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9/10

Testimone D'Accusa regia di Billy Wilder

Thriller
recensione di Andrea Brunelli

Sir Wilfrid, famoso e stimato avvocato penalista, esce dall’ospedale dopo un brutto infarto : i medici prescrivono riposo e tranquillità e Miss Plimsoll, la sua infermiera, lo bracca come un fuggitivo per costringerlo a non sforzarsi. Appena rientrato in studio riceve la visita del collega Mayhew che vuole affidargli la difesa di uno squattrinato accusato di omicidio, Leonard Vole.

Il giovane viene prontamente arrestato dalla polizia ma la moglie non pare troppo turbata dall'accaduto e Sir Wilfrid, incuriosito da questo atteggiamento e dalla vicenda, decide di assumere la difesa...

Agatha Christie amava ripetere che questo film di Billy Wilder, girato nel 1957, era di gran lunga il migliore tratto dai suoi lavori. Mai giudizio fu più azzeccato : un incredibile cast, composto dal grande Charles Laughton (Sir Wilfrid), dall’angelo azzurro Marlene Dietrich (la moglie di Vole), dal tenebroso Tyrone Power, qui all’ultima prova (Leonard Vole) e da un’ispirata Elsa Lanchester (Miss Plimsoll), ci fa immergere in un grande meccanismo narrativo, perfetto e dall’esito sorprendente, recitato magistralmente e diretto con maestria e ironia.

È una pellicola della Hollywood classica, ricca di dialoghi e monologhi pieni di sfumature, con inquadrature statiche e scene molto lunghe, ambiente ideale per attori di così grande livello, liberi di esprimere la loro maestria, la loro espressività. Laughton è perfetto per la parte e riesce a conferire al film quella vena comica del tutto inaspettata in un legal thriller ma tipica dei film di Wilder, dove anche in un dramma c’è l’ironia, la sfumatura divertente, sempre garbata e mai sguaiata. Tyrone Power interpreta per la prima volta in carriera un personaggio ambiguo e falso, incapace di salvarsi con le proprie mani e costretto a ricorrere agli espedienti di una splendida Marlene Dietrich. Per mostrare le sue splendidi gambe (ancora più degne di note se consideriamo l’età dell’attrice, 56 anni. Incredibile) il regista ideò uno spettacolo di cabaret nella Germania del dopoguerra, scena del tutto inutile per lo svolgimento dell’opera ma certamente memorabile, così come il lungo interrogatorio finale con doppio colpo di scena. Da segnalare anche la prova di Elsa Lanchester (nella vita moglie proprio di Laughton), candidata sia al Premio Oscar che al Golden Globe per la sua interpretazione.

L’intreccio, i capovolgimenti e le continue sorprese tengono vivo l’interesse dello spettatore, mettono a prova la sua intelligenza e la sua capacità di scoprire l’assassino, come nei migliori romanzi gialli. Dal primo all’ultimo minuto permane il dubbio e la ricostruzione della vicenda da parte di Vole acuisce ancora il dilemma : sfortunata coincidenza o diabolico piano criminale ?

Un legal thriller (forse il migliore dell'intera storia del cinema, insieme a La parola ai giurati di Sidney Lumet, sempre del '57) che appassionerà gli amanti del genere, gli ammiratori dei grandi attori di un tempo che non c’è più e del dramma ben recitato e straordinariamente sceneggiato. Molto interessante, almeno per un novello giurista come il sottoscritto, la conduzione processuale della vicenda, tipico esempio di quel trial di common law che alcuni auspicano anche per il processo penale italiano.

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lorenzof.berra alle 22:24 del 17 dicembre 2013 ha scritto:

Una bellissima recensione.Un grande regista Billy Wilder, l'ho scoperto molti anni fa ,guardando per la prima volta "Viale del Tramonto", con la grande attrice del muto Gloria Swanson,(amante di Joe Kennedy,padre del defunto presidente che morira' a Dallas nel 1963), Wilder è il maestro per eccellenza del bianco e nero ,di quel bianco e nero ,che sa farsi "portatore" di messaggi narratologici, e filmologici ,importanti. E' stato un regista molto versatile,spaziando, dal genere dei "Noir",a quello delle commediole leggere e smaliziate come Sabrina,e Arianna, interpretate sempre dalla mitica Audrey Hapburn;Questa è una pellicola importante nel suo genere,è un noir sui generis, diverso ,dalla "Fiamma del peccato" ,ma sempre orientato a rafforzare quel contrasto netto tra la luce e il buio che il cinema noir ,vuole valorizzare ,un cinema che per tale caratura lo definirei "Caravaggesco".In Testimone d'accusa" Wilder, chiama all'appello un parterre d'attori d'eccezione ,basti pensare: a Marlene Dietrich,a Tyrone Power, papa' di Romina Power,(la ricordo nello sceneggiato Nero Wolfe ,interpretato dal grande Tino Buazzelli,)e infine troviamo Charles Laughton,che qui avvocato lo ritroveremo poco dopo giudice, nel film ,il Caso Paradine,affiancando una grande attrice italiana ,Alida Valli, che rompera' ,dopo questo film il contratto con Hollywood ,pagando come penale,una multa di svariati milioni di dollari. Tornando al film di Wilder,è un film eccezionale, apprezzo molto la recitazione della Dietrich,che segue sempre se stessa ,l'eterna esule tedesca ,che cerca aiuto e benessere al di fuori della sua amata Germania rasa al suolo da una guerra atroce, ma la Dietrich ,non fa altro in questo film, di rimarcare il personaggio che ha gia' interpretato ,sempre grazie a Wilder,in "Scandalo Internazionale".Bella la storia,si evince anche la mentalita' tutta british di concepire la giustizia.E' molto forte la componente dialogica ,ricca di pathos,e in alcuni momenti molto ironica ,la scena delle pillole che Laughton,sta riordinando,sul banco degli avvocati,come atto di ordine mentale,è molto interessante,cosi' come,è interessante l'ultima sequenza,dove possiamo notare una determinata Marlene,pronta a condannare se stessa ,per salvare un marito ,che risultera' colpevole ,di crimine...l'espressione teatrale ,della Dietrich, quando si rivolge a Laughton,in stazione:"Vuoi un bacietto cocco?"è una scena ironica ,spiritosa ,che solo Wilder sa strutturare nel genere del Noir ,senza banalizzare i contenuti filmologici.