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R Recensione

8/10

Coriolanus regia di Josie Rourke

Drammatico
recensione di Alessandro Pascale

Protagonista assoluto della tragedia è il generale romano Caio Marzio che, dopo aver condotto l'esercito romano ad una schiacciante vittoria contro i Volsci, viene eletto console ed insignito del soprannome “Coriolano” dal nome della città che ha espugnato. Ma i due tribuni della plebe Sicinio e Bruto sobillano il popolo di Roma a rivoltarsi contro Coriolano, uomo di poche parole più avvezzo alle armi che ai protocolli della democrazia. Il generale, indignato e adirato, esorta i patrizi ad esautorare i tribuni della plebe e a riprendere in mano tutto il potere “prima che i corvi arrivino a beccare le aquile”. Accusato quindi di alto tradimento, Coriolano è condannato all'esilio, proprio mentre i Volsci stanno raccogliendo il loro esercito per sferrare l’ennesimo attacco contro Roma. È dai Volsci, dunque, che Coriolano si rifugia per vendicarsi di tutto il popolo romano. Sono però la madre Volumnia, la moglie Virgilia e il figlioletto a implorarlo di risparmiare la città e Coriolano, infine, cede: firma un trattato di pace e fa ritorno a Corioli, dove i Volsci lo accusano di tradimento e lo uccidono.

Una delle opere meno note di Shakespeare viene riesumata sia con un riadattamento cinematografico (il Coriolanus cinematografico di Ralph Fiennes uscito nel 2010) sia soprattutto (ed è il tema del presente scritto) con l'enorme successo teatrale creato dall'innovativa e sapiente regia di Josie Rourke. Lo spettacolo, per assistere al quale c'è gente che ha dormito la notte fuori dalla biglietteria, dato che nel giro di 24 ore si sono volatilizzati tutti i biglietti, è stato presentato nel celebre National Theatre londinese. Il progetto di ripresa e distribuzione nelle sale cinematografiche dello spettacolo è opera invece della Nexo Digital, che ha programmato per il prossimo breve periodo anche la promozione di altre opere teatrali che si annunciano succose, quali War Horse e King Lear (con regia di Sam Mendes!).

Partiamo da quest'ultimo punto, dato che portare un'opera teatrale al cinema può sembrare un artifizio stucchevole e privo di senso, per quanto ciò sia pratica antica anche nel nostro Paese (si pensi alle registrazioni degli spettacoli di Eduardo De Filippo o di Carmelo Bene). La regia (non quella teatrale ma quella cinematografica) in realtà, per quanto televisiva, è alquanto dinamica e precisa, riescendo a catturare l'essenza dello spettacolo dandone una rappresentazione visiva adeguata. Si riesce insomma, attraverso diverse camere poste in posizioni strategiche sul palco, ad alternare punti di vista e riquadri capaci di cogliere ogni sfumatura delle recitazioni eccezionali degli attori, evitando così il rischio classico di staticità e noia.

La forza della visione sta naturalmente nell'incredibile bravura degli attori, la cui espressività riesce a sfondare anche lo schermo raggiungendo il cuore degli spettatori. Tom Hiddleston, giovane protagonista nei panni di Caio Marzio “Coriolano”, è perfetto in un personaggio non semplice: altezzoso, brutale, fiero, orgoglioso, violento, rude ma in fondo animato da buoni sentimenti. Alcuni ci hanno visto una sorta di anticipazione del moderno leader carismatico fascista. È una descrizione un po' rozza e limitativa, per quanto affondi in parte nella verità. D'altronde l'attualità dell'opera shakespeariana sta tutta nel tema politico di fondo, che rende così drammatico un racconto in cui è possibile specchiarsi tutt'oggi, a dimostrazione che certi classici sono tali perché in grado di parlare ai secoli: il senatore Menenius impersonato dal carismatico Mark Gatiss (attore, sceneggiatore e scrittore britannico, noto per le collaborazioni con le serie tv Doctor Who e Sherlock), non si discosta dal politico odierno, costantemente in equilibrio tra realismo politico, necessità di fare compromessi e slancio aristocratico con cui tendere alla conservazione dei propri privilegi di classe.

Da segnalare però più in generale l'eccellente recitazione dell'intera compagnia teatrale, alle prese con un tema, quello del rapporto tra ceto politico, istituzioni e masse popolari, tutt'oggi complesso e difficile da risolvere, spingendo lo spettatore a riflettere sul tema della democrazia in maniera assai critica. La conclusione dell'opera mostra infatti, nel ribaltamento totale dei ruoli che ne consegue, come il confine tra eroe e antieroe sia sottile e labile; come l'animo umano, perfino il più duro e roboante, sia in realtà fragile e delicato, se messo davanti ai sentimenti umani più nobili.

Questa è la grandezza dell'opera di Shakespeare, che ha ricevuto senz'altro degna riscoperta grazie ad un lavoro teatrale che merita senz'altro di essere visto. Direttamente a teatro se possibile, ma in caso contrario anche al cinema. E senza storcere il naso.

 

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