Pranzo di Ferragosto regia di Gianni Di Gregorio
CommediaGianni è un uomo solo e disoccupato, con a carico la madre, nobildonna decaduta, e una grossa quantità di debiti da saldare all'amministratore del condominio. Sarà proprio quest'ultimo che all'approssimarsi dell'agognato ferragosto italiano, gli proporrà di saldare i debiti dovuti, ospitando per alcuni giorni la madre anziana a casa sua. Gianni si vede costretto a malincuore ad accettare, non ancora consapevole della catena di favori a cui sarà costretto a sottostare. Dovrà farsi carico anche della zia dell'amministratore, che quest'ultimo porterà di sorpresa a casa sua insieme alla madre, e anche della madre dell'amico dottore, il quale visitandolo coglierà l'occasione proponendoli di ospitare anche la sua.
In una Roma agostana, deserta e desolata si dipanano gli sgangherati e simpatici intrecci di gag e macchiette che le irrequiete e capricciose nonnine dispiegano lungo la breve durata della pellicola (75 minuti).
All'atmosfera irreale e rallentata della capitale in ferragosto, fa da contraltare il ritmo incessante e tenero di quattro vecchiette che tengono occupato e fanno spazientire il povero Gianni, che si vede costretto a fare da paciere fra le anziane, a riparare ai loro capricci e ai loro vizi, e ad organizzare un pranzo di ferragosto degno dell'esigente e affamata clientela.
Gianni alla fine si accorgerà che malgrado tutto ha trascorso e speso bene lo sforzo di badare alle anziane ospiti, le quali hanno riempito l'apatia e la noia di un ferragosto che altrimenti avrebbero passato da sole, divertendosi e, cosa da non sottovalutare, beneficiando dei compensi che per riconoscenza le vecchiette decidono di concedergli.
Le riflessioni che scaturiscono dalle istantanee della pellicola sono diverse, tutte terribilmente reali ed attuali. La vitalità e la ricchezza che la terza età può ancora contenere, in una nazione come la nostra che vanta il pessimo primato di una natalità rasente lo zero.
Ciò non di meno, una fotografia impietosa delle difficoltà economiche del nostro paese, con tutti i suoi luoghi comuni e abitudini, potremmo dire, di favori clientelari, del “tengo famiglia” e cosi via.
Da menzionare infine la manifesta impronta di realismo con cui il film è stato girato (vedi il nume tutelare Matteo Garrone): camera a mano, luce naturale, suono in presa diretta, e su tutto, le quattro protagoniste, tutte attrici non professioniste.
Un piccola gemma: preziosa, rilucente e dolce amara.
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