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R Recensione

8/10

La Buca regia di Daniele Ciprì

Commedia
recensione di Alessandro Pascale

Oscar (Sergio Castellitto), avvocato truffaldino che prima decide di far causa ad Armando (Rocco Papaleo), ma poi, scoperta la storia di "malagiustizia" che si cela nel suo passato di ex detenuto alza il tiro e punta a far causa allo Stato per un risarcimento milionario.

Dopo il grande successo del dramma È stato il figlio, esordio registico in solista del 2012, Ciprì prosegue sulla via dell'emancipazione dalla fruttuosa collaborazione con Franco Maresco e realizza la sua seconda opera, svoltando improvvisamente verso il filone della commedia italiana. È però una commedia che si distacca assai dalle produzioni contemporanee, e affonda le sue origini soprattutto in un impasto tra le grandi produzioni tragicomiche degli anni '60 (I Mostri di Risi, Mario Monicelli, ma anche e soprattutto il cinema del maestro del grottesco Marco Ferreri) e le commedie americane che trovano in Billy Wilder il riferimento principale. L'intento esplicito e rivendicato di Ciprì è quello di creare una coppia di protagonisti capace di affiancarsi a mostri sacri come Jack Lemmon/Walter Matthau o Vittorio Gassman/Marcello Mastroianni.

L'obiettivo tanto ambizioso è lungi dall'essere raggiunto, ma il primo dato positivo è senz'altro offerto dal successo dell'azzardato affiancamento di Sergio Castellitto e Rocco Papaleo. Stupisce il ribaltamento dei ruoli per cui il primo, abituato a ruoli drammatici di elevata tragicità, venga trasformato in Oscar, un personaggio comico di stampo pirandelliano che vivacchia come avvocato con cause truffaldine sempre sul filo dell'illegalità. Papaleo invece, che ci ha abituato negli anni ad una comicità distaccata ed ironica, diventa il mite e a lungo tetro Armando, un vecchio disgraziato appena uscito di galera (30 anni!) per un crimine non commesso e rimasto solo al mondo senza soldi, famiglia e lavoro. Un personaggio tragico rappresentato ottimamente senza scadere nel patetico. A creare il punto d'incontro tra i due è un cane, simpaticamente ribattezzato Internazionale, e la dolce Valeria Bruni Tedeschi. Al di fuori del cast principale Ciprì mette in scena la solita straripante galleria di personaggi più o meno surrealistici cui ci ha abituato nelle produzioni di Cinico TV, anche se riprodotti in versione soft, sulla scia dei risultati ottenuti in È stato il figlio.

Particolarmente meritevole la raffigurazione dei giudici che durante il processo finale pensano unicamente alla partita in tv del cui risultato si fanno aggiornare continuamente dal “servo di colore”. La critica al potere e alle sue istituzioni, così distanti e distaccati dagli interessi dei cittadini, viene qui confermata da Ciprì, che riprende le istanze emerse nell'esordio. Il risultato è che si può ottenere giustizia solo mettendo da parte l'animo puro (incarnato a lungo dal bonario idealismo di Armando) e abbassandosi al livello della piccola truffa di cui è specialista Oscar. Il pessimismo sociale del finale viene però mitigato dall'ottica machiavellica per la quale dopotutto l'illegalità sia soltanto un mezzo per ottenere il fine della giustizia tanto ambita e fino a quel momento negata. Lo spettatore non può quindi che solidarizzare, tra le risate generali.

La Buca è in definitiva un film che si adatta benissimo all'Italia odierna ma che tenta, riuscendovi, di assumere una dimensione metastorica, dove il tempo, il luogo e i costumi disegnano un'ambientazione indefinita, esterna ad un contesto nitido, grazie anche alle scenografie assai ombrose di Marco Dentici e alla solita splendida fotografia dello stesso Ciprì. Ritmo e dialoghi incisivi completano una commedia dal valore notevole, che va ad accompagnare un altro gioiellino recente, L'arbitro, nella rinascita della commedia surreal-grottesca all'italiana.

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alexmn 6/10

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