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7/10

Battaglia per la Terra 3D regia di Aristomenis Tsirbas

Avventura
recensione di Alessandro Pascale

Le continue guerre condotte dall’umanità hanno portato all’esplosione-distruzione del nostro pianeta oltre che dei vicini pianeti colonizzati (Marte e Venere). Per trovare salvezza l’umanità cerca un pianeta su cui vivere e trova Terra, il quale però è già abitato e presenta un’atmosfera non sostenibile per l’umanità, la quale dovrà scegliere tra quella che appare un’alternativa obbligata tra una salvezza raggiunta con le armi e un inutile ma rispettoso dialogo con una popolazione indigena pacifica e inerme.

Oramai sembra ufficiale: sul pianeta Terra non ci resteremo per molto. Questo almeno il messaggio che sembra assodato dagli ultimi film d’animazione. Battaglia per la terra non è infatti poi così distante da Wall-e, gioiellino d’animazione uscito l’anno passato. Entrambi prevedono una Terra ormai inabitabile (in questo caso addirittura distrutta) e il conseguente ripiego su una mega astronave che raduni i cocci dell’umanità. Ma mentre in Wall-e questa si era sistemata talmente bene da diventare pigra e opulenta qui invece sembra di stare in una scassatissima stazione spaziale russa, con continui incidenti e una scadenza a termine oltre cui non si può andare, pena la morte di tutta la specie.  

La ricerca ossessiva di un pianeta da sfruttare conduce dunque a quello che viene ribattezzato con originalità Terra, abitato dai terriani e che appare per la verità molto simile a Saturno per i suoi anelli. Terra sarà invaso improvvisamente e con ferocia dagli umani, comandati dallo spietato generale Hemmer incapace di pensare ad un qualsiasi accordo con i pacifici abitanti del pianeta.  

La struttura del film e per certi versi molti punti in comune della trama obbligano a un parallelo con alcuni storici film di fantascienza spaziale, quali Star Trek (la mega-astronave in questione), Star Wars (i combattimenti, le forme delle navicelle, le pistole laser) e curiosamente il vecchio Indipendence Day, pietra miliare del blockbuster anni ’90 che per effetti speciali, cast e imponenza del progetto è diventato inevitabilmente un punto cui volgere quantomeno uno sguardo prima di lanciarsi nel filone in questione.  

E i punti di contatto sono davvero tanti, seppur con l’ovvia inversione di ruoli: gli invasori cattivi tecnologicamente e militarmente avanzati qui sono gli umani (ben scusati da un improvviso colpo di stato militare, non sia mai!) mentre il popolo “indigeno” dopo una serie di batoste rovinose trova inaspettatamente la forza di reagire. Così come Will Smith cattura l’alieno che gli dava la caccia qui l’avventurosa teenager indigena Lama cattura il pilota-tenente Jim Stanton.  

Abbiamo il viaggio all’interno del mondo nemico che pone le basi per la sua sconfitta. L’ovvia battaglia finale tra astronavi. Addirittura si assomigliano le strutture del corpo invasore nel momento fatidico della sua eliminazione che avviene praticamente nello stesso identico punto in cui Russell Casse andava a schiantarsi per distruggere gli adorati alieni. Le differenza naturalmente ci sono, definite dall’ovvia considerazione che l’umanità in fondo è buona e non ci si può certo permettere di farla morire.  

Da qui il riscatto che avviene con il sacrificio stesso del tenente Stanton, che garantisce paradossalmente ad entrambi i popoli di sopravvivere pacificamente sullo stesso pianeta. Una convivenza pacifica che nasce quindi dalla conoscenza e dal confronto con un Altro che si scopre non essere così diverso da sé. Ovvio il messaggio di fondo contro ogni tipo di razzismo e intolleranza, così come ovvio appare il rifiuto di ogni tipo di ricorso alla violenza, la quale non riesce dove arriva invece la solidarietà e la volontà d’animo.  

Un pamphlet di buona creanza insomma Battaglia per la terra, ottimo per piccoli ma soprattutto per grandi, anche se i segnali politici che emergono non solo dalla situazione italiana ma addirittura da quella europea ci confermano che le direzioni verso cui si sta andando sono proprie quelle rese dal film in una maniera neanche così irrealistica. C’è da sperare che la redenzione sia davvero possibile anche all’ultimo momento e non sia solo un film…

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