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R Recensione

7/10

Don't Trust the B---- in Apartment 23 (Fierce Baby Productions, Hemingson Entertainment, 20th Century Fox Television, 2012)

Commedia
recensione di Flavio De Cinti

All'interno dell'appartamento 23 di un grattacielo di New York vivono due giovani donne, Chloe e June, completamente diverse tra loro. June è una ragazza di provincia, una biondina un po' ingenua ma anche molto tosta, appena arrivata nella grande mela per inseguire i suoi sogni; di fronte però alla cruda realtà della vita, si ritrova a diventare coinquilina di Chloe, una ragazza amorale e sociopatica, ladra e truffatrice, dedita alle sbronze e al sesso occasionale. Nonostante questi stili di vita agli antipodi, la convivenza porta le due ragazze ad instaurare una strana amicizia; la timida June, sotto l'apparenza di brava ragazza, quando serve sa mettere in mostra un bel carattere, mentre la bizzarra Chloe, molto in fondo, dimostra di avere anche lei un cuore. Alle loro vicende quotidiane finisce per unirsi spesso anche il miglior amico di Chloe, l'attore James Van Der Beek, che a quasi dieci anni dalla fine di Dawson's Creek cerca ancora di smarcarsi dal personaggio di Dawson Leery per rilanciare la sua carriera, passando le sue giornate tra mille provini e fan ossessive e deliranti.

Hype. Montatura. Termine utilizzato spesso negli ultimi anni riferito a svariate serie televisive, gonfiate da fattori esterni come recensioni ingannevoli, guest star, retroscena resi pubblici e alla fine dei giochi prive di qualsiasi contenuto. La vecchia storia del tutto fumo e niente arrosto, per capirci. Questo “Apartment 23” (lo chiamerò così per comodità) aveva inizialmente tutte le carte in regola per essere inserito di diritto in questa categoria.

Non saprei nemmeno dove cominciare per mostrare la paraculaggine di questo plot. In più, aggiungiamoci che era in onda sulla ABC, network che sulle comedy ha da parecchi anni assunto la seguente politica: mandare in onda settecentoquaranta stagioni di "Modern Family" ad oltranza e stop. Per non parlare poi di trama e location molto simili a “2 Broke Girls”, una serie non esattamente indimenticabile. Aggiungiamoci presunti luoghi comuni come la bionda buona e la mora cattiva, ragazza di campagna vs ragazza di città, l’appartamento newyorkese con reminiscenze di sitcom anni ’90 e una reminiscenza anni ’90 vivente come James Van Der Beek come recluta nostalgici. Poi parte l’episodio pilota e questa serie di elucubrazioni mentali sparisce praticamente senza lasciare tracce. Una serie scritta e recitata bene. Le due protagoniste sono azzeccatissime; Dreama Walker è dolce e naif senza essere irritante ed è molto brava nel suo ruolo di finta protagonista/narratrice che diventa la spalla perfetta per Krysten Ritter, vera protagonista della serie. Per quanto riguarda la Rytter, dire che la parte di “B----“ è scritta per lei è quantomeno riduttivo ed è impossibile non subirne il fascino, soprattutto per chi l’aveva già adorata come Jane in quel capolavoro dei nostri giorni che è "Breaking Bad". Politicamente scorretta nel vero senso della parola e non nell’accezione glamour e innocua che attenderesti da un personaggio di una commedia ABC. La bravura delle protagoniste rende inoltre molto scorrevoli e ritmate le dinamiche tra le due coinquiline, che sono la parte centrale dello show e che consistono  nel seguente schema: Chloe è una stronza annoiata e trascina June in situazioni a dir poco grottesche. Uno schema talmente semplice che non può non funzionare. La marcia in più di "Apartment 23" è però James “Dawson Leery” Van Der Beek. Un’intuizione talmente semplice e geniale da parte degli autori che ci si chiede perché non sia stata proposta prima sullo schermo, dato che è a tutti gli effetti un personaggio win-win. Chi odiava "Dawson’s Creek" rivaluterà in due secondi l’attore in questione, chi già lo apprezzava all’epoca resterà folgorato dall’autoironia del buon James (di cui, per inciso, ha già dato ampia prova in passato). È la variabile impazzita che rende la trama , già buona e solida, imprevedibile e molto più divertente. I riferimenti a "Dawson’s Creek" sono ovviamente presenti in ogni episodio, ma non stancano mai, fanno sempre ridere e sono usati con mano leggera dagli sceneggiatori. Si vede lontano un chilometro che JVDB ha portato sullo schermo esperienze personali passate, probabilmente anche traumatiche all’epoca, che ora riutilizza alla grande, portando momenti comici davvero alti e dannatamente autoreferenziali.Degno di nota anche il supporting cast, che riesce a più riprese ad inserirsi in maniera convincente nelle vicende del terzetto principale. Molto azzeccati e funzionali i personaggi di Eli(il vicino maniaco), Luther (l’assistente omosessuale di JVDB), Mark (il collega di Jude alla caffetteria dove lavora) e Robin (la ragazza asiatica vicina di casa ossessionata da Chloe).

Tra i grandi pregi di questa comedy,quello che sorprende maggiormente è l’elevato tasso di citazionismo. Oltre al citazionismo d’ordinanza su "Dawson’s Creek", "Apartment 23" tira in ballo diverse serie televisive con battute e situazioni che possono rimandare a "Grey’s Anatomy" come a "Mad Men" o perfino "Hercules" (ottimi in tal senso i cameo di Kevin Sorbo e Kiernan Shipka). Una serie che ogni tanto si prende anche il rischio di fare battute che non tutti possono capire, altra cosa non propriamente da comedy ABC. È doveroso però aggiungere che “Don’t Trust The B---- In The Apartment 23” è retto soprattutto dalla capacità di Krysten Rytter di rendere un personaggio realmente cinico, umorale e schizofrenico in una maniera convincente che richiama da vicino l’interpretazione di Meryl Streep ne “Il Diavolo Veste Prada”, portandola all’estremo. In conclusione, questa piccola comedy ABC funzionava molto bene ed è un vero peccato che non l’abbiano rinnovata per una terza stagione (soliti alti e bassi con gli ascolti), dato che si era rivelata una serie divertente e a suo modo innovativa.

“Don’t Believe The Hype” cantavano anni fa i Public Enemy in una loro famosa canzone. Per una volta, ci permettiamo di dissentire.

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