Roadies (Showtime, 2016)

Roadies ha tutte le potenzialità per diventare il nuvo entourage e non c'entrano solo l'ambientazione "artistica" da dietro le quinte (lì il cinema, qua la musica) ma anche perchè è un prodotto innatamente divertente e leggero. Ha prorio quel feeling, e quello è come la bravura in matematica: o ce l'hai o non ce l'hai.

Ma Roadies preferisce essere tenero, commovente, colmo di nostalgia anche se ambientato ai giorni nostri, traboccante di frasi profonde su "l'amore per la musica" nella profonda convinzione-convinzione che segue cameron crowe dai suoi giorni in cui scriveva a rolling stones  poi finiti nel pluripremiato e qui pluricitato Almost Famous - che chi lavori nel mondo musicale (in questo caso, quello dei concerti live,gestiti in toto appunto dai "roadies") lo faccia in massima parte per passione e giusto in finale, se proprio si deve, per un rendiconto monetario. Il tour come famiglia e l'eguaglianza tra "normali" e "superstar" in viaggio è qualcosa che ha sempre interessato Cameron Crowe: lo stesso Robert Plant diceva, parlando delle groupie anni 60 (che come ben descrive pamela des barres, potevano entrare nei dietro le quinte solo bussando, mentre ora "ci sono letteralmente dei fili spinati")" è molto più quello che hanno fatto loro per noi che noi per loro": tutto bellissimo, tutto interessante , ma dov'è? E se la risposta é semplicemente "non c'è più" perchè parlarne? Buone le prove di carla gugino e luke wilson, anche se strana la loro alchimia da ex coniugi ancora innamorati (?) : per usare un espressione cara al morandini infatti "lei recita troppo, lui sembra non stia recitando per niente".