A Jaromil Jireš

Jaromil Jireš

   Jaromil Jireš nacque il 10 dicembre 1935 a Bratislava, nell’ormai non più esistente Cecoslovacchia.

  Studiò presso la Famu, la famosa scuola di cinema di Praga, laureandosi in fotografia e regia. Dopo aver collaborato con il teatro Laterna Magika dal 1960 al 1962, si impose, fra il 1962 e il 1968, all’attenzione del panorama cinematografico europeo come uno dei registi e sceneggiatori appartenenti alla Nová vlna, la nouvelle vague dell’Est Europa che annoverava fra i suoi più importanti membri Miloš Forman, Ivan Passer, Jan Němec, Věra Chytilová e Jiří Menzel, distinguendosi inizialmente per pellicole che reagivano allo stile conformista dell’epoca staliniana e delineando opere che descrivevano la vita quotidiana in modo realistico. Un frammentario cinéma vérité che andava contro ogni forma di minaccia o intolleranza che, secondo Jireš, esprimevano un momento «in cui le esperienze più intime delle persone sono collegate con le principali correnti di eventi mondiali», lanciando così al pubblico un messaggio di speranza per un mondo migliore.

  Dopo l’invasione sovietica del ’68 che, con l’entrata dei carri armati in Cecoslovacchia, mise fine alla Primavera di Praga, Jireš continuò a lavorare per tutto il periodo di stagnazione culturale che colpì la nazione, dirigendo quello che sarà ritenuto il suo primo capolavoro, il ricco di fascino e di giovanile vitalità The Joke (1969), prodotto dal Barrandov Studio e adattamento del romanzo satirico “Lo scherzo” di Milan Kundera. Il film raccontava di un giovane studente che, per una battuta a sfondo politico scritta a un’amica, finisce in un campo militare. Fortunatamente, The Joke non cadde nelle mani della censura che, forse distratta al momento dell’esame, non vide la battuta anti-comunista “L’ottimismo è l’oppio dei popoli”, dando così la sua autorizzazione alla distribuzione e alla proiezione.

  Per non correre ulteriori rischi, l’anno successivo, sempre in risposta a quel mediocre periodo culturale, Jireš diresse un altro grande film di successo Fantasie di una tredicenne (1970), distaccandosi definitivamente dai dettami della Nová vlna e scegliendo uno stile e dei contenuti legati a temi del fantastico e del bizzarro. Adattamento di un romanzo surrealista cecoslovacco, la storia di una ragazzina di 13 anni, che cerca di salvare se stessa dai vampiri e dalla Chiesa che la vorrebbe sul rogo come strega, è composta da immagini mistiche, religiose e sessuali, ispirate dalla «congiuntura fra sogno e realtà e dalla lotta giocosa fra horror e umorismo».

  Nel 1979, realizzò invece Payment in Kind (1979), forse la sua opera più sentimentale.

  Tornò sulla scena internazionale nel 1991 con Labyrinth, interpretato da Maximilian Schell e Christopher Chaplin (figlio del grande Charlie Chaplin, qui nei panni di Franz Kafka) e incentrato sulla storica persecuzione degli ebrei. Elegante e provocatorio, rimane il suo canto del cigno.

  Infatti, ammalatosi gravemente dopo un brutto incidente stradale che gli impedì di continuare a dirigere soggetti audaci, si ritirò dalle scene.

  Morì il 26 ottobre 2001 a Praga, all’età di 65 anni. Fu marito di Hana Jirešová, dalla quale ebbe due figli.