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7/10

Yam Dam regia di Vivian Goffette

Romantico
recensione di Robin Whalley

Christian (Fabio Zenoni) è un uomo belga sposato e senza figli. Lavora principalmente come veterinario, ma è anche presidente di una piccola associazione di aiuti per l'Africa, ed è tramite quest'ultima che la sera, dopo il lavoro, intrattiene rapporti virtuali via chat con giovani donne africane. Inaspettatamente, un giorno si presenta a casa sua Faustine (Clarisse Tabsoba), una ventiseienne proveniente dal Burkina Faso che vuole farsi assumere come stagista nella speranza di una vita migliore. Sarà un incontro che costringerà Christian a rimettere in discussione molte cose.

Fotografie in bianco e nero, raffiguranti scene di vita quotidiana in Africa. Una voce le commenta, illustrandoci tradizioni e usanze dei vari luoghi, in paesi diversi, e che sembrano così lontane dalle nostre.

Siamo all'incontro serale organizzato da un'associazione di beneficenza per i paesi africani, e in chiusura viene invitato a parlare il presidente dell'associazione, Christian, nonché il protagonista del film. E' un uomo di mezz'età, visibilmente stanco e annoiato, ma in poco tempo molto è destinato a cambiare. 

Nella sua vita monotona e tranquilla irrompe infatti Faustine, una giovane africana del Burkina Faso, che gli chiede ripetutamente di aiutarla, offrendosi come stagista nel suo studio di medicina veterinaria. Specialmente all'inizio la ragazza è più una seccatura che di aiuto, ma inevitabilmente Christian si abitua alla sua presenza, e scopre anzi di esserne attratto.

E' in questa relazione, in seguito più complicata del previsto, che risiede il cuore pulsante del film, e il regista/sceneggiatore Vivian Goffette (candidato all'Oscar nel 1998 per il corto La carte postale) ne è assolutamente consapevole, come anche gli attori. Fabio Zenoni, di indubbie origini nostrane ma dall'aspetto inconfondibilmente francese, riesce a mostrare Christian come un uomo normale che subisce un modesto e graduale cambiamento, mentre Clarisse Tabsoba è molto convincente nella parte di Faustine, una ragazza ostinata e determinata per ragioni che risiedono in un oscuro passato.

La sincerità del loro rapporto è innegabile, anche se talvolta si sfiorano i confini della soap-opera televisiva, tenuti però alla larga da una regia di alto livello, elegante e fluida. Inoltre, concentrandosi quasi esclusivamente solo sull'aspetto romantico il film commette l'errore, o meglio spreca l'opportunità di poter indagare altri lati interessanti di questa storia, in primo luogo le profonde differenze culturali tra i due paesi coinvolti (e produttori del film), presentateci così chiaramente nella sequenza di apertura. L'Africa è come una specie di fantasma sempre presente, accennato nel personaggio di Faustine ma mai pienamente visibile.

Al di là di ciò, Yam dam è indubbiamente un film piacevole da guardare e mai noioso (complice anche la breve durata), e riesce ad illustrare una realtà, pur senza mai andare troppo a fondo, con cui l'Europa si sta confrontando e con cui si dovrà confrontare in futuro sempre più spesso, che lo voglia o meno.

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