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8/10

Orange Is The New Black 4 (Netflix, 2016)

Drammatico
recensione di Eva Cabras

Orange Is the New Black è una serie originale Netflix che mette in scena la vita e i drammi delle criminali rinchiuse nel penitenziario di minima sicurezza di Litchfield. Arrivata alla sua quarta stagione, la serie ha da sempre colpito per la capacità di miscelare tragedia e commedia, ma, con i nuovi 13 episodi, lo show corale ha superato sé stesso e ha premuto a fondo il piede sul pedale della cattiveria.

Con Orange Is The New Black 4 diciamo addio alla placida Litchfield a cui ci avevano abituati le precedenti tre stagioni. Se state pensando che la prigione dove approda la povera Piper non è mai sembrata placida, aspettate di vedere i nuovi episodi e poi ne riparliamo. Il primo pensiero avuto appena conclusa la maratona del weekend è stato che Orange Is The New Black è il nuovo Game of Thrones e, ripensandoci a mente fredda, questa precoce impressione sembra non aver virato di molto dalla realtà. Uno show televisivo che racconta guerra, appartenenza alle proprie radici, prevaricazione del più forte, sadismo, abuso di potere, tradimento, morte, alleanze improbabili, coalizione contro un più grande nemico comune, rivolta. Vi ricorda qualcosa?

In Orange Is The New Black 4 ci sono tutti gli elementi fondamentali della narrazione di guerra e proprio sullo scontro, prima etnico e poi sociale, si poggiano le fondamenta della stagione forse più intensa della storia della serie. La commistione tra generi che ha reso lo show un fenomeno mondiale è ancora presente, ma si cristallizza in determinati momenti della narrazione, riservando la maggior parte della storia al dramma. La prigione di Litchfield, ora diventata istituzione privata, deve fronteggiare il cambio dell'amministrazione, l'arrivo di altre prigioniere e l'inserimento di nuove guardie, assunte attingendo dalla riversa di veterani tornati dall'Iraq. La sovrappopolazione gioca a favore delle domenicane, che si trovano adesso a tirare le fila del penitenziario forti della loro maggioranza numerica, attirando ben presto la furia dell'ex gerarca Red e degli altri gruppi etnici in cerca di potere.

Lontana dagli scontri di razza si mantiene a galla Vause, che apre Orange Is The New Black 4 collegandosi direttamente alla fine della stagione precedente. Il sicario mandato per ucciderla viene messo ko grazie all'intervento di Lolly, ma il loro delitto segreto verrà successivamente scoperto a causa dello smantellamento dell'orto per la costruzione di una nuova ala del carcere. Colei che pagherà per l'omicidio della finta guardia sarà proprio Lolly, che soccombe sotto il peso delle sue psicosi e viene spedita nel terribile reparto psichiatrico. Il suo sarà uno dei diversi addii della serie, insieme a quello, strettamente analogo, del consulente Hailey. Al personaggio vengono dedicati diversi flashback, adesso non più prerogativa delle criminali, ma anche del personale carcerario. Soccombe al crollo mentale anche Warren, più nota come Occhi Pazzi, che riallaccia brevemente i rapporti con la bionda Kokudo. Il suo è uno dei personaggi con cui più si empatizza all'interno del programma e non a caso le conseguenze della sua esplosione, dettata dalla malvagità di una delle guardie, influiscono sul destino della prigione con effetto domino. Il momento della “rivolta pacifica” è certamente uno dei climax tragici dell'intera stagione e la morte di Poussey costituisce il punto di non ritorno per tutte le altre dinamiche narrative in corso.

Orange Is The New Black si scrolla di dosso la commedia proprio con la morte di P., nel momento in cui la vita sembrava rivolgerle un pallido sorriso. La gestione dell'accaduto da parte di Caputo e della compagnia porta direttamente all'evento conclusivo della stagione: vera e propria rivolta, alla faccia di coloro che sostenevano che le sommosse succedono soltanto nella prigioni maschili. I soprusi e le violenze subite dalle prigioniere raggiungono l'apice e le questioni razziali che parevano dominare le dinamiche dello show vengono accantonate per far spazio alla rabbia più feroce, alla sete di vendetta e alla voglia di rivalsa. È proprio vero che Litchfield cambia chiunque vi metta piede, come nel caso di Dayanara, che sveste i panni della figlia docile quando la madre viene rilasciata e che viene scelta per concludere la quarta stagione con una pistola carica in mano puntata in faccia al più odioso carceriere mai visto. Le donne di Orange Is The New Black si stanno riprendendo il rispetto che è loro dovuto in quanto esseri umani, dopo una stagione che le vede continuamente sottoposte al gelido regime di un campo di prigionia militare.

Inizia bene e finisce malissimo l'ex protagonista Piper, sacrificata nella sua individualità per il bene del racconto corale. In Orange Is The New Black 4 la reputazione da gangster della bionda dura poco, grazie soprattutto a una serie di decisioni pessime. Lo scontro con le dominicane finisce ancor prima di iniziare e l'unica svolta saggia nel suo percorso è quella che la vede fare un passo indietro, per riprendersi quel briciolo di felicità con Alex che le permette di sopravvivere nel nuovo clima di terrore del penitenziario. Tra i personaggi che arrivano o tornano a popolare Litchfield c'è la chef televisiva Judy King, spesso utilizzata per rimpinguare la vena comica del programma, tra gag con il gruppo afro e relazioni proibite con lo staff, nonché come strumento narrativo per la ricomparsa di Nicky, l'ex tossica di nuovo tossica di cui sentivamo terribilmente la mancanza. Dal profondo dello SHU riemerge anche Sophia, privata della sua verve ma dotata di un'inedita profondità drammatica che convince pienamente a fare il tifo per lei. La serie è stata già rinnovata per altre tre stagioni, quindi ci sarà tutto il tempo per dipanare i molti nodi rimasti in sospeso nella quarta, per accertarsi della salute delle nostre preferite, per dare sfogo alla nostra riflessa sete di sangue.

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