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R Recensione

7/10

La Cina E' Vicina regia di Marco Bellocchio

Politico
recensione di Alessandro Pascale

 Vittorio Gordini Malvezzi, professore di scuola media superiore ed uomo politico trasformista, si appresta a diventare assessore ed assume come factotum Carlo, giovane ragioniere militante del Partito Socialista Unificato, il partito con cui Vittorio intende schierarsi.

Avendo l'opportunità di frequentare quell'importante famiglia (i Gordini Malvezzi sono di nobili discendenze), Carlo entra in intimità con la sorella di Vittorio, Elena, e ne diventa l'amante pur essendo già fidanzato con la sua segretaria Giovanna. Quando lo scopre, Giovanna decide di vendicarsi e si mette insieme proprio con Vittorio.

mostra spoiler

Elena nel frattempo resta incinta e cerca di abortire ma Giovanna glielo impedisce, così come Carlo: i due ex fidanzati infatti si alleano e ne approfittano per migliorare la loro condizione sociale. Fanno intrecciare una serie di intrighi che si concludono solo con un doppio e forzato matrimonio: Carlo ed Elena, Giovanna e Vittorio.

Il film finisce con il maoista Camillo che aizza una muta di cani e gatti contro il fratello Vittorio proprio nel palco ove il docente sta svolgendo il suo comizio.

 

Nonostante La Cina è vicina sia un film del 1967 non è un’opera che tratta di movimenti (studenteschi, operai, ecc.), né tantomeno della rivoluzione culturale maoista, di cui all’epoca poco o nulla si sapeva realmente in Italia. È invece l’opera in cui maggiore è la denuncia di Bellocchio nei confronti del mondo socialista moderato, quello gravitante intorno al PSU (Partito Socialista Unificato) che negli anni ’60 era entrato al governo andando a formare assieme alla DC, al PRI e al PSDI il famoso quadripartito, blocco cardine della politica italiana di governo per i successivi vent’anni.

L’accusa è senza appello: i due personaggi principali sono due socialisti diversissimi tra loro eppure entrambi accomunati da un’adesione ormai puramente simbolica o degradata alla cultura socialista. Vittorio Gordini Malvezzi, professore miliardario, è un politico trasformista che accetta di candidarsi con i socialisti dopo aver girato tutti gli altri partiti. La sua adesione ad un “riformismo progressista” è una formula vuota che tradisce una vita pratica dedita al lusso e piena di compromessi e ipocrisie.

Il giovane ragioniere Carlo, trombato in lista dallo stesso Vittorio, è un militante di lunga data che dopo l’ennesima delusione politica decide che è arrivato il momento di soddisfare le proprie ambizioni sociali facendo la corte alla sorella di Vittorio, Elena, una donna abbastanza disinibita e assai intelligente. Anche Giovanna, ex-amante di Carlo, decide di mutare la propria condizione sociale facendosi mettere incinta per incastrare lo stesso Vittorio, presso cui lavora come segretaria. Qui emergono le maggiori ipocrisie del personaggio Vittorio, che tenta in tutte le maniere di defilarsi dalle proprie responsabilità per non dover sposare Giovanna.

Lo stesso atteggiamento di Giovanna d’altronde, che arriva ad un soffio dall’aborto clandestino per non restare obbligata a sposare Carlo. Questa però è per lo meno giustificata dal fatto di essere un personaggio pienamente inserito nella propria classe alto borghese-padronale, e di non fingersi quello che non è avventurandosi in una lotta politica non sua, condotta nella maniera più bieca e politicista possibile (fenomenale la scena in cui Vittorio cerca di convincere due zie suore a votarlo senza riuscirci).

La totale assenza di personaggi positivi è il tratto più saliente dell’opera: il vincitore pratico è in primo luogo Carlo, che ottiene vendetta e scalata sociale sfruttando la propria furbizia e le sue qualità di uomo di mondo. Egli però ottiene questo risultato nel rinnegamento dei propri ideali, accettando le pratiche del compromesso politicistico, della mercificazione femminile, con una freddezza più consona a quella di un automa piuttosto che di un uomo, secondo un’impostazione tipicamente faustiana. L’ipocrisia del moderatismo riformista si fonde con lo squallore sociale della borghesia, schiava dei giudizi altrui e della morale pubblica.

L’alternativa per ora non esiste, anche se uno sguardo divertito e simpatico viene rivolto al giovane e innocuo idealismo di Camillo (fratello di Vittorio e Giovanna) e dei suoi amici, simpatizzanti del maoismo-leninismo, la cui azioni recuperano una purezza e una sincerità uniche nella narrazione, ma che allo stesso tempo mostrano ancora troppe ingenuità per essere credibili politicamente, anticipando di fatto unicamente la facciata più goliardica del movimento studentesco di poco successivo.

