da essere palese anche ad un bambino di cinque anni.

Ma si sa, nella Repubblica delle Banane questo ed altri avventimenti accadono senza particolari problemi quando si ha il controllo quasi totale del principale mezzo di informazione di massa (la televisione) e soprattutto quando ci si trova a governare un paese di vecchi rincoglioniti che anche di fronte alla più evidente prova di un reato si rifugia in un irragionevole diniego della realtà (in fondo non c’è da stupirsi che nella terra del Papa qualcuno scelga di privilegiare la fede alla ragione).

Ok, ho smaltito il polpettone storico-politico in una maniera assai discutibile; ora possiamo constatare quanto sia stata brava la Guzzanti a raccontare questa situazione in una maniera assolutamente “leggera”, narrativa e non tediosa, con quella giusta dose di humour, ironia e artifizi estetici e visivi alla Monty Python. Interviste, immagini di repertorio e ricostruzioni sullo stile della trasmissione televisiva di successo Annozero sono la linfa di un registro di sicuro impatto per chi ha voglia di dedicare novanta minuti della propria esistenza a colmare almeno parte della vistosa lacuna formativa personale.

La cosa più sorprendente è che la Guzzanti riesce a spiegare tutto ciò partendo da una questione particolarissima come quella del terremoto dell’Aquila, ricostruendo certosinamente non solo gli eventi precedenti e successivi la catastrofe, ma soprattutto la gravissima situazione di anomalia in cui di fatto migliaia di persone in nome di un’emergenza vengono sistematicamente private (tuttora) di una serie cospicua di diritti civili elementari. Di qui si scava fino a rendere evidenti le contraddizioni interne all’attuale struttura della Protezione Civile, e ai personaggi che la governano ufficialmente (Bertolaso) e ufficiosamente (Berlusconi), con procedure e gestioni palesemente scandalose.

Si rimane insomma piacevolmente sorpresi dalla visione di Draquila, non aspettandosi un documentario così scientifico, preciso, professionale e allo stesso tempo scorrevole, fluido e a tratti perfino divertente. Assieme a Videocracy e a Vogliamo le rose uno dei documentari più interessanti e meglio riusciti degli ultimi anni italiani, che segue il filone più impegnato della nostra produzione cinematografica (Virzì, Sorrentino, Garrone, Moretti) oltre che la via tracciata a suo tempo da quel gran maestro di Michael Moore.

Non ascoltate chi ha parlato di un documentario “berlusconiano” non meritevole di menzione. Chi fa simili discorsi è corrotto interiormente oppure vive in quella meravigliosa realtà ideale in cui le case sono fatte di cioccolato e i cani sono caramellati e commestibili. La speranza come al solito è che un simile film possa essere visto magari da qualcuno di quei berlusconianes e non sempre dai soliti quattro pirla che da quindici anni si scandalizzano (giustamente) senza riuscire a far nulla per rovesciare la situazione. Com’è che si dice… la speranza è l’ultima a morire…

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Voto degli utenti: 7,4/10 in media su 5 voti.

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Marco_Biasio (ha votato 8 questo film) alle 21:03 del 22 giugno 2010 ha scritto:

Sai Alessandro, forse vorrai il mio scalpo, ma stavo per buttarla giù io Vorrà dire che rimedierò presto con qualcos'altro. Anzitutto complimenti per la recensione. Sabina Guzzanti non mi è mai piaciuta troppo: un po' troppa fissazione sul personaggio Berlusconi con risicata attenzione per il resto (come, d'altronde, la cavalcata radical capitanata da Travaglio, giornalista bravissimo ma indissolubilmente legato allo psychonano). Per dirne una, di fronte a suo fratello scompare. Però, però... Però Draquila è un film bellissimo. D'accordissimo sull'influenza di Michael Moore, da anni grande amico della cineasta romana. Sabina ha realizzato un documentario quasi perfetto su un argomento tanto difficile e spinoso quale il terremoto in Abruzzo. Sospesa fra almeno tre baratri: il risultare bacchettona e moralista, l'essere ferocemente criticata dalla maggioranza, il catalizzare l'attenzione fornendo un'ennesima apologia generale del suo lavoro, contestualizzato nei fatti d'attualità (un po' quello che era successo, se vogliamo, con "Viva Zapatero": idee buone, risultato risibile e teso a giustificare il suo modus operandi). Evita con grande professionalità tutte e tre le variabili, muovendosi con destrezza e discrezione all'interno di un mondo seriamente malato. Sabina è dappertutto, nel commento, nelle interviste, nelle pantomime di Berlusconi, ma quasi non la si nota. Protezione Civile come stato dell'ombra, para-comando militare e sociale... Ci voleva del coraggio ad indagare su queste cose, del resto il documentario bene esplicita ogni difficoltà incontrata. Il fatto che la Costituzione sia apertamente violata e modificata di continuo è inquietante e mi porta a pensare che le sortite pubbliche di Berlusconi, con le relative minacce ("promesse" per i suoi elettori, ma anche la merda, senza cambiarne la sostanza, la si può chiamare cioccolato), siano niente più che specchietti per le allodole che gli permettono di operare in tutta abilità e tranquillità, approfittando del polverone alzato. Siamo di fronte ad un inetto, un infame, un omuncolo della più bassa lega, ma un geniale curatore della propria immagine ed uno sfruttatore modello dei mezzi di comunicazione. Sotto quest'aspetto si rivela essere, ancora una volta, maleficamente insuperabile. Certo, non so cosa potrebbero pensarne gli aquilani del documentario, così abbagliati dall'apparenza del motore mediatico (in effetti la parte delle interviste negli hotel è un po' pretenziosa...). Io sono uscito dalla sala disgustato. Forse perchè mi aspettavo tutt'altro, non lo so. Ma la scena finale del film è di quelle nere di disperazione, che in bocca non lasciano l'amarognolo retrogusto radical chic, bensì una sensazione di stordimento difficile da cavarsi di dosso. P.S. Visto in un cinemino diocesano all'ultima proiezione serale di un nuvoloso giovedì. 8 persone in sala... son soddisfazioni.

Peasyfloyd, autore, (ha votato 8 questo film) alle 23:59 del 23 giugno 2010 ha scritto:

sò soddisfazioni sì! Però sticazzi andrebbe fatto venire in prima serata su Raiuno. Vabbè, cmq Bisius sei un disgraziato, me lo dicevi e la scrivevi te! Amen

fabfabfab (ha votato 8 questo film) alle 9:48 del 5 ottobre 2010 ha scritto:

Un film triste per un paese triste. La Guzzanti è un po' deludente, ci sono alcune forzature sparse qua e la, e (forse) far parlare quei protagonisti non è mai opportuno se non lo si fa in maniera neutra. Intervistarli per dimostrare il disastro (come fa la Guzzanti) è come intervistarli per dimostrare il miracolo (come fa Bruno Vespa). Invece non si tratta nè di disastro nè di miracolo, ma semplicemente di un' emergenza, malgestita come solo questo paese sa fare. Paradossalmente, se la Guzzanti si fosse fermata prima e si fosse limitata ai fatti, sarebbe stata più efficace. Film coraggioso e necessario comunque. Un grande film horror, soprattutto, perchè le scene di Silvio nei cantieri per la ricostruzione questo sono.