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R Recensione

6/10

The Bling Ring regia di Sofia Coppola

Commedia
recensione di Gabriella Massimi & Maria Eleonora C.Mollard

Tra il 2008 e il 2009 un gruppo di ragazzi ha derubato, per un valore di circa 3 milioni di dollari, le ville di Paris Hilton, Megan Fox, Lindsay Lohan e di altre celebrità, avvalendosi di semplici ricerche su internet e sistemi di sicurezza quasi nulli.

Gabriella Massimi (voto 7):

"E vai con lo shopping"

Nel grande buffet delle turbe adolescenziali la regista Sofia Coppola ci racconta questa: il furto compulsivo della banda del Bling Ring ai danni di famose star americane.

Lo stile coppola si conferma subito nei titoli di testa giallo fluo, con un font semplice, ma forti e decisi che ricordano quelli rosa del film Marie Antoniette.

Il film è ispirato a fatti realmente accaduti e in particolare la regista sottolinea una collaborazione con la giornalista che maggiormente si occupò della vicenda, Nancy Joe Sales, il cui articolo uscì su Vanity Fair nel 2010 col titolo "The Suspects Wore Louboutins" ("I sospetti indossavano Louboutin")

Trasformare una vicenda come quella della banda Bling Ring in una sceneggiatura non deve essere stata impresa facile, anche se è la stessa Coppola a dichiarare che l'articolo della Sales le sembrava proprio la trama di un film.

Incuriosita da questo articolo ho deciso di leggerlo per avere un'idea del materiale da cui è partita la regista. Tanto di cappello! Del resto stiamo sempre parlando di Sofia Coppola… Un articolo ricco di bugie e mezze verità, perché in ogni caso quasi nessuna delle dichiarazioni rilasciate dai ragazzi è stata mai confermata, non sembrerebbe lo spunto giusto per dare vita a un film con un inizio, uno svolgimento e una fine.

Ovviamente la regista ha dovuto modificare un po' la cronologia degli avvenimenti per darci appunto l'idea di seguire una storia, ma è comunque molto fedele alla realtà, e alle stesse parole dette dai ragazzi della banda californiana.

Si prova quasi dispiacere nel sapere che quei fatti sono realmente accaduti, che quelle frasi sono state realmente dette. Dei ragazzi giovani e carini, provenienti da famiglie agiate derubano con assoluta disinvoltura e superficialità le case di attori e divi dello spettacolo. Sembra quasi non si rendano conto di quello che fanno, non lo ritengono veramente qualcosa di sbagliato; per di più la fama che ne hanno poi guadagnato non penso li farà mai pentire veramente delle loro azioni.

Il fatto che Alexis Neiers, Nicki nel film, sia stata poi scelta per un reality show in televisione dimostra come ormai i ragazzi cresciuti nel mondo di Facebook e Twitter abbiano bisogno di mostrarsi ed esibirsi per un pubblico americano che, come ci dice Mark (Israel Broussard), subisce il fascino perverso delle storie alla Bonny e Clyde.

Un elemento ricorrente nello stile coppoliano è la scelta delle canzoni, quasi sempre dance o pop. Mentre però l'accostamento tra un sound del genere e la corte di Versailles di Marie Antoinette aveva dato un maggiore tocco di stile alla pellicola, in questo caso la scelta rientra nell'atmosfera discotecara del film.

Per quanto riguarda la scelta degli attori la Coppola ha insistito molto che fossero tutti adolescenti, della stessa età dei loro personaggi e per questo in alcuni casi alle prime armi. L'unica eccezione l'ha fatta per la 23enne Emma Watson che, allontanandosi sempre di più dalla maghetta Hermione, si destreggia bene nel ruolo della furbetta Nicki.