Ne esce un quadro che mostra un’Italia di passaggio, dove le passioni amorose sono subordinate agli avventurismi di classe, dove l’istinto è frenato dal freddo razionalismo, e dove in definitiva, pur con un mordace uso dell’ironia e della satira, Bellocchio sembra voler esprimere tutto il proprio disagio per un mondo in cui al momento non sembra esistere neanche una reale alternativa politica cui aggrapparsi. Per lo meno non in maniera immediata, perché “La Cina è vicina” e la crescita psico-fisica dei giovani che si ispirano ad essa sembra l’unico barlume di speranza in un mondo dove il PCI viene citato sì e no tre volte unicamente in chiave negativa per esprimere la sua incapacità di fare vera opposizione.

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lorenzof.berra alle 22:09 del 4 febbraio 2014 ha scritto:

UN BELLISSIMO FILM

lorenzof.berra alle 22:09 del 4 febbraio 2014 ha scritto:

UN BELLISSIMO FILM

lorenzof.berra alle 22:40 del 4 febbraio 2014 ha scritto:

La Cina è Vicina di Marco Bellocchio rappresenta un film unico nel suo genere ,ricco di tematiche rivoluzionarie sia sul piano sociale ,che politico, che culturale. Marco Bellocchio è un regista molto versatile nel suo campo la sua carriera nasce nel 1959 anno di svolta ricevendo il diploma di regia al centro sperimentale di cinematografia a Roma,ma come ho scritto molte volte in questa sede ,il 1959 è stato anche l'anno di svolta per il cinema italiano,infatti al festival di Venezia vincono due film rivoluzionari ,elementi di superamento della fase del "neorealismo"italiano,e sono Rocco e i Suoi Fratelli di Luchino Visconti ,e Il Generale della Rovere di Rossellini,Bellocchio fu un grande produttore di mediometraggi, di lungometraggi e di cortometraggi,e infine fu un grande documentarista come lo furono Guerrasio e Rossellini,(lo ricordo per la presa al potere di Luigi xiv);ma l'anno di svolta per Bellocchio sara' il 1965 dove esordira' con un film unico nel suo genere "i pugni in tasca"un film violento nel suo essere costitutivo ,ricco di tematiche giovanili e di disagi del mondo giovanile,ricordo che in questo film l'attrice che esordi' fu Paola Pitagora,una giovane attrice molto versatile che interpreto' due sceneggiati della Rai :"I Promessi Sposi" di SANDRO BOLCHI e "A come Andromeda "di Vittorio Cottafavi,un periodo d'oro per la televisione ,era l'epoca del teatro in televisione, dove il cinema a sua volta attingeva per dare il meglio al pubblico nazionale e internazionale ,ricordo solo alcuni nomi di attori che dal teatro televisivo fecero cinema :Gino Cervi,Tino Buazzelli ,Paolo Ferrari ,Glauco Mauri ,Paolo Graziosi,e infine due grandi attori che seppero interpretare film Viscontiani famosi come Il Gattopardo, Rina Morelli e Paolo Stoppa. Il film di Bellocchio è un film che oserei definire come ho gia detto in altre recensioni "mediano"; ho imparato a comprendere dal filosofo Aby Warburg,il modo di computare e scandagliare le tematiche comuni ,il filosofo tedesco affermava che si poteva collocare su uno stesso scaffale l'Umanesimo Italiano non con l'era che lo ha preceduto,il medioevo ma con il mondo classico,e lo stesso Umanesimo con il neoclassicismo, lo stesso metodo lo possiamo applicare con il cinema La Cina è Vicina ,è ben lontano dai pugni in tasca ,ma molto vicina al film Una VIta Difficile di Dino RIsi,alla caduta degli dei di Luchino Visconti,a Fumo di Londra di SORDI ,ma vicino ,anche se lontano cronologicamente alla figura di Konrad in Gruppo di Famiglia in un Interno,di Luchino Visconti.Il film di Bellocchio rappresenta l'idea di una nazione isofferente e in profondo cambiamento ,i tre personaggi sono la rappresentazione diretta di quell'ipocrisia che in quegli anni si stava diffondendo in Italia ,l'idea di una Borghesia comunista e rivoluzionaria ,incapace di rinunciare ai privilegi ,ma capace solo a parole di vivere l'idea comunista ,e Vittorio ,Elena e Camillo sono il prodotto della corruzione morale del sistema familiare.Vittorio uomo fallito ma intelligente è sucube di una sorella ambiziosa in cerca di avventure sessuali con il collaboratore del fratello(Glauco Mauri),qui interpretato da Paolo Graziosi(lo ricordo per aver interpretato Nero Wolfe accanto a Buazzelli).dalla bocca di Elena si arriva a parlare di aborto ,un film dove la componente del politico sociale è comunque corrota da interessi ,il fratello Camillo che vive la chiesa ma solo in modo ipocrita,per poi abbracciare ideali Maoisti distruttivi che porteranno da li a poco al famoso movimento del 1968,e alla strategia della tensione,penso che la battuta che ho scritto nella mia recensione "le passeggiate al campo di marte" di Robert Guediguian sia reale :"non si puo avere la sinistra al caviale"questo Bellocchio non lo dice ,ma il resto lo lascio giudicare a voi.