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R Recensione

6/10

Castle - Detective tra le righe (ABC, 2009)

Poliziesco
recensione di Andrea Grollino

Richard Castle, famoso scrittore newyorkese di libri gialli, viene contattato dal dipartimento di polizia per affiancare la detective Kate Beckett a risolvere un caso che sembra copiato dalla trama di un suo romanzo. La collaborazione da i suoi frutti e i due riescono a risolvere l'omicidio. L'esperienza diretta con il mondo delle indagini di polizia e con la violenza che ne deriva, eccitano lo scrittore portandolo ad una scelta professionale definitiva: decide di chiudere con Derrick Storm, il personaggio che lo ha consacrato al mondo intero come scrittore, per chiedere all'amico sindaco il permesso di affiancare la detective Beckett in pianta stabile come consulente della polizia, e seguirla quindi, nelle indagini che di volta in volta il dipartimento le assegna.

« Ci sono due categorie di persone che pensano a come uccidere la gente: gli psicopatici e gli scrittori di gialli. La mia è quella che rende di più. Chi sono? Sono Rick Castle. »

Così esordisce quello che dovrebbe essere l’Opening Theme nelle prime due stagioni, e in effetti esprime chiaramente a cosa si va incontro quando lo spettatore decide di seguire questa serie. Tecnicamente il soggetto sul quale è basato lo show, lo si conoscie fin troppo bene. Proprio così e non serve un grandissimo sforzo per accorgersene. Fondamentalmente è simile a quello de “La signora in giallo”, solo che, la differenza tra Rick Castle e Angela Lansbury, sta nell’aver collocato il personaggio principale in un luogo dove la violenza c’è ed è all’ordine del giorno, non il contrario (come ad esempio succede per il nostrano Don Matteo, il quale, nella sua Gubbio, cittadina abitata da poco più di 32000 anime, deve fare i conti con un tasso di criminalità più alto di Los Angeles e New York messe insieme).

Nonostante ciò, il soggetto della serie in questione differisce dal format oramai vetusto de “la signora in giallo”. L’occhio attento nota sicuramente le similitudini: in entrambi i casi si tratta di uno scrittore/ scrittrice che, grazie alle sue abilità narrative, ovvero l’attitudine a pensare come investigatore e assassino allo stesso tempo, affiancano le forze dell’ordine e risolvono i casi di omicidio. È sicuramente un bella cosa, ma nel caso di Castle, ci troviamo davanti a delle sfumature più raffinate rispetto alla Fletcher.

Ad inizio stagione vediamo Rick Castle, ( impersonato da un eccellente Nathan Fillion), scrittore affermato e pluripremiato, il quale affianca nelle indagini per omicidio la bella (ma non troppo) Kate Beckett (Stana Katic), poliziotta newyokese, al fine di trovare l’ispirazione letteraria che da tempo cercava per costruire un nuovo personaggio dopo aver chiuso la saga precedente che lo rese famoso in tutto il mondo. La serie in questione non è particolarmente articolata, anzi si tiene ben ancorata ad una metodologia piuttosto precisa e sistematica. Ogni inizio puntata Rick riceve una telefonata di Beckett, la quale gli comunica che c’è un nuovo caso su cui lavorare.

È divertente vedere di tanto in tanto, il ricco scrittore che sfoggia le proprie conoscenze in giro per la città oppure gustarsi le scene di imbarazzo quando esordisce con teorie strampalate e alcune volte fuori luogo.

La trama di ogni puntata lascia la possibilità allo spettatore di improvvisarsi detective con ipotesi e congetture sulla soluzione del caso senza trascurare la storia che fa da “tappeto”, se così la vogliamo chiamare, ovvero il caso di omicidio irrisolto che vede come vittima la mamma della bella poliziotta.

Si tratta di una serie televisiva leggera, poco impegnativa, adatta a rilassarsi dopo cena e a tenere gli occhi aperti se non si ha la minima voglia di andare a dormire. Fillion si dimostra come al solito, un grande interprete: galante e spassoso come lo era in Fire Fly e la sua partner, Stana Katic, lascia a intendere che non è semplicemente una modella ma anche una discreta attrice. Vediamo un’interpretazione di quest’ultima, che non eccede nella mera bellezza, ma lascia trasparire quella caratteristica che serve a tracciare un personaggio proprio come il suo, ossia una poliziotta che lavora in una delle città più urbanisticamente devastanti e violente del mondo civilizzato, per l’appunto New York. 

L’unica nota negativa della serie sta nel rapporto tra Rick e Kate. Il feeling tra i due, arriva senza alcun problema al pubblico, ma a quanto pare gli sceneggiatori la pensano diversamente, trincerandosi così, nell’indugio e forse si degneranno di far “quagliare” il rapporto tra i due, come si suol dire in volgo, nella quinta stagione. 

In conclusione, consiglio la visione di questo telefilm per un semplice fatto: è divertente! La serie giusta per coloro che non hanno grandi pretese, si presta bene alle persone che di tanto in tanto hanno voglia di tenere la mente impegnata in qualche enigma senza incorrere a lancinanti mal di testa dovuti all’eccessivo sforzo del “muscolo encefalico”, inoltre la componente noir, non troppo ingombrante, rende il tutto proponibile anche a chi è appassionato del genere poliziesco.

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