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5/10

Die Hard - Un Buon Giorno Per Morire regia di John Moore

Azione
recensione di Alessio Colangelo

John McClane si reca in Russia per salvare il figlio Jack.

Iniziare un film con un black-screen e una voce fuoricampo di solito è un segnale che ci dice che si vuole essere seri in quello che si sta per mostrare. Questo film ovviamente è l’eccezione alla regola in quanto troviamo una dose veramente troppo elevata di ridicolaggine. Dopo una prima parte lunghissima, dove si mostra un inseguimento tra camion per le strade di Mosca girato con gli standard scolastici classici hollywoodiani, passiamo a un continuo scambio di battute risibili tra padre e figlio che nuocciono alla già scarsa credibilità del film. Non dico che un buon action movie non debba avere anche dei momenti comici, ma disseminarli in tutto il film solo perché nei primi episodi della saga era così impostato mi pare più un tentativo di imbambolare lo spettatore odierno con qualche finto trucco citazionista postmoderno che però ha il risultato opposto di esasperarlo. Niente di diverso dal panem et circenses. Gli effetti speciali sono sempre utilizzati prevalentemente nelle esplosioni e negli scontri che saturano completamente il film lasciando al personaggio interpretato da Bruce Willis una recitazione in proscenio,  per usare una metafora teatrale.  Del resto non si può scorporare l’icona di Die Hard che è, e rimarrà sempre, John McClane seppure sempre più invecchiato. È un po’ quello che è successo nell’ ultimo Indiana Jones con Harrison Ford sempre più deciso a rimanere l’unico ed inimitabile Indy. Die Hard 5 è del resto un film fracassone, il cui unico intento è quello di intrattenere alla vecchia maniera di un B-movie stile anni 90, mentre i primi film della saga avevano uno sviluppo della trama sicuramente meno frettoloso di questo capitolo. Ormai infettata dal morbo seriale la saga di Die Hard non ha nessuna intenzione di dire la parola “fine” e quindi continua a autorigenerarsi sempre più debole a livello sia di sceneggiatura sia di regia. Perde colpi a dispetto di quello che Willis vuole farci credere dichiarando: “ Quanto mi piace sfasciare tutto”. Penso che anche film d’azione come Die Hard, abbiamo un loro valore come prodotti culturali, ma solo se vengono legati a delle belle narrazioni e a delle storie che portino anche un po’ di originalità altrimenti si rischia di ridurre questo genere a un giro di montagne russe, esaltante nell’ immediato per palati facili, ma non duraturo nel tempo. Quello che rende Die Hard 5 un film mediocre non è il fatto che è un film d’azione, ma che è un film d’azione con poche pretese nato da una saga che compie venticinque anni e dalla quale ci si aspettava decisamente di più.

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alejo90 alle 0:37 del 16 febbraio 2013 ha scritto:

è tornato Bruce, è tornato Schwarzy, pure Stallone ha fatto il suo John Rambo...manca solo van Damme e siamo a posto...