A Nolan. Un filo rosso

Nolan. Un filo rosso

Il cinema che parla di sé è il cinema consapevole

Il cinema che parla di sé è il cinema consapevole.

I primi di Novembre uscì l’ultima fatica di Christopher Nolan, Interstellar ,  ed il risultato era prevedibile : l’ennesimo ampio successo di pubblico ed il non altrettanto unanime consenso della critica (per non soffermarci sulla considerazione dell’AMPAS nei suoi confronti ). Molte questioni si posso recriminare al regista britannico  ma non si può certo affermare che il suo modo di concepire la settima arte non racchiuda in sé una pluralità di significati e di piani di lettura , nonostante la natura ed il target dei suoi ultimi progetti. Per avvalorale questa tesi , si può certo riconoscere che vi è una ( sottile ) linea rossa , che attraversa le varie produzioni nolaniane , maggiormente celata delle altre .

 Partiamo dalla considerazione più cristallina , cioè la grande metafora che si cela dietro Inception (2010): cos’è il “sogno condiviso” ,se non altro che vivere l’esperienza , insieme ad altri individui, di quella meravigliosa illusione creata da un fotogramma che scorre di fronte ad un obiettivo ,proiettata dalla luce ? Ossia la suddetta pellicola racconta al proprio interno le fasi ed il processo creativo di un opera cinematografica a cui assistiamo durante lo svolgimento ; emblematico è il personaggio di Arianna , interpretata da Ellen Page , (chiaro riferimento al mito del minotauro ) che ha il compito , nei vari livelli , di dar forma alla propria immaginazione : lei è la scenografa ( questo ragionamento può essere esteso a tutti i personaggi chiave , ovvero Cobb  come regista , Mr. Saito come produttore ecc.).Per realizzare un  innesto  :”Non è solo la profondità ( si fa riferimento ai “piani del sogno” ): è che l'idea deve essere semplice per svilupparsi naturalmente nella mente del soggetto. È un'arte molto sottile “ afferma  Eames , l’attore. La semplicità concettuale nella complessità strutturale : una dichiarazione di poetica. La dialettica sul metacinema trova le sue radici nei suoi due primissimi lungometraggi ( anche nel corto Doodlebug , dove inizia a giocare con il linguaggio filmico) Following e Memento , rispettivamente del 1998 e del 2000. Il primo ruota attorno all’ossessione di uno scrittore ,Jeremy Theobald , nel pedinare le persone. Siamo veramente sicuri che l’unico individuo avente la mania di seguire e spiare , incuriosito dalla vita altrui, sia solamente il protagonista e non ci sia nessun’altro che lo  insegue a sua volta con una cinepresa in mano ? Il secondo narra di Leonard Shelby ( interpretato da Guy Pearce ) e della sua strenua lotta per sconfiggere le frodi della mente. Memento è basilare in ciò che stiamo cercando di immaginare : l’inganno cinematografico può essere attuato a causa dell’amnesia anterograda che affligge lo spettatore e che da liceità al film-maker di raggirarlo. Ciò è collegato direttamente al concetto portato avanti in The Prestige (2006), dove non si rivela il trucco ( mai farlo !) ma il direttore creativo ci avverte di essere un illusionista e di saper utilizzare il medium a suo vantaggio. Chris in tutto questo è abile : tutta la sua regia si basa sulla diversa prospettiva delle situazioni e sulla ciclicità del montaggio , ovvero ci rivela sempre verità parziali le quali vengono modificate nel corso del tempo,  assumendo progressivamente completezza.

Se si parla di tempo , non si può in questo caso non citare proprio l’ultimo arrivato in casa Nolan , Interstellar. Utilizzato da sempre dal regista come elemento strutturale per creare tensione (il succedersi del tempo nel sogno , il tempo della memoria , le tempistiche del prestigio ) , qui assume implicazioni più complesse (divenendone la “ singolarità gravitazionale”) oltre alla suspense immancabile ( il ticchettio delle lancette che sentiamo nella colonna sonora di Hans Zimmer è un richiamo evidente ). Immaginando un quadro , si può affermare che si tratti di un arte a tre dimensioni : altezza, lunghezza e profondità. Anche una foto , ovviamente , ha le stesse caratteristiche. Se volessimo aggiungerne una quarta , il tempo , cosa otterremmo ? Il movimento , come successione di rappresentazioni (date dalla singola impressione ) , che spezza la stasi e , conseguentemente ,crea un intreccio. Il parallelismo con l’ultima pellicola è ormai evidente. Nel momento cruciale, Cooper afferma che “loro” siamo “noi” nel futuro. D’altronde , se si riesce a controllare il tempo ed a scalarlo come una montagna , che differenza c’è tra ieri , oggi e domani ? Ma chi riesce a farlo ? Coloro che riescono a manipolare e creare attraverso l’arte a quattro dimensioni ; nel nostro caso il regista e l’intera troupe che grazie al montaggio può muoversi a piacimento nel tempo e nello spazio e far muovere lo spettatore , gettandolo al di là di un telo bianco  per ammirarne l’illusione e relazionarsi ad essa .

La carriera di Christopher Nolan non rappresenta solamente l’ascesa di un grande regista pop della contemporaneità , è anche un viaggio all’interno di una galassia irradiata da una stella accecante : il cinema.

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