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6/10

Amare per sempre regia di Richard Attenborough

Biografico
recensione di Alessandro Pazzola

1918, Nord Italia. Nell'ultimo anno della prima guerra mondiale, sul fronte italiano il film racconta la storia d'amore tra Ernest Hemingway (Chris O'Donnell), corrispondente di guerra e volontario della Croce Rossa, ferito in trincea nei pressi del Piave e Agnes Von Kurowsky (Sandra Bullock), infermiera della Croce Rossa.

L'adattamento cinematografico di Richard Attenborough,( il grande pubblico lo ricorda per il premo oscar per il film Gandhi del 1983, e per aver partecipato al film Jurassic Park di Steven Spielberg del 1993) della storia d'amore narrata nel libro autobiografico Addio alle armi di Ernest Hemingway, e ( in questo adattamento) dal libro di Henry Villard (qui interpretato da Mackenzie Astin) Hemingway in love and war, è un film interessante che offre qualche spunto di riflessione.

Terzo adattamento cinematografico della nota vicenda narrata nel libro di Hemingway, i primi due film furono Addio alle armi di Frank Borzage del 1932 e Addio alle armi di Charles Vidor del 1957.

Questo film è stato giudicato negativamente dalla critica soprattutto per l'infedeltà ai libri, un esempio su tutti il fantomatico incontro del lago Michigan alla fine del film, di cui non si parla ne sul libro di Villard ne in quello di Hemingway.

La critica ha giudicato in maniera negativa anche le performance del cast prendendo di mira soprattutto l'interpretazione di Chris O'Donnell e “salvando” Sandra Bullock.

Ernest Hemingway in questo film è rappresentato come il giovane, spavaldo idealista per cui la guerra è quasi un gioco, discutendo con i soldati italiani dice che i fucili sono poesie, e ha modo di scoprire nella maniera più brutale, sulla propria pelle, ciò che la guerra è in realtà.

Ma ciò che gli fa perdere l'innocenza, ciò che fa crescere il “cucciolo” (come viene chiamato da Sandra Bullock) non è la guerra ma la la storia d'amore, che è il classico primo amore giovanile, con Agnes Von Kurowsky, che invece rappresenta la donna, ormai adulta, un po' disincantata dalla vita.

L'interpretazione tanto criticata di Chris O'Donnell nei panni di Hemingway è buona, soprattutto nella prima parte del film, riesce a trasmettere allo spettatore la fanciullezza, l'idealismo del personaggio interpretato, si perde (come tutto il film del resto) nella seconda parte, ma non è interamente colpa sua.

Colui che non è riuscito a emergere in questo film è l'attore italiano Emilio Colucci, che interpretava il dottor Caracciolo, rivale di Hemingway per il cuore della bella Agnes, non riesce a dare risalto al suo personaggio, a dargli spessore.

L'atmosfera nel film è ben curata, la guerra viene rappresentata nella sua cruda realtà, senza l'ausilio di scene troppo sanguinose, semplicemente mostrando un'atmosfera pesante che coinvolge anzitutto l'infermeria dell'ospedale ( la scena della partita a carte è emblematica), ma coinvolge anche la storia d'amore dei protagonisti, i cui momenti allegri saranno sempre spezzati da morti o da episodi inerenti alla guerra, che sarà sempre protagonista del film.

La storia d'amore tra i protagonisti nella prima parte è raccontata abbastanza bene, una relazione raccontata in maniera velata, senza cliché, con la guerra presenza costante come si accennava in precedenza. Utilizzando le parole di Sandra Bullock “la guerra rende tutto più squallido”.

Purtroppo questo film crolla nell'ultima mezz'ora, se Chris O'Donnell era riuscito a interpretare bene “il cucciolo”, quando deve rappresentare l'uomo adulto la sua interpretazione non è convincente. La colpa non è interamente sua, la regia nell'ultima parte non è all'altezza introducendo alcuni cliché che guastano totalmente il film.

Il primo è nella scena in cui Hemingway legge la lettera inviata da Agnes nella quale viene lasciato, la scena che dovrebbe rappresentare la maturazione del personaggio derivante da una delusione amorosa si conclude semplicemente con la distruzione della camera.

Il secondo è nella scena del lago Michigan, la scena della tentata riappacificazione tra Hemingway e Agnes. Questa scena è stata criticata aspramente per l'infedeltà al libro, tuttavia bisogna dire che la scena ha senso nella struttura del film, serve a mostrare l'orgoglio ferito e la completa maturazione del personaggio, tuttavia la scena è costruita male, O'Donnell sembra uno che si è svegliato la mattina con il piede sbagliato piuttosto che un uomo ferito per amore, anche l'interpretazione di Sandra Bullock non è convincente, i dialoghi sono scritti male. Tuttavia il cliché è insito nell'ultima frase, quel “Ti amerò per sempre”, che, ahimè, demolisce una storia d'amore fino a quel momento ben rappresentata.

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