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R Recensione

6/10

Wolfskinder regia di Nick Ostermann

Storico
recensione di Arthur Vianey

Il film è incentrato sulla storia di Hans, un ragazzo di 14 anni in balia di sé stesso, inizialmente accompagnato da suo fratello minore Karl. Dopo la morte della loro madre, i due, devono raggiungere dei lontani parenti in Lituania, ma nel momento in cui devono fuggire dall’assalto dei soldati sovietici, si separano. In questa fuga, Hans raggiunge un gruppo di bambini - i bambini lupo- che combattono nella foresta contro la fame, il freddo e le interperie in un ambiente loro straniero e ostile.

Tradotto dal francese da Chiara Poy (chiara_poy@hotmail.it)

Questa produzione tedesca ripercorre un episodio non molto conosciuto della storia della Germania, quella dei « bambini lupo » abbandonati a sé stessi nel cuore della Prussia Orientale, uno stato che allora non faceva più parte del territorio tedesco.

Questo film è stato girato nel 2012 durante 28 giorni di riprese in Lituania. É il primo lungometraggio del regista Rick Ostermann, il quale, sostiene che la lotta per la sopravvivenza, di cui ci danno prova questi bambini, potrebbe essere vista come il destino di molti dei bambini di oggi nel mondo. Adesso parliamo del film in sé. Abbiamo, innanzitutto, una bella varietà di situazioni. I paesaggi, la fotografia e la scelta dei luoghi, sono tutti qualcosa di magnifico. Ci troviamo di fronte ad una specie di Odissea, nella quale gli incontri sono per la maggior parte del tempo ostacoli alla quiete della Terra promessa: la lontana Lituania. Ottima la scelta degli attori che sono tutti giovani, pertanto molto credibili ed adatti al loro ruolo.

Malgrado la difficoltà delle condizioni in cui sono state fatte riprese (quasi esclusivamente all’aperto, trucco sporco un po’ eccessivo, narrazione sulle rive fredde) non troviamo nessuna « fesseria » nell’adattamento cinematografico della storia. Si tratta prima di tutto di un film sulla sopravvivenza, la difficoltà di vivere in un mondo ostile all’infanzia e alla vita in generale. I bambini lupo tornano alla vita primitiva a causa della guerra, si nutrono poco, ma sviluppano una solidarietà senza uguali. Il regista sembra dirci che la salvezza verrà dai bambini che possiedono ancora l’umanità necessaria per aiutarsi a vicenda mentre gli uomini si ammazzano sullo sfondo. Possiamo anche vedere questo film come una variante sull’adolescenza, il passaggio all’età adulta, tematiche che ritroviamo nei personaggi di Hans e Federika. In questo contesto, il trattamento di queste argomentazioni è posto sotto una luce diversa che puo’ essere una novità rispetto ai classici « teen movies ».

Riguardo gli aspetti negativi, diverse cose mi hanno infastidito in questo film. Innanzitutto, un’assenza quasi totale di dialoghi, se non un massimo di tre scambi di battute per scena. Di conseguenza, il ritmo diventa sempre più lento e l’obbiettivo passa in secondo piano. Diverse volte, i bambini vengono attaccati dai soldati, e a parte un momento in cui sappiamo trattarsi dell’Armata Rossa, il resto del tempo, non sappiamo chi sono gli assalitori e in che guerra ci troviamo (non potete perdervi in particolare la frase introduttiva all’inizio del film, altrimenti vi perdereste il meglio!).

Un dettaglio tecnico, ma che mi ha comunque fatto male, sono le riprese in digitale, che danno degli effetti strani alla telecamera quando si muove, donandole dei colori talvolta innaturali (cosa che potrebbe essere voluta dal regista per dare un aspetto « fantastico » all’insieme). Per concludere, possiamo dire che si tratta di un film interessante, ma che meriterebbe di avere un po’ più di spazio nei contenuti.

Un bel lavoro, anche se talvolta un po’ triste e rigido, con il rischio di destabilizzare e far fuggire, anche lo spettatore meno coinvolto.

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