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R Recensione

7/10

Jekyll (BBC, 2007)

Fantasy
recensione di Andrea Grollino

Il dottor Tom Jackman scopre di una discendenza particolare ossia con il famigerato Dr. Jekyll, proprio lo stesso dottore narrato dalla penna dello scrittore Robert Louis Stevenson. Questa scoperta viene fuori proprio nel modo più presumibile che ci possa essere, ovvero quando inizia a trasformarsi nel killer Mr. Hyde. Mediante la tecnologia moderna escogita un modo per tenere a bada la sua primordiale metà oscura, con la quale riesce a convivere solo fino a quando entrambi scoprono di essere l'elemento chiave di un complotto vecchio di un centinaio d'anni.

Di certo ci si può permettere di essere scettici davanti a questo nome classico nella mentalità comune ma credo che molti rimarrebbero piacevolmente colpiti dalla buona opera di cui andiamo a parlare. Si tratta di una miniserie composta da soli sei episodi, ideata appositamente per aprirsi e concludersi proprio in questi tempi. Scelta azzeccata oserei dire, perché il signor Steven Moffat (Doctor Who, Sherlock, Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno) ha scritto una sceneggiatore eccellente e non poteva essere altrimenti da uno con il suo talento.

Sia chiaro che non si tratta di un rifacimento del romanzo in chiave moderna, e se si da un’occhiata alla trama di cui sopra lo si può evincere senza alcun problema. Io la definirei una sorta di seguito ricalibrato grazie all’inserimento di una componente distillatissima di spionaggio e guardando risulta piuttosto chiaro in alcuni punti ben specifici.

Ad interpretare il dottor Tom Jackman troviamo James Nesbitt (Match Point, Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, Lo Hobbit - La desolazione di Smaug) che a mio avviso ci offre un’interpretazione magistrale totalmente superiore al calibro della serie. Per il resto, la struttura della serie, dettata da un’ottima sceneggiatura si regge bene in piedi anche se in alcuni punti sembra cedere a banalità narrative, per poi tornare in equilibrio.

In conclusione, questa è una serie che io consiglio per il semplice fatto che si tratta di un lavoro fatto come si deve e gli interpreti al loro interno danno una prova attoriale degna di questo nome e di quella buona scuola britannica che da qualche tempo a questa parte tiene tranquillamente testa ai cugini statunitensi.

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