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7/10

Words and pictures regia di Fred Schepisi

Commedia romantica
recensione di Gloria Paparella

Jack Marcus, insegnante d'inglese, lamentando l'ossessione dei suoi studenti per i media, vuole incoraggiarli a sfruttare il potere della parola scritta. L'uomo, dal passato di successo nel mondo della letteratura, preferisce trascorrere il suo tempo libero bevendo anzichè dedicarsi alla scrittura. Jack trova una degna avversaria in Dina Delsanto, pittrice astrattista e nuova insegnante nel campus, dall'analogo passato ormai poco glorioso. Tra i due nascerà un flirt a suon di piacevoli provocazioni. Jack però vede il suo lavoro a rischio a causa della sua condotta poco esemplare: per riguadagnare terreno e ravvivare l'interesse dei suoi alunni escogiterà una geniale guerra tra parola e immagine, fiducioso che la prima possa veicolare un significato più profondo rispetto alle seconda. Dina e i suoi studenti d'arte raccoglieranno la sfida e la battaglia avrà così inizio.

Parole o immagini? Qual è la forma comunicativa più forte ed espressiva? Una dicotomia che scandisce la sceneggiatura di Words and pictures, una commedia romantica ricca di humour diretta da Fred Schepisi con protagonisti Clive Owen e Juliette Binoche, per la prima volta insieme sullo schermo.

Lui, Jack Marcus, un professore di Letteratura a rischio licenziamento perché ormai più impegnato con la bottiglia che con la pubblicazione di opere, stimola i suoi studenti con giochi di parole e aprendo una sfida diretta alla sua collega di Arte, Dina Delsanto, per dimostrare quanto le parole valgano più delle immagini. Una sfida che entusiasma gli alunni e che riguarda il fatto che le parole non sono soltanto parole, così come la pittura non è solo decorativa ed estetica.

Il confronto tra i due professori è divertente ed intenso e mostra le lotte quotidiane che questi due personaggi devono affrontare: Jack soffoca la perduta vena creativa con l’alcolismo, mentre Dina combatte contro l’artrite reumatoide che le impedisce di dipingere come vorrebbe. Ma l’incontro con il collega risveglia in lei (soprannominata “Il ghiacciolo”) la femminilità e la voglia di lasciarsi andare.

La sceneggiatura è intelligente e ben strutturata, soprattutto a livello linguistico: un linguaggio ricercato per creare personaggi sofisticati e brillanti, che si stuzzicano e si corteggiano attraverso giochi di parole. Nasce, così, un feeling credibile tra i protagonisti, due persone isolate che finiscono per aprirsi e legarsi l’una all’altra.

Ciò che lascia lo spettatore con l’amaro in bocca è la sfida finale tra i due: arrivato il giorno del tanto reclamizzato confronto, manca quell’energia e quella spregiudicatezza che aveva portato l’insegnante di letteratura a sfidare la collega. Insomma, un dibattito acceso avrebbe appassionato maggiormente il pubblico rispetto allo scontato lieto fine, con i due protagonisti che sembrano intenzionati ad intraprendere una strada insieme.

Una piccola ombra su una pellicola brillante e spiritosa, che lascia qualcosa su cui riflettere.

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