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8/10

Lo Sconosciuto del Lago regia di Alain Guiraudie

Noir
recensione di Giulia Bramati & Antonella Buzzi

Franck è un assiduo frequentatore di una splendida località balneare, che durante l’estate diventa meta di incontri sessuali tra uomini. Ben presto egli si invaghisce di Michel, l’uomo più affascinante della spiaggia. Il ritrovamento di un cadavere nel lago non sconvolge gli equilibri della comunità: solo un ispettore di polizia sembra deciso a scoprire la verità

Giulia Bramati (voto 8):

In una società fortemente capitalista, afflitta da un consumismo estremo, anche le relazioni sociali diventano oggetto di mercificazione, finendo per condannare l'uomo ad un perenne e definitivo stato di solitudine. Le conquiste del ‘68 sono degenerate, facendo credere ai più che il libero amore sia sinonimo di progresso e riducendo di conseguenza l'atto sessuale a mero godimento materiale e momentaneo.

È questa la sintesi che sembra offrire Alain Guiraudie nel suo ultimo curioso lungometraggio "Lo sconosciuto del lago". Protagonista è l’efebo Franck, abituale frequentatore della spiaggia di uno splendido lago cristallino dell'entroterra francese, sede di incontri occasionali tra omosessuali. È spesso sufficiente un solo sguardo per spingere due sconosciuti a spostarsi nel bosco retrostante per vivere un incontro sessuale, senza nemmeno conoscere l'uno il nome dell'altro. Quando in spiaggia arriva l'affascinante Michel, Franck viene travolto da un forte desiderio, ostacolato soltanto dalla presenza dell'amante di questo Adone. Non potendo soddisfare il proprio imminente capriccio, Franck si accontenta di un altro corpo, dando prova di una profonda carenza di sentimenti e di valori, che dipende non tanto da lui in quanto individuo, ma dall'intera società di cui fa parte (che prescinde dalle preferenze sessuali e include certo anche gli eterosessuali), che scambia continuamente la mancanza di rispetto per l'altro con una dimostrazione di apertura mentale.

L’assassinio dell’amante di Michel diviene il mezzo con cui Guiraudie mostra questo senso di disinteresse nei confronti dell'altro e il crescente individualismo di cui l’uomo di oggi è vittima inconsapevole. La morte del ragazzo non preoccupa infatti nessuno degli assidui frequentatori del lago, ma anzi incoraggia Franck a farsi avanti con il suo oggetto del desiderio. Il giovane diventa talmente ossessionato dalla relazione da trascurare il fatto che sia proprio Michel il responsabile della morte dell’amante.

Il film si trasforma qui in un noir, con tanto di investigatore in impermeabile costantemente presente sulla scena e attento agli strani comportamenti degli assidui frequentatori della spiaggia. Ed è proprio lui a manifestare interrogativi sullo strano modo di amarsi di queste persone, che si accontentano di sfuggenti attimi di godimento senza voler approfondire la conoscenza. La scelta di inserire questa tematica in una ambientazione omosessuale non è limitante: il discorso si presta certamente all’intera società occidentale.

Guiraudie costruisce magistralmente ogni sequenza del film, dando prova di una regia perfetta e di un linguaggio cinematografico ricco di significati metaforici e anticonvenzionale. La ripetitività di alcune scene - quella dell’arrivo di Franck alla spiaggia in primis – sembra suggerire la monotonia delle vite di questi uomini, che per combattere la solitudine si ritrovano ancora più soli di prima. Il regista riesce a rendere la natura protagonista indiscussa della pellicola: il lago dalla superficie cristallina e la spiaggia luminosa appaiono inizialmente come un Eden terrestre, dove gli uomini sono liberi di mostrare i loro corpi. La scelta di non utilizzare rumori extradiegetici aiuta l’immersione in questa dimensione paradisiaca, che a poco a poco diventa però ambiente inquietante e pericoloso. Dopo l’omicidio il lago non è più limpido, la sponda non è più scintillante, ma i protagonisti sembrano non accorgersene, accecati dalla passione. L’unico personaggio che dimostra sensibilità è Henri, un uomo di mezza età che stringe amicizia con Franck. Lo sgretolarsi del rapporto tra i due è un altro mezzo con cui il regista mette in scena la superficialità e l’egoismo dei rapporti umani della nostra generazione.

