Sadie regia di Craig Goodwill
Thriller
Durante il tour promozionale del suo libro in Italia, la scrittrice in erba Sadie Glass incontra il suo ex amante Alex, che la convince a seguirlo assieme a un’enigmatica ragazza di nome Francesca in una villa immersa nella campagna piemontese. Qui Sadie dovrà affrontare i demoni del suo passato, restando coinvolta in un surreale gioco di omicidi e sadismo.
Una linea sottile. Il nuovo film di Craig Goodwill (Teenage Angst, Forgotten Children) si sviluppa e gioca interamente su una sottilissima linea che, a mio parere taglia cruentamente il film e la critica a metà. Visionario, attento, onirico, esteta, la storia della bella Sadie (nome profetico, la soddisfazione dei bisogni carnali attraverso la crudeltà fisica e mentale) trascende la necessità del racconto filmico, divenendo a tratti un formato estremamente figurativo, a metà tra un quadro rinascimentale e un videoclip. Girato a Torino e provincia, grazie alla Piemonte Film Commission, il film supera senza problemi quella sgradevole sensazione di rappresentazione dell’Italia vista da occhi stranieri, auto-definendosi in quanto incubo, sogno, fantasia e meritando la definizione di “Grande Bellezza torinese”.
Tuttavia, la linea è estremamente sottile e può agilmente spezzarsi. Nel finale, purtroppo, i ritmi del videoclip prendono il sopravvento, soffocando i momenti poetici (Francesca/Marta Gastini che declama all’interno del teatro della villa, a sua volta teatro di massacri e giochi sadici), fino a giungere ad una conclusione effettivamente sottotono, estraniante e niente affatto in senso positivo, se mai potrà esistere.
Nel complesso, e soprattutto a mio giudizio personale, Sadie è una bellissima parabola visuale sull’amore, il piacere, la morte e il dominio sull’altro, incellofanata in un’aurea di estetica ed estatica perfezione che può rendere il film poco digeribile, certo, ma non meno efficace e doloroso.
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