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5/10

Il viaggio di Norm regia di Trevor Wall

Animazione
recensione di Ivana Mette

L'orso polare Norm non sa andare a caccia, ma in compenso possiede un dono raro: come il nonno, che un tempo governava l'Artico, Norm riesce a parlare agli esseri umani. Quando Vera, la coraggiosa direttrice marketing di una società edile, si presenta nell'Artico per girare uno spot tv per promuovere case di lusso per il suo spregiudicato datore di lavoro, il costruttore miliardario Mr. Greene, Norm sa di dover fare qualcosa per salvare il suo habitat. Incoraggiato dal suo mentore, il gabbiano SOCRATE, Norm lascia la sua famiglia e si imbarca su una nave diretta verso la città di New York, insieme con tre piccoli e dispettosi - e quasi indistruttibili - lemming.

A Manhattan, dove gli insensibili newyorkesi lo credono un attore in costume da orso polare, Norm diventa improvvisamente una celebrità, con tanto di flash-mob a Times Square e inviti a talk-show televisivi. Ma è Olympia, l'intelligente figlia di Vera, che lo aiuta a mettere in atto un piano per evitare che Mister Greene colonizzi l'Artico.

Ricco di canzoni, con una animazione accattivante, danze scatenate e tante risate, Il viaggio di Norm dimostra che, per quanto freddo sia, non c'è nessun posto come casa propria.

 

Il viaggio di Norm si presenta inizialmente con un incipit eccessivamente noioso e poco coinvolgente, basato su un elementarità e un semplicismo poco adatto al pubblico più vasto e circoscrivendo la sua visione allo spettatore bambino e niente più.

Dopo la parte iniziale, nel momento in cui il protagonista decide di abbandonare il suo habitat naturale, la storia si fa più interessante. La trama rimane poco articolata e scarsa di colpi di scena, se non banale, ma sicuramente più coinvolgente e stimolante, grazie anche alla presenza dei piccoli aiutanti del protagonista, che forse più di lui riescono a reggere il film, donandogli quel tocco di brio che in loro assenza, probabilmente, non sarebbe esistito.

Il film si presenta essere una combinazione di dialoghi cheap e alquanto deludenti, che presentano a tratti qualche parola forbita, apparentemente piazzata là solo per dare l’illusione di un film educativo e colto. Da questo punto di vista, il messaggio e il lato educativo arrivano e a gran voce anche, ma rimane il fatto che sono vincolati e messi in mostra in un contesto di elementarità che fa storcere il naso. Certo poco si ha a che vedere con  pellicole Disney/Pixar e con relativi film ambientati sui ghiacci, la cui qualità è ad un livello superiore.

Forse troppo vicino alle animazioni televisive odierne che piangono i vecchi tempi degli anime anni 80’ e 90’, con rappresentazioni fin troppo a buon mercato, caratterizzate da animazioni (digitalmente parlando) molto scarse e plastificate, che troncano un genere che in altri parti del mondo è catalogato come arte.

Purtroppo dal punto di vista dell’animazione Il viaggio di Norm manca il segno. Poca attenzione ai movimenti dei personaggi, e alle loro espressioni, quasi a rallenty in certi casi e al limite col robotico, per non parlare delle leggi della fisica, in particolar modo per quanto riguarda il peso, in primis, del protagonista. Anche i movimenti scoordinati ed eccessivamente fluidi dell’antagonista, quasi disturbano la visione. Questo può essere positivo per l’intento di creare astio nei suoi confronti, ma tecnicamente parlando, rimane un elemento di disturbo.

Nonostante le varie note negative, è giusto evidenziare anche dei lati positivi. I balletti divertenti, per quanto patetici agli occhi di un adulto, l’ironia non eccessiva, ma che trova un suo perché e la presenza di un diverso tipo di “amore”, ad esempio. Quest’ultimo, nello sviluppo della trama si ritrova essere legato non più solo al rapporto maschio/femmina, ma riscopre il legame con la famiglia e con la propria terra/casa ed è su questo che ci concentra, forse cercando alla lontana di emulare il tentativo ben riuscito di Frozen di affrontare tale tematica in chiave nuova rispetto ai suoi precursori.

Un film leggero, piacevole e con qualche punta di divertimento, ma certamente non di qualità sufficiente per essere classificato “per tutta la famiglia” ne tanto meno per reggere l’inno di incitamento che nasconde una poco riuscita campagna di marketing, “l’avventura più divertente dell’anno”.

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IvanaM 5/10

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