Numerose sono le scene erotiche nel film: il regista sceglie di mostrare integramente i rapporti sessuali che si verificano nel bosco, senza risultare volgare o provocatorio. Egli ricrea un perfetto equilibrio tra l’emozione dell’amore e l’oscenità del sesso, catturando sia gli sguardi innamorati dei protagonisti sia i momenti di superficiale passione. Non si tratta certo di pornografia: il regista si limita a mostrare una realtà, dimostrando grande coraggio nell’affrontare un tema che ancora oggi è tabù nella nostra società. Mantenendo il registro di una commedia, inoltre, la sessualità esplicita non risulta difficile da affrontare sullo schermo (diversamente da quanto accade – per citare un esempio – in “Clip” di Maja Milos).

Lo sconosciuto del lago” è un film che racconta molto bene la condizione umana e che si presta a numerose letture. Premiato all’Un Certain Regard di Cannes per la Miglior Regia, dopo la buona accoglienza in Francia, il film si prepara a conquistare le platee italiane, in cui non mancheranno certo polemiche. Ma queste purtroppo sono le conseguenze per chi racconta con sincerità una verità scomoda.

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Antonella Buzzi (voto 8):

Lo sconosciuto del lago è l'ultimo lavoro scritto e diretto da Alain Guiraudie, vincitore del premio per la migliore regia nella categoria Un certain regard allo scorso Festival di Cannes.

Attraverso un'atmosfera fortemente noir, rafforzata dai brevi momenti comici e dai lunghi momenti erotici, la pellicola compie un'analisi incrociata delle più antiche pulsioni dell'animo umano, Eros e Thanatos, percorrendo il sottile confine che separa il desiderio sessuale dall'autodistruzione. Il film di Guiraudie ha il merito di "scandalizzare" attraverso immagini forti che, piuttosto che esaltare l'atto sessuale in sè, mettono in dubbio la creazione di una società che sul consumo del sesso veloce si fonda.

Il regista compie l'ottima la scelta di girare l'intero film lungo la sponda del lago, volgendo le spalle a tutto ciò che è intorno. L'aria aperta non impedisce il crearsi nello spettatore di una sensazione di soffocamento e di un desiderio di rivolgere lo sguardo altrove. La colonna sonora è assente; unicamente i suoni del bosco accompagnano l'esperienza che il protagonista vive. All'inizio, Franck rimane turbato dal delitto compiuto da Michel, che rappresenta, però, allo stesso tempo l'occasione per iniziare una relazione con l'uomo. L'attrazione a quel punto è tanto violenta che Franck seppellisce il ricordo dell'assassinio e si lascia travolgere dalla storia con Michel. Tuttavia, con il ritrovamento del cadavere e il conseguente arrivo della polizia, si rompe quell'apparente situazione di normalità che Franck aveva voluto creare nella propria mente. Solo allora, infatti, il giovane percepisce il disagio di fare il bagno in un lago in cui per giorni è rimasto celato un cadavere.

Il personaggio di Frank può essere compreso fino in fondo se analizzato guardando anche ai due coprotagonisti, Michel ed Henri. Michel è il simbolo della società di oggi, che ha trasformato la liberazione sessuale degli Anni Settanta in schiavitù: il sesso deve essere consumato spesso e velocemente. Sul fronte opposto c'è Henri, silenzioso e solitario, che desidera un impegno stabile e un'amicizia duratura. Si tratta proprio di quella responsabilità che il mondo di oggi in qualche modo aborrisce. Franck agogna ad un'esistenza che comprenda sia la sua parte di Michel che la sua parte di Henri, ma, dovendo scegliere, opta per la passione autodistruttiva. Chi altri, infatti, è Franck se non l'uomo, che, stretto in ogni momento tra la vita e la morte, compie continuamente gesti rischiosi per sentirsi veramente e finalmente vivo?

 

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