R Recensione

8/10

Marcia Nuziale regia di Marco Ferreri

Commedia
recensione di Valerio Zoppellaro

Opera di Marco Ferreri composta da quattro episodi (Prime nozze, Il dovere coniugale, Igiene coniugale, La famiglia felice) che hanno per tema la crisi dell'istituzione matrimoniale nella società contemporanea.

Ugo Tognazzi è il protagonista di un film dissacrante sul matrimonio e sulla sua perdita di senso negli anni del boom economico. In Prime nozze due famiglie borghesi dell’ epoca organizzano un matrimonio tra i rispettivi cani dopo un lungo fidanzamento. Il racconto avviene su un piano di ordinaria nevrosi e di cordiale follia. Il protagonista raggiunge l’ apice dell’assurdo quando dà paio di mutande  alla sua amata cagna per impedire l’ atto sessuale prima del matrimonio.

Il secondo e il terzo episodio sono in un certo modo complementari. Il dovere coniugale è per lunghe parti un monologo di Tognazzi che recita  la parte di un marito respinto che deve sottostare ad una serie di vincoli coniugali. Emerge in particolare la frustrazione nel gestire il rifiuto della moglie a concedersi. Particolarmente originale la scelta del regista di concludere l’ opera con il protagonista che si addormenta nel momento in cui la moglie sembra finalmente propensa a voler fare l’ amore così, metafora della vita coniugale vista come una gabbia senza possibilità di uscita. Anche le inquadrature sono claustrofobiche, con una serie di primi piani che amplificano il senso di oppressione nella quotidianità della coppia.  

In Igiene coniugale invece i due sposi cercano di risolvere i propri problemi sessuali con una singolare terapia di gruppo finalizzata al “mantenimento dell’ istituzione del matrimonio”. Racconto fortemente lungimirante e difficile da comprendere oggi che le terapie di coppia sono fortemente diffuse, è probabilmente l’ episodio meno riuscito e più banale.

Fa invece sorridere La famiglia felice, ambientato in un futuro non ben specificato, con il matrimonio che è stato salvato dall’ istituzione di bambole antropomorfe. Anche in questo caso però la gelosia e il desiderio per altre donne prendono il sopravvento nel protagonista, quando si trova ad avere a che fare con l’ ultimo modello di  sposa-bambola, acquistata da un uomo più giovane. La riflessione finale del protagonista Igor Savoia sembra più che altro un amara ammissione da parte di Tognazzi sul significato del matrimonio, alla luce anche delle sue esperienze di vita. La sostituzione  degli esseri umani con creature antropomorfe verrà poi ripresa da Sandro Baldoni in Strane Storie – racconti di fine secolo nel 1994.

Ferreri mostra in modo cinico e surreale la sua visione del matrimonio negli anni del boom economico. La capacità di analisi del regista milanese è come al solito lungimirante e, come in altre opere più famose, viene descritta la perdita di senso nella vita dell’ uomo moderno,  soprattutto ne Il dovere coniugale. Lo sguardo di Ferreri è senza speranza e il matrimonio viene visto come l’oppio imposto dalla società cristiana e benpensante sul libero amore. Anche gli estremi tentativi di salvare il matrimonio dalle sue contraddizioni con assurde terapie (Igiene coniugale) o improbabili manichini perfetti (La famiglia felice) sono destinati a fallire miseramente. Particolarmente efficace la scelta dei violini in sottofondo che amplificano il senso di inquietudine. Tognazzi in grandissimo spolvero e perfetto per l’ opera. Film ridotto a soli ottanta minuti a causa della censura che impose il taglio di otto minuti.

Meno conosciuto di altre opere ma da non perdere per gli amanti del primo Ferreri, sotto molti aspetti  anticipa i temi dei più famosi Dilinger è morto, La Grande abbuffata e L’ Udienza. Da vedere.  

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