Dato che la banda del Bling Ring operava a Los Angeles, non c'erano dubbi che lì si sarebbe svolta la storia; del resto tutte le case delle star derubate si trovano a L.A., peccato che solo Paris Hilton abbia dato il permesso di fare le riprese nella sua vera casa, tra i suoi armadi e i suoi vestiti. Paris si è detta molto felice di poter collaborare al film, e lo stesso hanno pensato gli attori. Come dice Gavin Rossdale, nel film Ricky il promotore di nightclub, "… chiunque voglia essere qualcuno nello showbusiness ad un certo punto deve avere a che fare con Paris.".

Le modalità di furto dei nostri ladruncoli sono quasi sempre le stesse: si scavalca il cancello, ci si nasconde alla bell'e meglio dalle telecamere, si cerca quella porta che non è mai chiusa a chiave (quasi sempre dà sulla piscina), e poi ci si scatena in ogni stanza della casa.

Sicuramente il furto più bello dal punto di vista visivo e stilistico è quello ai danni di Audrina Patridge. Piazzando infatti la macchina da presa su una collina si ha una bella visuale della casa dall'alto, con i ragazzi che entrano ed escono da una stanza all'altra carichi di borsoni e vestiti. Un piano sequenza suggestivo e originale.

Alla fine la domanda giusta è: Bling Ring può essere un monito?

La Coppola risponde: "Credo che guardi alla nostra cultura e al fenomeno dei reality e a come queste cose abbiano influenzato questi ragazzi. Ho cercato di raccontare la storia in modo che chi la guarda possa farlo dal punto di vista dei ragazzi, scoprendo quanto sia divertente ed eccitante, per poi alla fine assumere un'altra prospettiva e capire che loro si sono spinti davvero troppo oltre. ".

Se mai vi capitasse di vagare nei pressi della casa di Paris Hilton e vi venisse voglia di salutare il chihuahua Tinkerball (nel film PeterPan) o fare quattro salti nella discoteca privata, ricordate che le chiavi sono sotto lo zerbino e giustamente il portachiavi è una Torre Eiffel.

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Maria Eleonora C.Mollard (voto 4):

