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6/10

Battleship regia di Peter Berg

Fantascienza
recensione di Alessandro Pascale

 

Nel 2005 la NASA vara il Progetto Beacon, con l'ambizioso scopo di stabilire un possibile contatto con il più vicino pianeta capace di ospitare la vita, il Pianeta G, dove potrebbe abitare una razza intelligente. Sette anni dopo, nel 2012, la razza aliena che abita il Pianeta G giunge sulla Terra con una flotta esplorativa, il cui scopo è gettare le basi per una futura invasione; tuttavia, poiché il loro sistema di comunicazione rimane danneggiato durante l'atterraggio a causa dell'urto con un satellite, gli alieni decidono di servirsi del centro di comando del Progetto Beacon, situato nelle Hawaii, e per impedire agli umani di ostacolare il piano innalzano un potente campo magnetico tutto attorno alle isole, il cui dispositivo, situato su una gigantesca piattaforma oceanica, è protetto da tre potenti navi da guerra.

In quel momento una flotta riunita di tredici diverse nazioni sta compiendo un'esercitazione al largo delle Hawaii, ma delle oltre venti navi che la compongono solo tre cacciatorpediniere rimangono all'interno della barriera: la USS Sampson, la USS John Paul Jones, e la giapponese Myoko. Sarà compito loro e del loro equipaggio contrastare la minaccia aliena prima che il nemico riesca a mettersi in contatto con il proprio pianeta natale fornendo al resto della flotta le coordinate per l'invasione.

 

 

Nel guazzabuglio di film guerrafondai tesi a ridare prestigio alle forze armate americane Battleship è quantomeno divertente e abbastanza creativo e cazzerellone da non farsi ridere completamente in faccia. Peter Berg sceglie di mettere da parte il realismo pomposo che ha caratterizzato film recenti come World Invasion e Act of Valor, e ripropone la versione guascona e raffazzonata di Transformers, dove gli alieni sembrano delle macromachines e saltellano come delfini sul mare. L'esercito è ovviamente buonissimo ma sostanzialmente incompetente e a decidere le sorti dell'umanità è la virtù del singolo ingegno (di matrice yankee, c'era da dirlo?).

È vero che una parte importante ce l'hanno anche i giapponesi, ma il protagonista rimane ovviamente Alex Hopper (un buon Taylor Kitsch) tenente dal carattere selvatico e ribelle, il cui percorso di formazione coincide (guarda un po') con la necessità di salvare il mondo dall'invasione aliena.

Fortunatamente a salvarci dalle acque stantìe in cui era facile affondare è una buona dose di humour, ironico e auto-ironico, che riesce ad alleggerire il tutto. Anche se non mancano episodi imbarazzanti sia nella realizzazione effettiva che nel soggetto e nella sceneggiatura: tutta la vicenda isolana che ruota attorno alle avventure di Samantha "Sam" Shane (Brooklyn Decker) è mal gestita e crea insofferenza. Altri momenti più istrionici riescono a scatenare un certo riso di approvazione, nonostante lo sfondo culturale nazional-popolare ed un tantino becero: tale la sensazioni di fronte ai vecchietti reduci di Pearl Harbour che tornano a combattere la patria. Ci mancavano solo i kamikaze giapponesi e la resurrezione di Roosevelt sulla sua sedia a rotelle e sarebbe stato il top.

Particolarmente riuscite le sequenze di “battaglia navale”, del cui gioco peraltro il film era stato concepito come un'ideale trasposizione. Gran parte della scorrevolezza di questo blockbuster deve i suoi meriti agli ottimi effetti speciali della Industrial Light & Magic (quella fondata da George Lucas...), che pur senza strafare inquadrano l'azione in un adeguato tasso di spettacolarità.

V Voti

Voto degli utenti: 5,5/10 in media su 2 voti.
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