V Video

R Recensione

6/10

Legend regia di Brian Helgeland

Noir
recensione di Alessandro Pascale

La storia dei gemelli Kray, capi di un'organizzazione criminale britannica nell'East End di Londra negli anni Cinquanta e Sessanta.

Sembra un’occasione persa quella di Brian Helgeland, noto ai cinefili soprattutto per essere stato lo sceneggiatore di L.A.Confidential (con cui vinse l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale). Helgeland, oltre ad essere uno stimato sceneggiatore, è anche giunto al quinto film da regista, senza particolari picchi artistici. Il problema di Legend però paradossalmente non è la regia, pulita, elegante e con punte di virtuosismo non indifferenti, quanto piuttosto proprio la sceneggiatura, che non riesce pienamente a decollare, stentando nel caratterizzare un soggetto (basato sull'adattamento cinematografico del libro The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins scritto nel 1972 da John Pearson) che era senz’altro accattivante. La storia dei gangster gemelli Kray, capi di una solida organizzazione criminale londinese negli anni ’50 e ’60 è infatti senz’altro tema affascinante, come in generale ogni immersione passata sul tema (come hanno testimoniato i grandi successi commerciali di opere sul filone, da Il Padrino in poi). Di fatto però non si capisce bene dove Helgeland voglia andare a parare: mancando la trama di pathos e di taglio thrilling, ci si barcamena su temi secondari senza risolverli pienamente. Il nodo principale resta il conflitto tra unità familiare e organizzazione “politica” dei Kray. A livello stilistico la convivenza tra stili pulp, commedia e dramma stabilisce un equilibrio precario, appesantito talora da ritmi eccessivamente lenti e da una voce narrativa fuori campo eccessivamente pedante. Nonostante alcune gustose osservazioni sulla morale post-borghese dell’ambiente, che accomuna criminali e aristocrazia affaristica, manca una struttura coerente nell’evoluzione dei rapporti tra Reginald Kray e sua moglie Frances, così come un approfondimento psicologico adeguato della condizione di semi-infermità mentale del “fratello pazzo” Ronald Kray, figura trasgressiva ed anticonformista al limite del macchiettistico. La sua natura ribelle, in parallelo all’epoca della “contestazione” che si respira in questi anni, viene ricondotta praticamente ad uno stato di schizofrenia personale, ridimensionando istanze libertarie di ben altro tenore che pure si trovano, poco sviluppate, in altri personaggi, tra cui lo stesso Reginald, il cui conflitto tra l’amore per Frances, il legame familiare e la passione per la vita delinquenziale è uno degli intrecci di maggiore interesse. Ad alleviare le difficoltà e rendere più godibile la visione c’è l’ottima prestazione di Tom Hardy, attore ormai affermato del cinema internazionale (già in Bronson, Inception e Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno) che svolgendo entrambi i ruoli dei gemelli Kray conferma capacità recitative eccellenti, oscurando il resto del cast. Da segnalare anche uno splendido uso dei costumi e delle scenografie, ricostruiti attraverso un cromatismo e un gusto noir di sicuro impatto. Tutto ciò però non basta a convincere sulla qualità dell’opera, che si mantiene su livelli di dignitosa sufficienza, tra salti nel vuoto e pochi picchi, compreso un finale sbrigativo e sommario che sembra il risultato di un errato calcolo nel calibrare i tempi narrativi.

V Voti

Voto degli utenti: 5,5/10 in media su 2 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
K.O.P. 5/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.