R Recensione

8/10

Regression regia di Alejandro Amenábar

Thriller
recensione di A. Graziosi

Quello che si cela dentro le mura di una casa suona molto inquietante: infatti è da tempo che il detective Bruce Kenner indaga su possibili riti satanici che si svolgerebbero nelle parti più oscure dell'abitazione. Qua vivono Angela Gray, suo fratello maggiore Roy Gray e i loro genitori; un giorno il padre di famiglia viene accusato dalla figlia Angela di aver compiuto un fatto che l'uomo non si ricorda di aver commesso.

 L'apprezzato regista spagnolo Alejandro Amenábar torna finalmente sul grande schermo con una nuova pellicola dopo qualche anno da Agorá e lo fa con stile grazie a Regression, horror thriller psicologico che si rifà alla grande lezione cinematografica degli anni Settanta. Il film unisce dunque al suo interno più generi, pur mantenendo una narrazione razionale e coerente nelle forme e nei contenuti: lo spettatore affronta durante la visione lo stesso percorso del detective protagonista Bruce Kenner (Ethan Hawke), provando analoghi dubbi, certezze, ripensamenti, suggestioni. Un leggero scollamento tra i due punti di vista ha luogo molto tardi nel film e il gap viene colmato dopo poco tempo. Mentre per quanto riguarda la traccia investigativa - come ammesso dallo stesso regista - si guarda a film come Tutti gli uomini del presidente, per tematiche, atmosfere e meccanismi psicologici il modello non può essere che Rosemary's Baby. Non a caso, con le dovute distanze, le sensazioni di dissociazione psicotica messe in ballo da entrambi i film sono paragonabili perché Amenábar mantiene un'impostazione classica e mai sleale a livello di racconto e semina delle informazioni, non per questo rinunciando all'espressività registica. Notevole la carrellata di umanità degradata che viene messa in scena da un cast sempre in parte e mai sopra le righe, sopra i quali spicca Emma Watson nel ruolo della vittima Angela Gray. Tra gli attori non protagonisti Kenneth Raines e David Dencik fanno la parte del leone. Quest'ultimo sembra ricordare una figura al tempo stesso mostruosa e cristologica alla M, Il mostro di Düsseldorf, mentre la figura del prete non può che rimandarci a L'Esorcista. Regression è cinema che si nutre volontariamente di sogni che a loro volta si nutrono di cinema, in un viaggio dentro le paure e i sensi di colpa che abitano dentro di noi.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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