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8/10

Girlhood (Bande de Filles) regia di Celine Sciamma

Drammatico
recensione di Francesco Ruzzier

Oppressa dalla situazione familiare, Marieme inizia una nuova vita dopo l'incontro con un gruppo di tre ragazze, che la porteranno a compiere una serie di cambiamenti nella speranza di vivere più liberamente.

E' veramente incredibile pensare come nell'arco di tre anni siano usciti, con cadenza annuale, tre film importanti con protagoniste un gruppo teenager: partendo da Spring Breakers di Harmony, Korine presentato in concorso a Venezia nel 2012, passando per Bling Ring di Sofia Coppola, che lo scorso anno aveva inaugurato l'Un Certain Regard, arrivando a Girlhood (Bande de filles) di Céline Sciamma che quest'anno ha avuto l'onore di aprire la 46ª edizione della Quinzaine des Réalisateurs. Il film della regista di Tomboy ha il merito di affrontare l'argomento dei disagi adolescenziali e della mancanza di una guida o di una "retta via" da percorrere in maniera piuttosto diversa rispetto alle altre due opere sopracitate, formando assieme ad esse un trittico di variazioni sul tema mai ripetitivo e, Coppola a parte, piuttosto interessante. A differenza di Spring Breakers e di Bling Ring, Girlhood sceglie di raccontare le dinamiche del gruppo facendo conoscere introducendo in un terzetto già consolidato una new entry, ed è proprio attraverso gli occhi della protagonista del film che lo spettatore conosce questo "mondo" nuovo e vede crescere e svilupparsi le mutazioni, i dubbi e le incertezze che attanagliano gran parte delle adolescenti di oggi. A differenza del cinismo e del pessimismo che caratterizzava il film di Korine, il film della regista francese propone, pur mantenendo un'estetica videoclippara molto simile, uno sguardo più dolce e buonista, senza però perdere nulla in termini di forza emotiva. La struttura del film è composta da una serie di capitoli che sanciscono ogni passaggio che porta la protagonista allo stato di consapevolezza successivo aiutando lo spettatore a coglierne al meglio ogni sfumatura psicologica. In questo senso sono incredibilmente interessanti le situazioni in cui la regista riesce a raccontare un episodio comune, come un gruppo di amiche che canta e balla Diamonds di Rihanna, esattamente come viene percepito dalle protagoniste, ovvero come qualcosa di magico ed epico. Sempre in questa direzione è necessario sottolineare una sequenza in cui due amiche sembra si stiano truccando nel bagno di una fantastica discoteca per prepararsi a vivere dei momenti indimenticabili quando invece si scopre, nell'inquadratura successiva, che si trovano semplicemente in un piccolo e squallido Kebab di periferia. Con il susseguirsi degli eventi la situazione precipita e lo spettatore si ritrova a vivere in prima persona tutti i dilemmi psicologici della protagonista, che sono sempre trasmessi con incredibile efficacia.

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