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R Recensione

6/10

Salomè regia di William Dieterle

Religioso
recensione di Gloria Paparella

Il film racconta la celebre storia di Salomè, figliastra del Re Erode, che in ritorno in Galilea trova la famiglia reale e la corte in preda a profondo turbamento in seguito alle prediche di Giovanni Battista, che rinfaccia aspramente ai reali l’immoralità della loro unione. 

"La sua Salomè ti toglierà il fiato" era il classico slogan pubblicitario allegato a questa opulenta perfomance di Rita Hayworth. Utilizzando la storia biblica della morte di Giovanni Battista come il suo trampolino di lancio, Salomè descrive la sua protagonista, la figliastra del re Erode, come una vittima delle circostanze, piuttosto che una tentatrice sfrenata. Bandita da Roma a causa di una sfortunata storia d’amore con il nipote di Cesare, Salomè (Rita Hayworth) dichiara che tutti gli uomini sono i suoi nemici, ma la sua determinazione si indebolisce quando si innamora di Claudio (Stewart Granger), il comandante militare di Galilea. Nel frattempo, la malvagia madre di Salomè, Erodiade (Judith Anderson), mira a far scomparire Giovanni Battista (Alan Badel), che gode però della protezione di Erode (Charles Laughton). A questo punto, la storia si discosta radicalmente dalla Scrittura. Salomè danza per compiacere Erode, ma il suo scopo è quello di salvare il Battista e di non farlo decapitare. Alla fine, dopo la fuga dal palazzo accompagnata da Claudio, la ritroviamo in abiti dimessi, a seguire con devozione le parole del Signore.

Considerato un flop artistico nel 1953, Salomè può essere rivalutato in chiave odierna, se non altro per il cast eccezionale che lo accompagna. Sicuramente appare ancora come una sfarzosa produzione hollywoodiana incentrata sul fascino che la Hayworth-Gilda era ancora in grado di esercitare sul pubblico, nonostante il scarso successo del precedente La signora di Shanghai. Una Rita Hayworth bellissima, solare, visto il messaggio positivo che il regista William Dieterle ha scelto di dare allontanandosi dalla storia tradizionale, ma mai del tutto incisiva, per la mancanza determinante di ogni sfumatura spietata e oscura che ha reso celebre il personaggio. Tutti ricordavano Rita, sulle note di "Put the Blame on Mame", nella pellicola del 1946 Gilda, dove si pavoneggiava, oscillando la lunga chioma rossa e togliendosi i lunghi guanti neri, creando così un'immagine di abbandono erotico, raramento eguagliato nel tempo. La danza di Salomè, anche se ben costruita, con motivi coreografici suggestivi, di gusto mediorientale, con le braccia tese sinuosamente sopra la testa a mani giunte, spinte pelviche e caduta a terra con contorsioni provocanti, non sono tuttavia ugualmente coinvolgenti.

Ma la pellicola non è da denigrare, soprattutto per merito di un bravo Charles Laughton che porta su pellicola un Erode superstizioso e ambivalente, in un film che risplende dell’eleganza visiva di Dieterle, grazie anche al lavoro dei migliori tecnici di Hollywood; una Hollywood in pieno processo di mutazione.

 

 

 

 

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