"The Suspects wore Louboutins" è un articolo di Vanity Fair firmato da Nancy Jo Sales, da cui Sofia Coppola ha attinto per il suo quinto lungometraggio. Presentato nella sezione "Un Certain Regard" dell'ultimo festival di Cannes, sei anni dopo l'episodio dimenticabile di Marie Antoinette, la regista torna sul mondo adolescenziale, quello che avevamo imparato ad amare e a compatire nel tragico The Virgin Suicides, presentato proprio a Cannes, alla Quinzaine, ormai quattordici anni fa. Le "assidue" apparizioni sulla Costa Azzurra richiamano involontariamente un confronto tra opere così simili nelle tematiche e dissimili per le epoche in cui sono ambientate, etichettando definitivamente il capitolo sulla sfortunata regina di Francia come il vero punto di rottura della sua breve e fortunata filmografia. La solitudine, la ricerca di se stessi, lo spettro di colori ed emozioni della gioventù, tutto quello che caratterizzava l'universo di Sofia sembra disperdersi qui tra le bacheche di Facebook, le griffe e i party non vissuti ma riempiti da foto e droga. Marc/ Israel Broussard appena arrivato nel nuovo college viene "abbordato" da Rebecca/Katie Chang di cui subisce il fascino e l'innata sicurezza, vuoi per l'ossessione verso le celebrità della ragazza, vuoi perchè per la prima volta è riuscito a legare con qualcuno, nonostante le sue ansie e le sue insicurezze. Il plot sostanzialmente debole inizia a far acqua soprattutto nel secondo tempo, quando ci si accorge che la caratterizzazione dei personaggi è pressochè nulla, perdendosi in una bulimia d'immagini che si ripetono similmente in tutta la parte centrale del film. L'incipit viene completamente dimenticato e ripreso soltanto alla fine, durante un processo abbozzato in cui Rebecca/Katie Chang dimostrerà tutta la sua indifferenza verso i compagni di scorribande, compulsivamente assorta nel suo obiettivo e tesa al mondo dello star system. Nel 1973 tutti impararono a conoscere il personaggio di Kit /Martin Sheen nell'opera prima di Terrence Malick, più preoccupato della figura davanti ai mass-media che della possibile pena capitale, e Rebecca nel suo domandare ingenuamente alle autorità se Lindsay Lohan l'avesse citata, non è che una pallidissima ombra del protagonista della Rabbia Giovane/ Badlands. Come Kit, è figlia del suo tempo, prodotto della sua epoca che i registi nell'ultimo anno adorano rimarcare quanto questa generazione sia emotivamente arida e moralmente vuota, e come i modelli imposti dalla televisione e dal cinema abbiano creato dei mostri a proprio uso e consumo, come nel caso di Nicki/ Emma Watson, che dopo un attimo di sconforto sfrutta la propria visibilità per farsi largo nell'empireo delle vittime della gang, emulando le beniamine nel ripulire la propria immagine per poi vomitarla sul pubblico fino alla prossima condanna. Oltre l'interpretazione sempre valida di Emma Watson, che volente o nolente, brilla di luce propria nel piattume generale, forte del successo del meritevole Noi siamo infinito/ The Perks of Being a Wallflower. Sofia Coppola mostra pedestremente un caso di cronaca, e la fotografia per quanto curata - non più frizzante come in Marie Antoinette - e la colonna sonora sicuramente azzeccata - ancora una volta- per molti suoi fan, non bastano a scemare la delusione di 90 minuti di pura noia e, quando Kirsten Dunst appare in una delle prime scene non puoi far a meno di rimpiangere la musica degli Air e il malinconico ballo tra Lux/Kirsten Dunst e Trip/Josh Hartnett in The Virgin Suicides, accontentandoci di un vero e proprio prodotto pensato per la generazione tumblr, dove i fotogrammi colmi di make up e borse firmate spopoleranno tra i social network tanto indispensabili per le protagoniste. Se Sofia Coppola è la regista delle ragazze, qui decisamente ammicca ai protagonisti dietro i suoi occhiali colorati di rosa, inconsciamente (?) attribuisce le colpe dei figli ai media e ai genitori, e insiste a portare sullo schermo un racconto dove un film non è necessario perchè l'articolo si è già rivelato ampiamente sufficiente.

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Voto degli utenti: 4,2/10 in media su 5 voti.
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alexmn 5/10

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alexmn (ha votato 5 questo film) alle 2:38 del 22 settembre 2013 ha scritto:

dal trailer pare spring breakers da fighetti-radical-chic-fashion-victim..vedremo.

MariaEleonora alle 9:45 del 27 settembre 2013 ha scritto:

Anche! Siamo sinceri, è noioso

alejo90 alle 14:42 del 27 settembre 2013 ha scritto:

che bello avere doppie recensioni discordanti! obbligano a vedere il film per farsi un'opinione vedrò di recuperarlo...

MariaEleonora alle 22:12 del 27 settembre 2013 ha scritto:

ahaah si, dovremmo farlo per alcuni film

forever007 (ha votato 3 questo film) alle 15:09 del 13 ottobre 2014 ha scritto:

E' un film inutile, Sofia Coppola mostra in 90 minuti come sprecare il potenziale di una storia che poteva essere sviscerata in diverse tematiche, e che lei invece tratta superficialmente, con quelle sue solite canzoni che vorrebbero rendere il film più figo di quello che è, ma non ci riescono. Dove almeno provare a rendere tutto molto più "assurdo" ,perchè è assurdo che quattro ragazzetti idioti riescono ad entrare tranquillamente nelle case, perchè le attrici svampite lasciano la chiave sotto il tappeto ed è ancora più assurdo il fatto che sia successo. Il realismo del film lo rende frivolo, come se la regista non si fosse impegnata a fare nulla ,semplicemente ha raccontato un fatto di cronaca, come a sostituirsi ad un TG. Un film di cui non abbiamo bisogno.