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7/10

Boris - Il Film regia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo

Commedia
recensione di Emanuele Mochi

Boris è il pesce rosso che René Ferretti, regista di mediocri fiction televisive, tiene sempre accanto a sé come portafortuna. Stanco di girare i soliti film TV di infima qualità, René accetta la proposta di portare sul grande schermo il libro “La Casta”. Ma le cose non vanno come il regista vorrebbe, e alla fine, anziché girare un film di denuncia circondato da collaboratori di alto livello, si ritroverà a dirigere con la sua fedele ma scalcinata troupe l’ennesimo cinepanettone: “Natale con la Casta”.

 

Prendendo ispirazione da uno dei più divertenti tormentoni di Boris (la serie tv), viene proprio da dire: “Finalmente un film senza Favino!”.

E l’assenza di questo (per altro bravissimo) attore, simbolo della consuetudine molto -troppo- italiana di puntare sul nome della star più in voga del momento per “fare cassetta”, è solo uno degli elementi che fanno di Boris una piacevole anomalia nel panorama della tv, e ora anche del cinema, in Italia.

Sì, perché la prima sensazione che immediatamente coglie lo spettatore di fronte a questo film (e davanti alla serie tv che l’ha preceduto) è quella di un improvviso, sconvolgente, spaesante disvelamento del finto, del tarocco che impera nella tv e in buona parte del cinema nostrano, permettendoci di assaporare finalmente qualcosa che profuma (o meglio, puzza) di verità.

L’eccezionale bravura del trio di sceneggiatori/registi (Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo) risiede nella loro straordinaria capacità di registrare la realtà così com’è,  in presa diretta, senza filtri; e la realtà dell’Italia di oggi, lo sappiamo bene, non è certo delle più rosee.

L’arma che viene utilizzata per strappare il velo della finzione è quella dell’ironia, un’ironia sferzante, pungente, a tratti spietata ma mai demenziale, che non risparmia davvero niente e nessuno, e che riesce nell’improbo compito di far ridere e contemporaneamente di far pensare.

E così eccoci sfilare davanti una galleria di veri e proprio “mostri” che abitano il mondo del cinema: l’attore vanesio e pieno di sé (l’ottimo Pietro Sermonti nel ruolo del “divo” Stanis La Rochelle), l’attrice “cagna” (Carolina Crescentini nel ruolo di Corinna), il direttore della fotografia che si fa di cocaina (Ninni Bruschetta nel ruolo di Duccio), il produttore che pensa solo ai soldi senza capire nulla del suo lavoro (Alberto di Stasio nel ruolo di Sergio) e molti altri.

Ma la critica si allarga all’industria cinematografica tutta, accusata di disinteressarsi completamente alla qualità del prodotto e di puntare soltanto al successo commerciale, in un meccanismo perverso di rassegnazione al brutto, a cui alla fine anche il povero René (un grande Francesco Pannofino) dovrà adeguarsi, girando un cinepanettone anziché un film di denuncia sociale.

Boris-il film è metacinematografico, e l’accusa che potrebbe essergli rivolta è quella di avere un pubblico esclusivamente di addetti ai lavori.  In realtà raccontare il mondo dello spettacolo è solo il pretesto per analizzare una realtà ben più ampia, che coinvolge ogni sfera sociale e professionale: il cinema si fa sineddoche dell’intero sistema-Italia, e lo specchio deformante dell’ironia permette a ognuno di noi di vedercisi riflesso e ridere di sé stesso.

Per concludere, va detto che la serie TV, vuoi perché era una novità assoluta, vuoi perché costruire un film di oltre 100 minuti è diverso dallo scrivere una puntata di 20, aveva forse un altro passo rispetto al film, che perde un po’ in brillantezza e freschezza di situazioni.

Ciononostante, Boris è un film che va assolutamente visto, e soprattutto da coloro che non hanno seguito la serie tv, se non altro per avere la prova che anche in Italia è possibile fare commedie di alta qualità.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 3 voti.

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alexmn (ha votato 9 questo film) alle 11:57 del 5 aprile 2011 ha scritto:

son d'accordo!!

recensione ben fatta e che soprattutto rispecchia quello che il film e gli autori credo volessero raccontare. la cosa più agghiacciante è che, come direbbe cetto, non stanno inventando nulla..è tutto veramente così, eccessi (nel bene e nel male) compresi.

il plusvalore di una pellicola come questa è che può essere apprezzato a vari livelli, sia dallo spettatore 'normale' sia da chi, a vario titoli, conosce o fa parte del mondo della produzione.

hiperwlt alle 12:51 del 5 aprile 2011 ha scritto:

non ho ancora visto il flm, ma sulla serie (tra le mie preferite degli ultimi anni) sono in linea con la recensione (complimenti per lo scritto). funziona il modo con cui vengono smascherati i meccanismi del "dietro le quinte" (tra faccette basite, f4, attrici cagne, "smarmellamenti" e scene girate "a cazzo di cane"), i quali possono - sicuramente - essere proiettati a tanti altri sistemi (dalle gerarchie "guaste") della nostra italia (allo sbando). bene, vedremo se il tutto funziona anche nel contesto cinema...e se stanis la rochelle (idolo! anzi...genio!) darà il meglio di sé!

bargeld alle 19:44 del 6 aprile 2011 ha scritto:

Lo vedrò domani, in estremo ritardo da adoratore della serie quale sono! Dai dai dai dai!

simone coacci (ha votato 6 questo film) alle 17:14 del 18 aprile 2011 ha scritto:

Nell’insieme non delude. Alcune trovate sono davvero intelligenti e la decostruzione satirica dell’industria para-televisiva italiana (ormai la televisione è tutto, ha assorbito il cinema, la politica, la vita delle persone comuni, “ha ucciso il mondo” come diceva Baudrillard) sempre affilata. Anche se temo che il potenziale di molte gag e l’efficacia di alcuni riferimenti vada un po’ perso per chi non ha mai visto (o assimilato) la serie. Rispetto alla quale si pone come una sorta di sequel. Più che ad un pubblico di “addetti ai lavori” sembra rivolto ad uno di “iniziati” della serie stessa.

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 15:26 del 2 novembre 2011 ha scritto:

Mediocre

Mediocre