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5/10

Another Earth regia di Mike Cahill

Fantascienza
recensione di Alessandro Giovannini

Rhoda (Brit Marling) è una studentessa entusiasta: ha appena ricevuto la notizia di essere stata ammessa al programma di astrofisica del MIT. La sua esistenza viene sconvolta, come quella di tutte le persone, dalla notizia dell'avvistamento di un nuovo pianeta del tutto simile alla Terra, che si avvicina sempre più. Mentre è in macchina, persa nella contemplazione del misterioso pianeta già visibile ad occhio nudo, causa un incidente che stermina la famiglia del conducente di un'altra vettura, John Burroughs (William Maphoter), brillante compositore che a seguito del fatto si ritira a vita privata. Rhoda sconta la sua pena in carcere in preda al rimorso e decisa, una volta uscita, di riparare in qualche modo al suo gesto.

Another Earth dimostra la sua volontà di essere originale commistionando due generi lontani fra loro, la fantascienza ed il dramma esistenzial-sentimentale. L'idea è interessante, ed il regista Mike Cahill (anche montatore e sceneggiatore) si impegna nel costruire una vicenda realistica (anche se a tratti un po' scontata) che si poggia su un avvenimento fantastico: la comparsa di un pianeta speculare al nostro, morfologicamente e forse demograficamente. L'altra Terra rappresenta la possibilità di un nuovo inizio, la classica seconda chance che tutti vorrebbero avere per riparare agli errori compiuti.

Tuttavia questa seconda chance richiede un allontanamento, una partenza verso un altro luogo solo potenzialmente uguale al nostro, che richiede una certa dose di coraggio nel lasciarsi alle spalle la vita che si è vissuta fino a quel momento per avventurarsi lungo un sentiero ignoto dall'ignota destinazione. La fuga da questo mondo per rifugiarsi in un altro lasciandosi alle spalle tutto e tutti sembra l'unica possibilità prospettata dal regista per far fronte agli sbagli ed errori commessi: tale soluzione, abbastanza egoistica se vogliamo, suona molto come una fuga dalle proprie responsabilità.

Ecco allora che Rhoda troverà il modo di tradurre una potenziale fuga dalle proprie colpe in un'occasione di espiazione che si tramuti in un riscatto per colui che ha danneggiato, in un finale che è sì prevedibile, ma non ha quel sapore zuccheroso stile "e vissero tutti felici e contenti" da Hollywood ending. Tralasciando il lato fantascientifico, che non è altro che un pretesto per iniziare e far procedere la narrazione (e infatti il film, con qualche lieve aggiustamento, avrebbe potuto funzionare benissimo anche senza questo elemento fantastico), la pellicola altro non è che un film sentimentale connotato da un inizio altamente drammatico, e pertanto si regge principalmente sulle interpretazioni dei due protagonisti, entrambi oppressi da due macigni psicologici: la colpa nel caso di lei, la perdita nel caso di lui. Due esistenze mutilate che, in modo poco verosimile (ma d'altronde è la magia del cinema) arrivano a completarsi a vicenda, tornando a vivere.

Tecnicamente il film è nella media, senza presentare vezzi di rilevo: la fotografia si concentra spesso su mezze figure e primi piani dei due protagonisti; il montaggio è ben fatto, anche se avrebbe potuto essere più veloce in alcuni passaggi; girato spesso in notturna o comunque con poca luce, presenta generalmente colorazioni fredde e spente, ovviamente metaforiche degli stati d'animo dei personaggi. Scenografia e colonna sonora sono funzionali, senza elementi di spicco, mentre la presenza di un altro pianeta sempre più vicino nella volta celeste è un esempio di effetti speciali non invasivi ben implementati. Nel complesso Another Earth è un film interessante nella volontà di combinare due generi che hanno poco da spartire l'uno con l'altro, che risalta per la recitazione dei due attori principali mentre lascia sostanzialmente indifferenti dal lato tecnico. Inoltre il concept stesso lascia qualche dubbio: il sospetto è che l'unica trovata originale del film sia appunto l'altra Terra, in mancanza della quale ci saremmo trovati di fronte ad un film in tutto e per tutto convenzionale.

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Voto degli utenti: 7,7/10 in media su 3 voti.
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loson79 (ha votato 9 questo film) alle 12:07 del 21 dicembre 2011 ha scritto:

Lo trovo stupendo, e un po' mi sconcerta ammetterlo vista la mia allergia per l'estetica Sundance. Evidentemente qualche ottimo film - tipo questo o il misconosciuto Phoebe In Wonderland - riesce a venire alla luce anche in un contesto così inflazionatamente/omologatamente indie. Sceneggiatura ottima e mirabile la protagonista.