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5/10

Eva regia di Kike Mai­llo

Fantascienza
recensione di Alessandro Giovannini

Futuro prossimo. In una località montana imprecisata ha sede un centro scientifico (con annesso paesino ed università) che si occupa della produzione di robot di varia natura, ed al momento sta lavorando ad un prototipo di cyborg da compagnia con le fattezze di un bambino. Il geniale inventore Alex, che aveva lasciato il centro 10 anni prima a seguito di una storia finita male con una collega (che si è poi messa con suo fratello, è richiamato per aiutare la direttrice del laboratorio ad ultimare questo cyborg, che peraltro non è altro che il progetto al quale Alex e la sua ex Lana stavano lavorando prima del trasferimento di lui. Interrogandosi su come perfezionare il progetto, Alex fa la conoscenza di Eva, figlia di Lana e di suo fratello David, ragazzina estroversa e dotata di una spiccata intelligenza. Decide di prenderla a modello per ultimare il prototipo, innescando una serie di nefaste conseguenze.

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2011 nella sezione Fuori Concorso, è il lungometraggio d'esordio del 37enne regista Kike Maíllo, dopo alcuni cortometraggi e spot pubblicitari. Se la fantascienza non ci viene facilmente abbinabile al cinema spagnolo in generale, non dimentichiamoci che da diversi anni la penisola iberica sta sfornando una discreta quantità di nuovi registi e, di conseguenza, di progetti freschi. Come spesso accade, i primi generi ad aprire la strada sono stati il thriller (a cominciare dall'esordio di Alejandro Amenabar, Thesis, del 1996) e l'horror (di cui la saga di [REC] è solo l'esempio più famoso), senza dimenticare qualche incursione nel fantasy (Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro, 2006). La fantascienza ancora mancava, e allora ecco affiorare cyborg ed esperimenti futuristici, con corollario di dissertazione filosofica sul problema dell'identità e della ricerca individuale di un proprio posto nel mondo. A contrario degli esempi precedenti, però, spiace constatare che questo Eva non riesca ad imprimere al genere spinte innovative, quanto piuttosto prenda a prestito alcuni modelli precedenti, sia per quanto riguarda la letteratura sull'argomento cyborg sia, rimanendo in campo cinematografico, attinga a piene mani, ed è impossibile per chiunque evitare di fare questo collegamento, all'esperimento non del tutto riuscito che fu A.I. Intelligenza Artificiale del duo Spielberg-Kubrick, dell'ormai abbastanza distante 2001. Il cyborg-bambino costruito per allietare giovani coppie di sposi, salvo complicazioni dovute alla generazione di un'autocoscienza ed emotività proprie della macchina suddetta, con imprevedibili conseguenze dalla gestione problematica: il punto di partenza è identico in Eva, salvo il "sesso" del cyborg. Lo sviluppo cambia radicalmente, anche per ovvie questioni di budget che non hanno permesso di investire nella creazione di un nuovo mondo futuristico, bensì in una comunque riuscita via di mezzo fra vecchio e nuovo. Vorrei anche segnalare una lieve somiglianza di setting, probabilmente per nulla pianificata, con il film di David Cronenberg Brood - La covata malefica del 1979, anch'esso incentrato su una comunità paesana in una valle innevata, con al centro un centro di ricerca psuedo-scientifico (anche in quel film peraltro il concept ruotava intorno al rapporto fra un uomo ed una donna - marito e moglie - ed una....prole problematica).

Di per sè il film non è malvagio, si segue con piacere anche in virtù di un cast ben scelto, anche se a volte malservito da qualche dialogo metafisico di cui si poteva fare a meno. Gli effetti speciali sono efficacemente implementati, forse con qualche scelta di design discutibile (la poco pratica interfaccia di progammazione del cervello virtuale del cyborg, per nulla verosimile). Le musiche originali sono tanto funzionali quanto anonime, mentre nella scelta delle canzoni spicca l'uso azzeccato di Space Oddity di David Bowie in una scena di un certo impatto emotivo. La sceneggiatura alterna momenti ispirati ad altri più convenzionali, con la conseguenza di conferire alla pellicola un ritmo altalenante, minato forse da troppi momenti statici, che con la fantascienza non vanno mai d'accordo. La regia è in parte responsabile di questo problema: a volte non riesce ad essere dinamica quanto servirebbe per tenere alta l'attenzione. La fotografia ricorre a quasi tutti i piani di ripresa, alternando l'abbacinante chiarore dei paesaggi innevati e freddi agli ombrosi interni lievemente claustrofobici.

Eva è un film discretamente confezionato, la cui principale colpa è quella di essere arrivato (dieci anni) dopo il film Spielberg-iano; non fosse per il precedente, avrebbe costituito una novità interessante nel campo della fantascienza. Rimane un tentativo non disprezzabile di sviluppare il cinema spagnolo in nuove direzioni, e può costituire per il regista Kike Maíllo un punto di partenza per future realizzazioni. Converrà tenerlo d'occhio.

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