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R Recensione

3/10

Piccoli Brividi 3D regia di Rob Letterman

Fantastico
recensione di Alessandro Giovannini

R.L. Stine (Jack Black) vive come un recluso assieme alla figlia Hannah (Odeya Rush), poiché le creature protagoniste dei suoi best-seller Piccoli Brividi hanno la mania di uscire dai libri, a meno che questi ultimi non vengano tenuti sotto chiave. Purtroppo accanto a villa Stine si trasferiscono dei nuovi vicini, e fra Zach (Dylan Minnette), il ragazzo nuovo arrivato e Hannah scoppia il colpo di fulmine che causerà come danno collaterale lo scatenamento dei mostri suddetti.

Prevedibilmente deludente questa non-trasposizione della celebre serie di romanzi horror per ragazzi scritta da R.L. Stine. Agli autori del film è probabilmente sfuggito il fatto che per i giovani lettori dei libri (fra cui c'era anche il sottoscritto) essi significavano davvero brividi lungo la schiena e fatica a prendere sonno. Lo sceneggiatore Darren Lemke ha invece pensato che fosse più appropriato realizzare una horror comedy meta-letteraria per un target di pubblico di età evidentemente compresa fra i 5 e i 10 anni, ovvero non ancora abituata a tutti i cliché possibili e immaginabili di uno stracco canovaccio che mischia fantastico e teen comedy senza mai un guizzo originale, pure con qualche riferimento un po' sconveniente per il giovane pubblico (una battuta sul twerking). Non c'è nemmeno il tentativo di rendere i mostri spaventosi: Slappy, il terribile pupazzo parlante, è ridotto a poco più che un mattacchione messo a capo della banda di mostri, fra i quali sono messi in risalto quelli meno impressionanti, come il mostro delle nevi, grosso e stupido, e gli gnomi inferociti, che fanno tutt'al più sorridere. La scelta di Jack Black ad impersonare Stine la dice lunga sul tenore che si è voluto dare al film, ovvero un'innocua commedia condita da qualche effetto speciale. Gli altri attori sono poco più che marionette, pur concedendo che qualche scambio di battute funzioni, anche se solo come gag comiche. Il film non si prende nemmeno la briga di immaginare scuse plausibili (anche in chiave fantastica) per l'incarnazione dei mostri nella realtà; come risultato la vicenda non accende mai un minimo di interesse nello spettatore. Il valore metaforico dei racconti, sublimazioni delle ansie e paure sperimentate nell'adolescenza, è perso totalmente in favore del nulla cosmico. L'uso del 3D non fa che elevare al cubo l'inutilità dell'operazione.

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