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7/10

Qua la Zampa! regia di Lasse Hallstrom

Sentimentale
recensione di Claudia

Le varie avventure di uno stesso cane che avvengono persino su più "vite diverse" ,dal momento che esso è capace di reincanarsi, sempre come cane, ma con razza e a volte persino sesso diverso,  diventando ora Bailey, ora Tino, ora Buddy e appunto anche Ellie.

Basato sul romanzo "A dog's purpose", è un film erroneamente creduto e venduto come per ragazzi (2 ore sono tante per un bambino) ma in realtà romanzo d'avventura buono per tutti: che poi le vicissitudini capitino ad un cane è indifferente: anzi, la prospettiva dal suo punto di vista è interessante e sono le vicende a rendere comunque il film superiore al simile ma noiosissimo Io e Marley o ai vari Hachiko (non male ma prevedibile,e sempre di Hallstrom) e simili.

Lasse Hallstrom è completamente a suo agio,da grande professionista qual è, anche per questo sotto genere del genere rapporto con animali, che chiameremo  "avventure di un padrone con un cane fino alla dolorisissima perdita".

Hallstrom ha inoltre  la capacità quasi alla Frank Capra di dedicare a tutti - noti, non noti, con pochi attimi sullo schermo o per tutta la sequenza (e sono 4) - lo stesso tempo e inquadrature: qua il più noto è Dennis Quaid, che arriva sul finale per interpretare il ruolo di Ethan da adulto e  fargli rincontrare il suo cagnolone Bailey anche se in un altro "corpo canino" (tanto per essere sicuri che le lacrimaesgorghino proprio a litri), eppure non ha neanche un secondo di primi piani o dialoghi in più del misconosciutissimo Kj Apa, che interpreta Ethan giovane; ma neanche dela egualmente "who?" Britt Robertson (Hannah), sua fidanzata (interpretata da  adulta da Peggy Lipton): questo signori, si chiama equilibrio, ed è la forza del film.

Nella versione originale, la voce off (cioè quella fatta dagli stessi cani) é ironica e tagliente, in quella Italiana più sciocchina e poco adulta. Come il terrificante titolo nostrano, d'altronde.

Un problema da non poco é che le storie intermedie, dal momento che sono pensate  come "parentesi" nella vita di Bailey, più che vite a se, lo diventano anche nell'economia del racconto, e sono quindi un pò sacrficiate: è indubbio che servino principalmente  un  fine e un finale altrui -quello della storia, agrodolce ma che da valore a tutto il racconto- ma a parte questo hanno un chè di lasciato a metà: come se anche per queste vorremmo un finale ellittico, e non solo un episodio tranchant. (specialmente per Ellie)  E' tanta la cura e l'animo che Hallstrom mette, che anche quelle che erano pure backstory meriterebbero un film a sé. Chissà se  accadrà nel terzo capitolo di questa sua saga canina, che da sola sta rivalutando tutto un genere di solito rilegato ai pomeriggi estivi mediaset, grazie allo schivo regista svedese, che non si vergogna di passare dalle candidature oscar ai cani, e di lavorare a commissione quando serve, proprio come un novello Michael Curtiz

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