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7/10

Machete Kills regia di Robert Rodriguez

Azione
recensione di Pasquale D'Aiello

L'agente di frontiera Machete viene ingaggiato dal presidente degli USA per sconfiggere Marcos, un rivoluzionario schizofrenico messicano, il quale minaccia di distruggere Washington se gli Stati Uniti non interverranno in Messico per sconfiggere i narcotrafficanti. Mentre indaga su Marcos, Machete arriva a Luther Voz, proprietario di una fabbrica d'armi, con la fissazione di distruggere il mondo...

L' “operazione” Machete continua, lanciando la macchina della riflessione meta-cinematografica a ritmi vertiginosi. Persiste il richiamo esplicito al dispositivo cinematografico degli anni '70, soprattutto nel prologo e nell'epilogo (fake trailer), che riproducono l'estetica dei B-movie di quegli anni. Dai trailer apprendiamo anche che presto assisteremo ad un nuovo capitolo di questa saga che porterà Machete addirittura nello spazio, per una rivisitazione dell'immaginario creato da Guerre stellari (1977) e dall'altra cinematografia di minor pregio che in quegli anni si avventurò alla conquista del cosmo. La citazione degli anni '70 si concentra prevalentemente sul mezzo di ripresa e di proiezione, simulati nei fake trailer che incorniciano il film. All'interno della pellicola quel tipo di citazione si caratterizza soprattutto attraverso la creazione di personaggi tipici del cinema exploitation di quegli anni (sia della variante action sia sexy). Sebbene molti commentatori inseriscano questa ed altre pellicole di Rodriguez e di Tarantino all'interno del cinema exploitation, una simile categorizzazione appare impropria in quanto non coglie appieno la portata del gesto della citazione. La citazione consapevole non è continuazione dell'opera citata ma cosa altra rispetto all'originale, da cui la separa non solo il tempo ma anche il senso e la prospettiva. E' molto più corretta la collocazione di queste opere all'interno della più ampia categoria del postmodernismo, inteso nella sua accezione di atteggiamento di sospensione dell'evoluzione storica e auto-riflessione sul passato, pertanto sarebbe più corretto parlare di post-exploitation.

La drammaturgia di Machete kills evolve dall'action movie che caratterizzava Machete (2010) al cinema surreale, di fantascienza arrivando fino al fumetto. Sono rintracciabili, tra le molte, suggestioni/citazioni di Il dottor Stranamore (1964) di Kubrick (l'uomo a cavalcioni su un razzo), di Minority report (2002) di Spielberg (l'immersione in una piscina piena di un lattiginoso liquido amniotico) mentre tipica dei cartoni è la scena di Machete attraversato da una scossa elettrica che uccide l'uomo a contatto con lui, lasciandolo indenne (questo può far pensare alle scene di violenza di Grattachecca e Fichetto dei Simpson o dei loro antenati Herman & Katnip o molti altri ancora) o, più in generale, la trasformazione di Machete in un personaggio immortale (essendo divenuto la metafora della vendetta quindi un concetto e, come tale, immortale).

Oltre all'apparato estetico che in modo iperbolico lavora alla riflessione sul rapporto tra il dispositivo-cinema e il tempo (le mutazioni dell'uno nello scorrere dell'altro, i richiami dall'uno all'altro e viceversa), è presente (come in Machete) un ragionamento politico che riflette sulla realtà. Interessante è la figura del rivoluzionario Mendez che ha la sua base operativa nel sud del Messico, con evidenti richiami al sub-comandante Marcos e al Chiapas. Il personaggio cinematografico è uno schizofrenico che contiene al suo interno diverse identità (terrorista, sadico, giustiziere, rivoluzionario), di cui nessuna riesce a prevalere sull'altra, il che si potrebbe interpretare come una critica rivolta al sincretismo del sub-comandante che nella sua elaborazione politica unisce teologia della liberazione, marxismo ed altro ancora. Più in generale può ritenersi un simbolo della difficoltà di sviluppare un pensiero radicalmente anti-imperiale (“Impero” nell'accezione negriana) che sia realmente esente dalle logiche del pensiero imperiale. Anche per Rodriguez l'Impero è incarnato dagli Stati Uniti che incombono, nella saga di Machete, come una potenza minacciosa e al contempo suadente che attira e respinge gli abitanti delle periferie del mondo come quella messicana. Lo stesso Machete è percorso da questa ambiguità che lo vede contrapposto al cinismo della politica yankee ma attratto dal miraggio della cittadinanza a stelle e strisce e questa ambivalenza è racchiusa anche nell'antitesi tra la sua faccia da indio e il suo cognome, Cortez, quasi identico a quello del conquistatore dell'impero azteco, Cortes. D'Altronde anche l' Impero ha la sua ambivalenza, rappresentata da Luther Voz, fornitore di armi per gli USA e al contempo ideatore di un piano per distruggere il mondo, simbolo della fragilità del potere imperiale. Riuscirà il proletario Machete a salvare il mondo? Lo scopriremo solo nel prossimo episodio. Machete kills again... in space!

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 4 voti.

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tramblogy alle 11:27 del 9 novembre 2013 ha scritto:

Carino, con alti e molti bassi...troppo velocizzato , scostante e poche sorprese....machete si libera sempre, qui almeno in 10 scene.