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R Recensione

7/10

Arrow [Stagione 1] (Warner Bros. Television, 2000)

Azione
recensione di Andrea Grollino

Oliver Queen, playboy miliardario, naufraga su di un’isola per ben cinque anni. Una volta tratto in salvo, e torna finalmente a casa, a Starling City, dove, una volta giunto, assume l'identità segreta nota come “Il Giustiziere” per combattere il crimine e la corruzione che dilaga nella sua città. Oliver segue le indicazioni di una lista lasciatagli da suo padre, subito dopo la sua morte, avvenuta durante il naufragio. Si tratta di una vera e propria “black-list”, ossia un elenco di nomi appartenenti a persone che “hanno tradito la città”, per l’appunto Starling City. Assumendo l'identità segreta di Incappucciato (Hood in originale, nomen omen), Queen sfodera quelle abilità fisiche e, soprattutto, la maestria nell'arco, sviluppate nel suo isolamento quinquennale. Giorno dopo giorno, il giustiziere Freccia Verde depenna i malvagi dell'elenco paterno eliminandoli o assicurandoli alla giustizia.

Diciamocela tutta: Arrow ha vinto contro la pesante eredità lasciata dal deludentissimo Smallville. Proprio così, perché sono pronto a scommettere che quattro telespettatori su cinque, non appena il trailer della serie gli passò dinanzi, hanno pensato, “ecco un’altra boiata alla Smallville”. Lo dico perché anche io ero tra quelli.

Ad oggi, con mio sommo gaudio, affermo che mi sbagliavo … e di grosso per giunta. Ci troviamo davanti ad un lavoro di sceneggiatura davvero niente male che sfoggia una serie d’intrecci politici ed action, ben amalgamati con un elemento rischiosa come il flash-back, il quale viene usata diligentemente, per dare una linea ben tratteggiata ad un personaggio fumettistico altrimenti inutile. Se qualcuno di voi, in uno slancio di curiosità, proprio come successe a me qualche mese fa, si dovesse prendere la briga di fare un giretto su internet e vedere chi o cosa è il personaggio di Freccia Verde, scoprirà ben poco, perché poco è l’aggettivo giusto per quantificare quello che in effetti è un personaggio riempitivo nell’intero panorama DC Comics. Gli autori della serie, hanno ricreato un personaggio letteralmente da zero, facendolo rinascere  e dandogli un background decente e fornendo una spiegazione plausibile alla domanda “come ha fatto sto tizio, in soli cinque anni su un’isola ad imparare a tirare con l’arco meglio di Robin Hood?”. Domanda più che lecita anche perché, gli autori del fumetto, liquidano il quesito dicendo che la fame spinge a fare cose oltre l’umana comprensione. Affermazione più opinabile e con diverse sfumature aggiungerei.

Tornando a noi. Nei panni di Arrow troviamo Stephen Amell (Closing the Ring, Screamers 2 - L'evoluzione, New Girl, The Vampire Diaries – 2x13 e 14), il quale nonostante abbia l’espressività di un monumento statale, rende la sua interpretazione adeguata e godibile, dando l’idea chiara e distinta di chi ha vissuto determinate vicende e non ha alcuna voglia di parlarne. È un po’ il classico cliché dell’eroe taciturno e imperturbabile ma non si tratta di una pecca, anzi.

A spalleggiare il giustiziere, c’è la guardia del corpo, David Ramsey (Con Air, Un Sogno per Domani, Dexter, Blue Bloods), dapprima ignaro di tutto e in seguito messo al corrente dallo stesso Oliver per poter avere un supporto emotivamente motivato verso la causa, ossia la lotta contro la corruzione. In fine la bambolina bella e carina, secchiona ed esperta di computer (giusto per non pronunciare la parola Haker), interpretata da Emily Bett Rickards.

Siamo solo alla prima stagione, la quale è composta da 23 episodi, più che sufficienti per tenere lo spettatore incollato allo schermo a chiedersi cosa succederà dopo. Di puntate riempitive ce ne stanno pochissime, fortunatamente, e di nemici da affrontare, Freccia Verde, invece ne ha parecchi (ma non troppi. Rischiamo di affollare). Ritroviamo anche qualche gradita gloria proveniente dalla vecchia Inghilterra come John Barrowman (Doctor Who, Torchwood, Desperate Housewives) che incontriamo nella serie in questione, nelle vesti di oscuro genio del male impegnato a muovere le fila di un misterioso progetto criminale, del quale fa parte anche la madre di Oliver, Moira Queen, impersonata da Susanna Thompson (Il segno della libellula – Dragonfly, NCIS, Kings).

Venendo al dunque. Vi consiglio vivamente questa serie perché è al di fuori del canone televisivo dettato da Smallville, come dicevo prima, inoltre si avverte, seppur in modo marginale, l’influenza stilistica della trilogia di Batman di Christopher Nolan, dandogli quel tocco di serietà che si fonde perfettamente con una scrittura ben curata, anche se ad onor del vero, i dialoghi non hanno tutta questa grandissima profondità. Ma non siamo qui a formalizzarci e di certo non ci fossilizziamo nei dettagli. Ad ora, la prima stagione segna un successo marchiato Warner Bros. Television, ed è un successo più che meritato.

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